Chiara Ferragni contro Andrea Giambruno: "Noi donne, i lupi e gli uomini". Cos'è "la vittimizzazione secondaria"
L'influencer e imprenditrice, nelle storie su Instagram, critica le parole con cui il giornalista e compagno del presidente del Consiglio Giorgia Meloni, si è espresso sui casi di stupro
Difficile da donna non prendere posizione ferma e contraria rispetto alle parole del giornalista Andrea Giambruno che sui casi di stupro recenti ha espresso nella sua trasmissione: "Se eviti di ubriacarti e di perdere i sensi, magari eviti anche di incorrere in determinate problematiche e poi rischi effettivamente che il lupo lo trovi".
E infatti anche l'influencer e imprenditrice Chiara Ferragni nelle stories su Instagram ha criticato le parole con cui il compagno della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni si è espresso in tv, nell'ambito di un'ampia discussione sui rischi per le donne dopo gli ultimi casi di cronaca.
Le parole di Chiara Ferragni
"Ci tengo a ricordare ad Andrea Giambruno e ad altri colleghi giornalisti che non abbiamo problemi con i lupi; e neppure con giganti buoni, mostri, cani e bestie varie. Il nostro problema sono gli uomini, come loro" aggiungendo che "stranamente è sempre la donna ad essere colpevolizzata: victim blaming allo stato pure".
Cosa è la vittimizzazione secondaria:
L'ha spiegato molto bene la Corte di Cassazione in una sentenza del 17 novembre 2021, la numero 35110: "Essa consiste nel far rivivere le condizioni di sofferenza a cui è stata sottoposta la vittima di un reato, ed è spesso riconducibile alle procedure delle istituzioni susseguenti ad una denuncia, o comunque all’apertura di un procedimento giurisdizionale. La vittimizzazione secondaria è una conseguenza spesso sottovalutata proprio nei casi in cui le donne sono vittima di reati di genere, e l’effetto principale è quello di scoraggiare la presentazione della denuncia da parte della vittima stessa".
Può avvenire sui social ma anche in un tribunale
La donna che ha subito violenza è costretta dal sistema a rivivere la sua condizione traumatica subendo un'altra violenza, appunto secondaria, da parte di soggetti che non sono gli autori della violenza primaria.
Questa seconda violenza è costretta a riviverla suo malgrado proprio nel momento in cui sceglie di parlarne, in famiglia come con un'amica o al commissariato. Per questo è importante che chi riceve questa testimonianza soprattutto se rappresenta lo Stato deve essere formato per poterlo fare.
Secondo il Consiglio d’Europa la vittimizzazione secondaria
"non si verifica come diretta conseguenza dell’atto criminale (l’abuso subito, ndr) ma attraverso la risposta che le «istituzioni» e altri soggetti ancora danno alla vittima". Dai giornali, per esempio fino ai genitori. Ma se quest'ultima è una triste realtà che solo l'educazione nei prossimi decenni potrà modificare, perché c'entra la mentalità patriarcale radicata, nel caso delle Istituzioni questa prassi orrida si può fermare subito con leggi e regolamenti efficaci.
La vittimizzazione secondaria sposta la responsabilità dalla persona che ha commesso la violenza alla persona che l’ha subita
Il famoso se l'è cercata. Oppure: "Se eviti di ubriacarti e di perdere i sensi, magari eviti anche di incorrere in determinate problematiche e poi rischi effettivamente che il lupo lo trovi".