Daria Colombo: 'Io, figlia di un partigiano. Razzista? Lo è chi è senza memoria'
Intervista alla scrittrice e attivista: 'Quando mio padre salutò tre amici e ne tornarono soltanto due perché avevano incontrato i fascisti'
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Giornalista, scrittrice, attivista, fondatrice del Movimento dei Girotondi, appassionata paladina della parità di genere, oltre che moglie del cantautore Roberto Vecchioni, il professore della musica italiana. Daria Colombo è questo e molto altro. Ecco perché in occasione della Festa per il 25 Aprile abbiamo voluto interpellarla. Lei, figlia del partigiano Vittorino Colombo, non c'è dubbio che dal padre abbia ereditato la passione per l'impegno civile e la volontà di essere parte attiva della cittadinanza.
Daria Colombo, per tutti gli italiani il 25 Aprile è una giornata di festa. Ma per chi, come lei, ha avuto un familiare partigiano, credo sia qualcosa di più: che cosa rappresenta la Liberazione?
"Per me la Liberazione è certamente la festa più importante del mio Paese ma è anche il ricordo di mio padre, i valori con cui sono cresciuta, la mia infanzia, la mia educazione fondata sui principi della Resistenza".
Che cosa vuol dire essere figlia di un partigiano? Qual è la parte della storia di suo padre che l'ha colpita di più?
"Essere figlia di un partigiano mi ha sempre reso molto orgogliosa proprio perché sono consapevole dell'importanza di quel pezzo della nostra storia. Ricordo quando mio padre salutò tre amici che scendevano dalle montagne verso le zone abitate alla ricerca di cibo, era un'azione apparentemente non rischiosa nella quale si alternavano. Nel racconto indugiò sugli scherzi, le battute e gli incoraggiamenti tipici dei vent'anni ma usò poche parole per dirmi che tornarono solo in due: avevano incontrato i fascisti.
Quali sono i valori con cui suo padre l'ha cresciuta?
"L'insegnamento più importante che mi ha trasmesso è il rispetto per le idee degli altri, anche quando sono diverse dalle tue. In tanti sono morti perché ciascuno potesse esprimere le proprie idee, per tutti noi che non viviamo sotto una dittatura, sostenere con coerenza le proprie idee, con senso civico e partecipazione ma anche attraverso lo stile di vita di ciascuno credo sia un dovere"
Secondo lei oggi il 25 Aprile è festeggiato come dovrebbe? Che cosa le piacerebbe che sapessero i giovani di questa festa e della Resistenza partigiana?
"Temo che il tempo tenda a far sfumare l'importanza di questa ricorrenza. Per noi il ricordo è stato mantenuto vivo dal racconto dei nostri padri. Ma per i nostri figli la guerra, la mancanza di libertà e di diritti sono qualcosa di molto lontano e invece la memoria andrebbe alimentata sempre, perché alcuni orrori non si ripetano, senza contare che in tanti posti del mondo si stanno consumando anche in questo momento. Certi gruppi neonazisti, certi sentimenti razzisti, a mio avviso, sono frutto dell'ignoranza e dell'annullamento della memoria".