Le donne della Lega: “Saremo deputati, basta boldrinismo”
Aumentano le elette leghiste che ammettono: “Senza quote in lista ci sarebbero solo uomini, come dappertutto”
Verdi le sciarpe, le maglie e pure le unghie: le donne della Lega esibiscono la loro appartenenza politica senza indugi. Nell’articolo firmato da Flavia Perina per La Stampa, le neo elette del Carroccio raccontano la loro silenziosa lotta in quello che viene considerato uno dei partiti più maschilisti del panorama nazionale. Ma il fatto è che nel prossimo Parlamento vestiranno in verde 41 donne elette nei collegi uninominali e almeno 27 (i conteggi non sono ancora completi) nel proporzionale, contro le appena cinque della legislatura precedente.
Anni di gavetta politica
Flavia Perina rileva come le donne per la Lega non siano un genere o un sesso titolare di particolari questioni e di specifici diritti ma patria, focolare, radice della comunità. «Arriviamo quasi tutte da esperienze politiche sul territorio, era uno dei criteri-cardine indicati per le candidature» spiega Sara Foscolo, vicesindaco di Pietra Ligure, che all’uninominale ha battuto a sorpresa il potente presidente di Legacoop Liguria, Gianluigi Granero. «Siamo giovani, ma abbiamo alle spalle anni di gavetta politica».
Scarsa attenzione ai temi femminili
La Lega è storicamente un partito poco amico delle donne per questo le militanti fanno più fatica ad emergere. Nessuna quota e scarsissima attenzione ai temi femminili visto che lo Statuto è stato fatto dagli uomini per gli uomini. Tuttora nel Consiglio Federale, massimo organo decisionale, su 48 membri ci sono solo due donne: il 4 per cento, un’anomalia persino nell’arretrato panorama italiano. Ma la speranza è che con la nuova Lega di Matteo Salvini le cose cambino.
Le vittorie pesanti
Dopo la vittoria, il partito esibisce le sue paladine come una bandiera. Rosellina Sbrana, veterinario, consigliere comunale nella piccola Cascina: ha battuto il ministro Valeria Fedeli nella circoscrizione Toscana 6. Maura Tomasi, Comacchio, avvocato con la passione delle moto: ha superato il ministro Dario Franceschini a Ferrara con 10 punti di distacco. Anna Rita Tateo, 35 anni, avvocato, è il volto della conquista della Puglia dove per la prima volta la Lega supera il 6 per cento e prende seggi. Vania Valbusa, 31 anni, assessore di Valeggio sul Mincio, espressione dei Giovani Padani nel Veronese dove il Carroccio ha sfiorato il 40 per cento e ha fatto cappotto sia alla Camera che al Senato.
No al boldrinismo
Deputate e senatrici che forse non si faranno chiamare così perché quella della presidente uscente della Camera, Laura Boldrini, è una figura contestata anche da loro: «La battaglia per la declinazione al femminile degli incarichi non ci interessa», dice Claudia Maria Terzi, classe ’74, già sindaco di Dalmine e assessore lombardo all’Ambiente. «Mi sono beccata anche i cartelloni di protesta perché mi facevo chiamare assessore. Adesso sarò deputato, punto». In archivio dovrà andare anche «quel finto perbenismo che era tipico della Boldrini, quella falsa vicinanza alle categorie deboli, e l’idea di imporre una parità assoluta tra uomo e donna: noi sappiamo che i ruoli sono distinti, che ci sono cose che le donne fanno meglio e cose più adatte agli uomini». E quali saranno le priorità delle leghiste in Parlamento? Non si lavorerà alle questioni femminili in quanto tali e la sicurezza resta in cima alle priorità attraverso le proposte programmatiche sulla lotta all’immigrazione e sulla legittima difesa. Le neo-deputate leghiste sarebbero quindi ansiose di allinearsi ai colleghi maschi nel propugnare l’Italia che vorrebbe la Lega.
Il tema delle molestie
Sono pochi gli elementi conformi alle tradizionali battaglie delle donne ma, a sorpresa, si condividono le istanze del movimento #Metoo: «Ha acceso un faro su violenza e molestie - dice la Tomasi - e anche se è giusto dire che le donne dovrebbero denunciare subito io aggiungo: dopo che hanno denunciato che succede? Dopo ci vuole lo Stato, e lo Stato deve offrire sostegno e protezione materiale».
Quote rosa? No grazie
Controversa la loro posizione quindi. Come sulla questione delle quote rosa: in teoria si dicono tutte più o meno contrarie e tutte negano che l’Italia sia un Paese particolarmente sessista, giurando che nella Lega non hanno mai avuto problemi di discriminazione. Però quando fai la domanda diretta: «Ma davvero senza quote tu avresti avuto un capolistato, un collegio, un’opportunità?» La risposta generale è una sonora risata: «Ma figuriamoci, in lista ci sarebbero solo uomini, come dappertutto, peraltro».