Tutti parlano di educazione affettiva. Ecco di cosa si tratta e chi se ne deve occupare
Cosa è l'educazione affettiva? Chi la dovrebbe portare nelle scuole e perché può essere utile a prevenire questi terribili fatti di cronaca
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Tutti ne parlano e la invocano come la soluzione a tutti i mali della violenza di genere, ma cosa è l'educazione affettiva? Chi la farebbe e perché può essere utile a prevenire questi terribili fatti di cronaca? In alcuni Paesi questi programmi sono da decenni integrati nei percorsi educativi formali. Importante analizzare queste esperienze perché possiamo così valutarne gli effetti.
Cosa fanno all'estero
In Svezia per esempio l’educazione sessuale è diventata materia obbligatoria delle scuole fin dal 1955. In Germania nel 1968, mentre in Francia è diventata legge dal 2001. Da lodare sono i Paesi Bassi. Perché l’educazione sessuale scolastica da loro avviene addirittura a 4 anni. L'Unesco in un recente report ha rivelato che su 25 paesi europei presi in esame solo 10 possono vantare un programma di Comprehensive Sexuality Education (CSE) curricolare.
Cosa è
Si tratta di percorsi di educazione affettiva sessuale che spiegano certo la funzionalità riproduttiva e come evitare gravidanze o malattie sessualmente trasmissibili ma hanno anche una forte attenzione all’educazione alle emozioni, alle relazioni, al rispetto e al consenso. Si tratta dunque di fornire un insegnamento incentrato sugli aspetti cognitivi, emozionali, fisici e sociali della sessualità. Questo aiuterebbe anche il rispetto dei diritti umani e a favorire l’uguaglianza di genere.
Gli studenti la vogliono? Secondo l’Osservatorio “Giovani Sessualità”, svolto da Durex in collaborazione con Skuola.net, il 93,7% degli intervistati crede che l’educazione alla sessualità e all’affettività dovrebbe essere offerta come materia nel curriculum scolastico.
Chi farebbe queste lezioni-incontri? Di certo psicologi e sessuologi.
Quali sarebbero i benefici? Nei Paesi prima citati risultano evidenti i risultati positivi. Più i giovani sono informati più tendono ad attendere il momento giusto e a praticare sesso in sicurezza. Già dalla elementari è risultato molto efficace parlare dei cambiamenti fisici e psicologici della pubertà, insegnando cosa sia il rispetto e il consenso.
Chiaramente questi risultati arrivano dopo anni e basterebbe seguire le linee guida delle Nazioni Unite che raccomandano che questa materia sia affrontata in modo scientificamente accurato. Vietata quindi la superficialità e l’improvvisazione. Esempio: non può essere la docente di scienze a farla, ma personale competente.
Cosa consigliano le linee guida dell’Onu quindi? Prima di tutto iniziare fin dalle scuole elementari fino all'adolescenza e oltre con piani ovviamente diversi.
Non solo l'Italia è indietro
L’Italia non è il solo paese a non avere una normativa e un piano nazionale. Ma è in buona compagnia. Solo 10 nazioni su 50 hanno un piano legislativo dedicato all’educazione sessuale.
Cosa dice il disegno di legge
Il governo vuole rafforzare il cosiddetto Codice Rosso, prima della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, in agenda il prossimo 25 novembre. La ministra per la Famiglia Eugenia Roccella ha riferito: "Questa settimana è calendarizzato al Senato l’esame del disegno di legge del governo per il rafforzamento e la velocizzazione delle misure preventive e cautelari, già approvato all’unanimità dalla Camera, che speriamo diventi in pochi giorni definitivamente legge dello Stato. Una votazione lampo quindi a Palazzo Madama favorita forse dall’ampia convergenza sul tema, tra la premier Giorgia Meloni e la leader del Pd, Elly Schlein che ha chiesto alla presidente del Consiglio di: "Non basta la repressione se non si fa prevenzione. Approviamo subito in Parlamento una legge che introduca l’educazione al rispetto e all’affettività in tutte le scuole d’Italia".
Foto Pixabay