Edoardo Leo, finalmente un uomo che capisce le donne: "Quando ho scoperto di essere un maschilista inconsapevole"

E quale può essere la soluzione? “Quando una ragazza passa davanti a un tavolo di quattro maschi, viene fissata come carne da macello. Io se sto a quel tavolo, me ne vado”

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Finalmente un uomo che comprende cosa significa il disagio delle donne in quanto donne. E per disagio intendiamo tutte quelle situazioni spiacevoli in cui spesso una donna si trova, da commenti volgari ad apprezzamenti non richiesti, fino a una vera e propria educazione impartita solo a lei in quanto ragazza e non al proprio fratello coetaneo. La solita storia di come la donna dovrebbe imparare a difendersi da uno stupro, scordando invece di insegnare al maschio a non stuprare . Stiamo parlando dell'attore e regista Edoardo Leo , che racconta di avere la commedia come "principale datore di lavoro", il teatro come "dovere civile", la regia come "rischio necessario". E poi l'impegno nel direttivo di Una Nessuna Centomila , la fondazione contro la violenza sulle donne, e nel sindacato Unita, affinché i lavoratori dello spettacolo abbiano condizioni eque. In occasione dell'uscita del suo nono film da regista che parla del mostro della gelosia,  Non sono quello che sono , (nelle sale dal 14 novembre) ha rivelato cosa gli è accaduto: "La fase di preparazione del film ha acceso una luce sul mio maschilismo inconsapevole , sui comportamenti patriarcali che qualche volta non ho riconosciuto o tenuto a bada".

Il film è ispirato all'Otello di Shakespeare

Il film è ispirato al celebre  “Otello” di William Shakespeare . L'ispirazione al regista è venuta da un titolo di giornale, come ha confessato a Vanity Fair: “ L'uomo uccide la moglie e poi si suicida . Ho pensato: è la storia di Otello. Quel titolo risale al 2006 o al 2007. Ma allora non me l'avrebbe prodotto nessuno: io non ero nessuno, il cinema puntava sulle commedie ei femminicidi non occupavano le prime pagine dei quotidiani. Ho cominciato comunque a scrivere la sceneggiatura nei ritagli di tempo. Ho letto parecchie traduzioni e visto tutti i film possibili compresi sull'Otello, musical indiani. Avrei fatto un'operazione antistorica se avessi permesso al pubblico di provare compassione per il carnefice. Ho tagliato di netto il famoso monologo dell'addio alla vita del protagonista, cavallo di battaglia di tanti primi attori del '900. Per questo verrò bannato da qualche circoletto di Shakespeare? Va bene così”.

Il mio "maschilismo inconsapevole"

Per esempio rivela "ho realizzato di non essermi mai indignato guardando il pugilato, sport nobilissimo dove a un certo punto però una ragazza in costume sui tacchi sfila con il cartellone del round e gli spettatori la insultano per divertimento. Quando è uscito il film Mia ( sulle relazioni tossiche tra i giovani, ndr), ho intimato a mia figlia di 14 anni: "Non permettere a nessuno di dirti come truccarti, come vestirti, a che ora uscire. Nemmeno a me", e mi sono pure sentito figo. Non mi ha sfiorato invece il pensiero di chiedere a mio figlio, oggi 18enne, se è mai stato ossessivo, morboso, possessivo. L'altro giorno, davanti a una partita di calcio in tv, mi sono rivolto a un giocatore con un'espressione infelice: "Ma fai il maschio!".

Cosa possiamo fare subito

Per esempio iniziare così:  “Quando una ragazza passa davanti a un tavolo di quattro maschi, viene fissata come carne da macello. Io se sto a quel tavolo, me ne vado” . E continua: "Dovremmo fermarci: per riflettere su quello che diciamo e facciamo, per metterci in discussione. E, per quanto mi riguarda, spingere di più sul potere dell'arte". "Quando è stata uccisa Giulia Cecchettin ero in tournée a teatro e tutti parlavano della sua storia. Ho deciso di cambiare metà dello spettacolo: ho iniziato a leggere alcuni passaggi del monologo di Franca Rame Lo stupro e le domande agghiaccianti che nelle aule di tribunale vengono rivolte alle donne vittime di violenza sessuale".

15/11/2024
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