“Senza un uomo non puoi avere un figlio”: la battaglia legale di una donna single arriva alla Consulta
Alla 40enne è stato negato l’accesso alla procreazione medicalmente assistita ma lei non si è arresa e ora si attende la decisione alla Corte costituzionale

Se un uomo e una donna vogliono avere un figlio, va tutto bene, ma se è una donna senza compagno a desiderarlo è un’egoista. È questo il giudizio che Evita si è sentita cucire addosso mentre si vedeva negare la possibilità di diventare madre con la procreazione medicalmente assistita. Evita, però, ha deciso di non arrendersi e ha contribuito a far arrivare alla Consulta la battaglia delle donne single per accedere alla fecondazione assistita. Ieri mattina l'udienza pubblica davanti alla Corte costituzionale e la sentenza è attesa nei prossimi giorni per quella che si annuncia come una sentenza storica che decida favorevolmente o meno.
Pma accessibile solo a coppie eterosessuali
I giudici sono stati chiamati a vagliare la questione di legittimità sollevata dal tribunale di Firenze nell'ambito di un procedimento avviato dalla quarantenne di Torino, a cui è stata negata la sua richiesta di accesso alla Pma in un centro di fecondazione assistita in Toscana. In particolare, la giudice ha rimesso la questione alla Consulta ritenendo che ci siano sufficienti motivi per dubitare della legittimità dell'articolo 5 della legge 40 che consente l'accesso a queste tecniche esclusivamente alle coppie di sesso diverso stabilmente conviventi o coniugate.
Necessario cambiare la legge
Nel procedimento dinanzi al tribunale di Firenze sono stati ammessi gli interventi di Serena, anche lei donna single che chiede l'accesso alla procreazione assistita, e dell'associazione Luca Coscioni in rappresentanza dei propri associati, oggi tutte parti del giudizio davanti alla Corte. "La modifica della legge sarebbe un passo necessario per garantire pari diritti alle donne che provano a diventare madri" sottolinea l'avvocata Filomena Gallo, che davanti alla Consulta - in rappresentanza delle due donne e dell'associazione Coscioni - ha chiesto di dichiarare illegittima quella norma. In udienza, un collegio di legali tutto al femminile.
Rimuovere il divieto
Per l'avvocata Gallo, "la rimozione del divieto non comporterebbe un vuoto normativo, perché le tecniche eterologhe sono legali dal 2014". Durante la discussione, ha evidenziato che "la Corte costituzionale, nel corso dei 21 anni di vigenza della legge 40 del 2004, ha già avuto un ruolo fondamentale nel ripristinare la legalità costituzionale e nell'affermare i diritti fondamentali. Ci sono state cinque dichiarazioni di incostituzionalità - ha sottolineato - che hanno avuto effetti concreti e tangibili: famiglie con bambini che crescono e che sono il futuro del nostro Paese". Di diverso avviso l'Avvocatura dello Stato che considera "inammissibile" la questione di legittimità sollevata.