Daria Colombo, sindaco e madre: per molti uomini 'le donne vogliono troppo'
La scrittrice e il cantautore si sono esibiti insieme in un recital il cui ricavato andrà a due associazioni che lavorano da anni per aiutare le donne
Le recenti polemiche sulla maternità di Giorgia Meloni e sul ritiro della candidata pentastellata alla corsa a sindaco di Milano non fanno che avvalorare la percezione diffusa di un arretramento di mentalità sui diritti delle donne. Anche se Roma qualche problemino ce l’ha e ciò richiederà certamente una disponibilità totalizzante da parte di chi la amministrerà, vale la pena ricordare a quelli che “consigliano” alla leader di Fratelli d’Italia di limitarsi a fare la mamma, che una gravidanza non impedisce di vivere pienamente la vita e che, comunque, nelle sue scelte una donna dovrebbe poter ascoltare solo il proprio corpo e la propria testa.
Sarebbe giusto confidare su un welfare per l’infanzia più efficiente e una politica di sostegno alle donne più efficace, come avviene in altri paesi, certamente più attrezzati del nostro, con strutture e asili nido che rendono più conciliabile la maternità con il lavoro, mentre da noi le donne devono più o meno cavarsela da sole. Meloni non sarebbe comunque la prima donna incinta ad affrontare impegni gravosi, politici o no, di cui la cronaca tace quotidianamente.
Quanto a Bedori che si è sentita dire di essere “ brutta, grassa e obesa”, sarebbe mai successo a un candidato uomo? E quanti politici maschi dovrebbero ritirarsi perché poco telegenici? Il fatto è che la discriminazione passa per molte strade, anche attraverso la mentalità ottocentesca di troppi uomini (e donne), ostili alle mamme lavoratrici, o succubi di stereotipi di genere che mascherano solo inadeguatezza e/o una mancanza di rispetto inaccettabili.
Proprio nel settantesimo anniversario della prima volta al voto delle donne, la storia sembra andare nella direzione opposta a una loro emancipazione più larga possibile, come se fossero arrivate a volere troppo.
Da qui sono partita. Da questa percezione di rimontato pregiudizio, da questa reiterata ostilità nei confronti dell’autonomia del genere femminile e dalla convinzione che lo spirito di concretezza, la sensibilità, la generosità tipica delle donne aiuteranno il nostro paese a risollevarsi, purché sia loro permesso.
Così è nato lo spettacolo “ La forza delle donne”, per parlare e far parlare di tutto ciò, un sassolino gettato in uno stagno che con i suoi cerchi tenti di sfiorare e far riflettere più gente possibile su questi temi. Il recital era pronto: mi ritrovavo “ in casa” uno dei cantautori più sensibili al mondo femminile che aveva “sfornato” canzoni insuperabili sulle donne e che avrebbe certamente rappresentato un richiamo forte per il pubblico. Come non chiederglielo? A dire il vero non ce n’è stato neppure bisogno, mi vedeva lì a scervellarmi e mi ha detto “ti accompagno io”.
Un po’ ero spiazzata: lavorare con mio marito, Roberto Vecchioni, lo faccio da tempo, ma un conto è dietro le quinte, un conto è sul palco insieme. Ma è bastato ricordarmi che il ricavato andrà a due associazioni straordinarie che lavorano da anni per le donne: O.n.d.a, Osservatorio sulla salute delle donne, che tanto fa per la salute di genere e la divulgazione della prevenzione e La casa delle donne maltrattate di Milano, che attraverso l’ascolto ha aiutato e aiuta concretamente migliaia di donne vittime di violenza a ritrovare un loro percorso individuale. Et voilà si va in scena.
La scrittrice Daria Colombo nel suo ultimo romanzo “Alla nostra età, con la nostra bellezza” (Rizzoli) esplora l’universo femminile e racconta la forza e il coraggio delle donne.
Le recenti polemiche sulla maternità di Giorgia Meloni e sul ritiro della candidata pentastellata alla corsa a sindaco di Milano non fanno che avvalorare la percezione diffusa di un arretramento di mentalità sui diritti delle donne. Anche se Roma qualche problemino ce l’ha e ciò richiederà certamente una disponibilità totalizzante da parte di chi la amministrerà, vale la pena ricordare a quelli che “consigliano” alla leader di Fratelli d’Italia di limitarsi a fare la mamma, che una gravidanza non impedisce di vivere pienamente la vita e che, comunque, nelle sue scelte una donna dovrebbe poter ascoltare solo il proprio corpo e la propria testa.
Sarebbe giusto confidare su un welfare per l’infanzia più efficiente e una politica di sostegno alle donne più efficace, come avviene in altri paesi, certamente più attrezzati del nostro, con strutture e asili nido che rendono più conciliabile la maternità con il lavoro, mentre da noi le donne devono più o meno cavarsela da sole. Meloni non sarebbe comunque la prima donna incinta ad affrontare impegni gravosi, politici o no, di cui la cronaca tace quotidianamente.
Quanto a Bedori che si è sentita dire di essere “ brutta, grassa e obesa”, sarebbe mai successo a un candidato uomo? E quanti politici maschi dovrebbero ritirarsi perché poco telegenici? Il fatto è che la discriminazione passa per molte strade, anche attraverso la mentalità ottocentesca di troppi uomini (e donne), ostili alle mamme lavoratrici, o succubi di stereotipi di genere che mascherano solo inadeguatezza e/o una mancanza di rispetto inaccettabili.
Proprio nel settantesimo anniversario della prima volta al voto delle donne, la storia sembra andare nella direzione opposta a una loro emancipazione più larga possibile, come se fossero arrivate a volere troppo.
Da qui sono partita. Da questa percezione di rimontato pregiudizio, da questa reiterata ostilità nei confronti dell’autonomia del genere femminile e dalla convinzione che lo spirito di concretezza, la sensibilità, la generosità tipica delle donne aiuteranno il nostro paese a risollevarsi, purché sia loro permesso.
Così è nato lo spettacolo “La forza delle donne”, per parlare e far parlare di tutto ciò, un sassolino gettato in uno stagno che con i suoi cerchi tenti di sfiorare e far riflettere più gente possibile su questi temi. Il recital era pronto: mi ritrovavo “ in casa” uno dei cantautori più sensibili al mondo femminile che aveva “sfornato” canzoni insuperabili sulle donne e che avrebbe certamente rappresentato un richiamo forte per il pubblico. Come non chiederglielo? A dire il vero non ce n’è stato neppure bisogno, mi vedeva lì a scervellarmi e mi ha detto “ti accompagno io”.
Un po’ ero spiazzata: lavorare con mio marito, Roberto Vecchioni, lo faccio da tempo, ma un conto è dietro le quinte, un conto è sul palco insieme. Ma è bastato ricordarmi che il ricavato andrà a due associazioni straordinarie che lavorano da anni per le donne: O.n.d.a, Osservatorio sulla salute delle donne, che tanto fa per la salute di genere e la divulgazione della prevenzione e La casa delle donne maltrattate di Milano, che attraverso l’ascolto ha aiutato e aiuta concretamente migliaia di donne vittime di violenza a ritrovare un loro percorso individuale. Et voilà si va in scena.
La scrittrice Daria Colombo nel suo ultimo romanzo “Alla nostra età, con la nostra bellezza” (Rizzoli) esplora l’universo femminile e racconta la forza e il coraggio delle donne.