Il piccolo Enea, la lettera della mamma e l'appello di Ezio Greggio. Ma è bufera. E lui risponde alle polemiche

Una lettera di una bellezza struggente che commuove tutti. La gara di solidarietà per il piccolo lasciato "nella culla per la vita". Poi l'appello del conduttore di "Striscia" che inciampa su queste parole: "ha bisogno di una mamma vera". Perché hanno tutti ragione

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La lettera della mamma di Enea, lasciato nella “Culla per la vita” del Policlinico di Milano-Mangiagalli è di una bellezza struggente, un gesto d’amore totale e assoluto, con la volontà di una madre di fare il meglio possibile per la sua creatura. Una mamma – si è letto – che dalla calligrafia è probabilmente molto giovane, italiana e forse dalle disponibilità economiche ridotte.

La straordinaria generosità della mamma

Una mamma certamente sensibilissima che, in una volta sola, ha fatto due gesti di straordinaria generosità: rinunciare alla scorciatoia dell’aborto, una sconfitta per tutti (e del resto la stessa 194 fin dal titolo è una legge a “tutela della maternità”, una buona legge, indispensabile in un Paese civile), ma anche assicurare il futuro migliore possibile al suo bimbo, a quello che ha portato in grembo per nove mesi, ma al quale non era certa di poter dare un futuro adeguato.

La lettera lasciata nella “Culla per la vita”

Anche la lettera lasciata nella “Culla per la vita” – l’eredità moderna di quella che era la “ruota degli esposti” medievale – è di una bellezza struggente, con parole di grande affetto: "Ciao mi chiamo Enea, sono nato in ospedale perché la mia mamma voleva essere sicura che era tutto ok e stare insieme il più possibile". E, ancora “coccole”, “gli voglio molto bene”, "Enea è super sano, tutti gli esami fatti in ospedale sono ok".

Ma. “Ma, purtroppo, non posso occuparmi di lui, come vorrei”. Fino alla firma finale, la parola più bella del vocabolario italiano: “mamma”.

Le parole del primario di neonatologia

Il professor Fabio Mosca, primario del reparto di Neonatologia del Policlinico di Milano, collegato alla “Culla per la vita” e alla Mangiagalli, ha raccontato qualche particolare in più: "E' un bel bambino sano e vispo, un bambino che è stato ben accudito e molto amato da questa mamma che ha dovuto abbandonarlo, perché evidentemente noi non siamo stati in grado di ascoltare il suo grido di aiuto. Siamo stati noi a sbagliare, dovremmo essere più in grado di intercettare il bisogno di queste donne disperate che sono costrette a compiere questo gesto".

Dal punto di vista sanitario, con le parole della burocrazia delle registrazioni ospedaliere-anagrafiche, il bimbo è “caucasico”, cioè ha la pelle bianca e il professor Mosca racconta che "Enea è stato curato con amore, nutrito, è autonomo e sano. Pesa 2 chili e sei etti, avrà circa una settimana di vita, era pulito e ben vestito, ha tutti gli organi a posto".

La mamma ha dieci giorni per ripensarci

Ora, dal punto di vista puramente tecnico-giuridico, la mamma ha dieci giorni per ripensarci, prima che il Tribunale dei Minori proceda con l’affidamento a una famiglia. Che, però, vale la pena di spiegarlo, non sarà a una delle centinaia di famiglie che in questi giorni si sono candidate ad adottare Enea anche sulla spinta dell’emotività, ma a una famiglia che già da tempo aveva dato la disponibilità seguendo tutto l’iter legislativo.

Certamente, il fatto che vicende come queste capitino raramente – dal momento in cui al Policlinico milanese l’ha reintrodotta, nel 2007, sono stati tre i casi – e che tutto questo sia avvenuto il giorno di Pasqua ha contribuito moltissimo all’emotività con cui tutti noi, genitori e no, abbiamo vissuto questo caso. Anche se, ad esempio, c’è una legge semisconosciuta che assicura alle mamme il diritto di partorire in ospedale, lasciando poi il bambino in affidamento provvisorio alla struttura sanitaria e poi alla famiglia che lo adotterà.

