Divieto di indossare l'abaya a scuola: ecco quante ragazze sono state rimandate a casa
In Francia entra in vigore il divieto per le alunne di indossare l'abaya, un lungo camice tipico della religione islamica che copre il corpo dalle spalle ai piedi
Foto Ansa (alcune scattate nelle sfilate di alta moda, ovviamente sono abaya per donne molto ricche)
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"La scuola è laica e non c'è posto per i segni religiosi". Sono le parole del presidente francese Emmanuel Macron che ha spiegato il motivo del nuovo regolamento sull'abbigliamento nelle aule.
Come è andato il primo giorno di scuola in Francia? Poteva andare peggio. Su 298 alunne che si sono presentate con l'abaya, molte hanno deciso di seguire il nuovo regolamento sulla laicità dei costumi e cambiarsi, ma 67 di loro si sono rifiutate e sono tornate a casa.
Che cos'è l'abaya
Il problema stavolta è più complesso perché questo abito ha maggiori implicazioni di costume tradizionale che di religione e il viso è del tutto scoperto. L'abito va molto di moda tra le giovanissime islamiche declinato anche in colori vivaci. Ciò significa che questa moda sta mettendo in crisi il governo perché non può vietarlo con la motivazione del viso coperto e dell'impossibilità di riconoscere l'identità di chi lo indossa.
Ma è anche vero che a indossarlo sono le figlie delle famiglie più rigide nell'osservanza della religione in quanto lascia scoperte solo le mani, oltre al viso.
Cosa prevede il nuovo regolamento
Alcuni giorni fa avevamo parlato del divieto emanato dal ministro dell'istruzione Gabriel Attal (leggi qui): "Nei prossimi giorni dovranno tornare perché devono andare a scuola e allora vedremo se avranno rispettato il nuovo regolamento, altrimenti continueremo il dialogo con loro". Secondo il ministro, il valore della laicità "non sarebbe una costrizione", ma di fatto con l'abaya, ma anche con la sua versione maschile, non sarà più consentito entrare in classe.
Il ricorso
Nei prossimi giorni dovrebbe arrivare la pronuncia del Consiglio di Stato che si dovrà esprimere proprio su questo nuovo divieto. A presentare il ricorso è stata l'associazione per i diritti dei musulmani.
La laicità invece che unire divide anche il governo
I simboli religiosi (non solo quelli islamici ovviamente ma anche una catenina con la croce, il kippah ebraico e così via) sono stati vietati nelle scuole francesi nel 2004, al fine di rendere laici i luoghi di istruzione.
Nel 2010 è stata invece introdotto il divieto del burqa, per motivi di sicurezza nazionale, ovunque. Questo provvedimento sull'abaya femminile e maschile ha però scatenato un acceso dibattito politico.
Alcuni anche all'interno del governo credono che possa essere discriminatorio nei confronti dei musulmani del Paese.
Ma Oliver Véran, portavoce del governo ha ribadito "indossare l'abaya sarebbe un attacco politico e un tentativo di far convertire all'Islam".
La sinistra radicale invece non ci sta. La deputata Clémentine Autain, ha criticato la nuova "polizia dei vestiti", facendo una sorta di indiretto riferimento alla polizia morale iraniana. Per Autain si tratterebbe di "un rifiuto ossessivo dei musulmani, una guerra di religione".
Le reazioni di studentesse e studenti:
"Non è un indumento religioso". Le voci degli alunni di un liceo di Lione in reazione al divieto sono unanimi. "Un outfit come un altro", "non è la cosa più importante a cui pensare", "il divieto di indossarla nelle scuole è un po' audace". Da parte sua, la direzione scolastica di Lione sottolinea la necessità di "rigore" e di "pedagogia" per "spiegare il significato" della regola agli alunni.
In basso il legale delle associazioni musulmane davanti al consiglio di Stato, Vincent Brengarth (foto Ansa).