Eleonora Daniele: "Spero che un giorno un ladro rapini la mia cassaforte emotiva per non soffrire più così"

"Il dolore non è passato, lo nascondo in fondo all'anima". Eleonora Daniele quel dolore lo ha trasformato in una battaglia contro un sistema ingiusto e scandaloso che relega i malati mentali e le loro famiglie ai margini della società

di Cinzia Marongiu

“Non c’era più vita per me. Trovai mia madre e le mie sorelle in una stanza davanti al corpo di Luigi. Ebbi la sensazione che nella stanza ci fosse anche mio padre, che se lo fosse venuto a riprendere perché la sofferenza psichica di mio fratello era arrivata al limite. Che fosse venuto a liberarlo da quella gabbia fisica che ormai lo aveva imprigionato. Luigi se ne era andato e con lui tutte le speranze di potergli dare un futuro migliore. Il destino preferiva per lui il passato in un nuovo presente. Perché Luigi è ancora qui con me e insieme stiamo scrivendo queste pagine. La condizione sanitaria e strutturale delle malattie mentali può chiudere delle porte a chiave, per sempre. … Il dolore non è passato, lo nascondo in fondo all’anima in un luogo che ho riposto dentro una cassaforte emotiva, sperando che qualche ladro un giorno mi rapini e mi porti via tutto, per non soffrire più così. Ma per ora sta lì, come un relitto in fondo al mare, corroso dal sale dell’acqua”. La vediamo tutti i giorni bellissima e professionale al timone di “Storie Italiane” raccontare l’Italia attraverso le vicende private e pubbliche di tanti protagonisti della cronaca e del mondo dello spettacolo. Ma Eleonora Daniele (leggi qui) in fondo al cuore ha un macigno che non vuole e non può dimenticare.

"Spero che un giorno un ladro mi rapini per non soffrire più così"

La morte di suo fratello Luigi, affetto da una grave forma di autismo, e soprattutto la vita di sofferenze che ha dovuto condurre ignorato da uno Stato incapace di prendersi cura dei soggetti più fragili scaricati a famiglie sole e impreparate, rappresenta per lei un punto di non ritorno. Un dolore cieco e assordante che ha deciso di trasformare in una ragione di vita (leggi qui), perché ciò che è accaduto a Luigi purtroppo continua ad accadere a tante altre persone affette da malattie mentali. “E invece non deve più accadere”. Così il libro che ha appena pubblicato “Ma siamo tutti matti?” (Ed. Rizzoli) è una denuncia puntuale di un sistema che non funziona e che si sta sgretolando tra allarmi inascoltati, famiglie schiacciate in labirinti senza uscita e un’indifferenza generale colpevole.

In un fiume di lacrime per "Ti regalerò una rosa"

Il libro ha una toccante prefazione firmata da Simone Cristicchi, autore di quel brano meraviglioso che ha saputo squarciare il velo del silenzio in cui in Italia è sempre stata inghiottita la malattia mentale. Il brano è “Ti regalerò una rosa”, raccontava l’amore tra due persone affette da problemi psichiatrici e vinse il Festival di Sanremo nel 2007. Quel giorno Eleonora Daniele era davanti alla tv e ascoltandola iniziò a piangere disperatamente perché in quelle parole chirurgiche, nel descrivere il disperato amore di Antonio che dalle celle buie di un istituto psichiatrico si rivolgeva alla sua amata Margherita prima di fare un salto nel vuoto, aveva riconosciuto il dolore di suo fratello. E il primo capitolo del libro intitolato “La sua mano sulla mia” è quasi un urlo e insieme il racconto di ciò che ha vissuto Luigi reso ancora più reso ancora più straziante dalla consapevolezza che niente e nessuno potrà mai farle fare pace con quel dolore che le ha attraversato la vita, fin da quando, ancora bimbetta, avvolta nel suo cappottino rosso, varcò per la prima volta la porta di un ospedale psichiatrico per andare con la sua mamma a vedere l’adorato fratello. Una delle tante porte che si sono richiuse a chiave alle sue spalle e che hanno marchiato a sangue di uno strazio adulto un cuore ancora troppo giovane. Il ritorno a casa di Luigi fu purtroppo temporaneo perché “non c’era più via di scampo né soluzione e gli attacchi aggressivi erano diventati ormai all’ordine del giorno”.

Le famiglie schiacciate in labirinti senza uscita

Così ci sono stati altri reparti, altre porte chiuse a chiave e finestre con le sbarre, altri istituti che erano diventati per Luigi la sua nuova casa, fino all’ultimo dove era arrivato solo pochi mesi prima e da dove non sarebbe più uscito se non in una bara d’acciaio. Era il 17 febbraio del 2015 e Luigi aveva appena 44 anni. Eleonora Daniele qualche anno fa ha raccontato la storia di suo fratello in un libro, "Quando ti guardo negli occhi. Storia Luigi, mio fratello". Ma ora, da combattente indomita qual è, ritorna sul tema della malattia mentale, della quale ha fatto la sua battaglia più importante, per dare voce attraverso la sua penna da giornalista e grazie alla sua popolarità alle tante famiglie che come la sua sono state travolte da un dolore senza scampo.

Quando un caso di malattia mentale diventa la storia di un delitto

 Vite spezzate e solitudini vertiginose, in dieci emblematiche storie che fotografano la scandalosa situazione in cui versa il nostro Paese. Ne emerge un quadro desolato e preoccupante: troppo spesso le famiglie sono lasciate a sé stesse anche quando diagnosi, denunce e perizie certificano contesti pericolosi e complessi che finiscono con il far parlare di sé quando ormai è troppo tardi e una storia di malattia mentale è diventata un caso di cronaca e la storia di un delitto. C’è anche spazio per la speranza in questo libro necessario, quella da cui ripartire dopo cinquant’anni di abbandono, da quando la legge Basaglia nel 1978 ha sancito la chiusura dei manicomi e lo Stato si è voluto illudere che con l’eliminazione di quei luoghi dell’orrore fosse anche stato eliminato il problema della malattia mentale.

"Da vicino nessuno è normale"

I disabili mentali invece esistono anche se sono di fatto cittadini di serie B, portatori di uno stigma che non conosce prescrizione, guardati con sospetto e paura perché l’ignoranza di noi tutti ce li mostra come pericolosi e aggressivi. Non è così invece nella maggior parte delle situazioni. E poi, come annota Simone Cristicchi, guardiamoci allo specchio degli altri con la consapevolezza che “da vicino nessuno è normale”.

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