Le prese di posizione e la gara di solidarietà

E, come sempre, proprio perché siamo di fronte a una storia emozionante, non sono mancate prese di posizione e gare di solidarietà, dove ciascuno ha una parte di ragione, dove ci lasciamo andare a ciò che ci dicono testa e cuore, a volte come se avessimo il dovere di commentare tutto e di giudicare tutto, anche ciò che è più grande di noi. E, in qualche modo, anche nelle posizioni contrapposte, ci sono parti di verità ovunque, perché la verità non è mai bianca o nera, ma sempre fatta di sfumature.

L'appello di Ezio Greggio

Ezio Greggio, che con la sua associazione per aiutare i bimbi nati prematuri ha salvato migliaia di bambini, ha postato un video con un appello alla mamma: “Torna, ti prego, ci metteremo in tanti a darti una mano. Enea non è nato prematuro, ma la nostra associazione vuole aiutarlo e aiutarti. Prendi il tuo bambino che è bellissimo e si merita una mamma vera, non una che dovrà occuparsene ma non è la mamma vera".

 
 
 
 
 
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E questa è certamente è certamente una posizione, non in buona, ma in ottima fede – e il lavoro straordinario di Greggio sui bimbi, ripeto migliaia di bimbi, non lascia certo dubbi sulla sincerità dei suoi sentimenti – ma nasce una domanda: perché una coppia di genitori adottivi, per di più nei primissimi giorni di vita, dovrebbe essere meno “genitoriale” della mamma naturale?

E, visto che nel video, Greggio aveva usato un’espressione infelice e sbagliata “mamma vera”, oggi ha fatto un post per precisare il suo pensiero e scusarsi per essersi spiegato male. "L'appello non era volto a far ripensare alla scelta di una madre che non voleva il proprio figlio, ma a una madre che probabilmente con l'aiuto di qualcuno che la aiutasse a superare le difficoltà economiche, o personali o familiari, non sentendosi più sola, potrebbe ripensare alla sua scelta e tenere il proprio bambino". E ancora: "Nessuna polemica verso quelle fantastiche mamme e famiglie che adottano i bimbi abbandonati e che garantiscono loro amore e futuro come se fossero i veri genitori, anzi talvolta pure meglio". Infine il nuovo appelllo: "Mamma di Enea se ami il tuo bimbo e il tuo desiderio è tenere il tuo bimbo siamo in tanti pronti ad aiutarti, sei ancora in tempo a ripensarci"

Il piccolo Enea la lettera della mamma e lappello di Ezio Greggio Ma è bufera E lui risponde alle polemiche

La polemica di Selvaggia Lucarelli

E non manca nemmeno la polemica di Selvaggia Lucarelli, che è una sorta di genere letterario autonomo, ma che è motivata da un ragionamento comunque serio. Che riassumo all’osso: se la mamma ha fatto una scelta di questo tipo, una scelta dura, difficile, approfittando degli strumenti concessi dalla legge e dalla “Culla per la vita” per mantenere l’anonimato, era proprio necessario che l’ospedale facesse comunicati e che il primario si lanciasse in un’analisi sulla società in relazione a questo caso? Insomma, Selvaggia segnala il rischio che si possa far male ulteriore a questa mamma coraggiosa che vede la sua scelta raccontata ovunque e ipotizza che una pubblicità di questo tipo possa scoraggiare altre mamme che avrebbero potuto fare una scelta del genere.

Di una cosa sono certo: che nelle parole del professore, di Ezio Greggio, di Selvaggia Lucarelli, di tutti coloro che si sono sentiti toccati da questa storia, di ciascuno di noi – perché è impossibile non sentirsi toccati – ci sia sensibilità, assoluta buona fede, amore per Enea e anche una parte di verità, proprio perché la verità non è mai monolitica, non è mai tutta dalla stessa parte.

Hanno tutti ragione

O, almeno, hanno tutti una parte di ragione. Quindi è difficile avere certezze in questa storia. Forse solo una, che chi ha scritto il biglietto ha fatto uno straordinario e assoluto gesto d’amore nei confronti del suo bimbo con cui “voleva stare insieme il più possibile”. E che quella firma in fondo al foglietto, “mamma” è la parola più forte del mondo. In questa storia ancora di più. 

11/04/2023
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