Chi è Stefania Battistini, l'inviata del Tg1 che rischia il processo per uno scoop mondiale
Da due anni racconta il conflitto in Ucraina ma dopo uno scoop mondiale rischia un processo e di essere silenziata. Le altre reporter, da Oriana Fallaci in poi.
Siamo abituati a vederla sul Tg1 senza un filo di trucco, la t-shirt nera o il giubbotto con la scritta "Press", talvolta l'elmetto in testa a coprire i capelli biondi. Sobria sempre, anche nei momenti più drammatici della guerra in Ucraina come quando ha documentato l’orrore delle fosse comuni, precisa anche quando la voce si affievoliva per il rumore in sottofondo degli spari, delle esplosioni. Lei con il cellulare in mano come block notes per gli appunti, lei lungo le strade devastate, lei sotto palazzi sventrati. Tra donne e uomini in fuga.
Nata a Parma, in Rai dal 2004
Stefania Battistini, nata a Parma nel 1977, è giornalista Rai dal 2004. E negli ultimi anni è diventata inviata di guerra. Una donna forte, controllata, capace di fare il proprio mestiere con grande rispetto anche del pubblico. Mestiere non semplice, soprattutto quando il media è la tv e i servizi vanno assemblati con rigore ma in fretta, quando le notizie si accavallano e le verifiche devono essere fatte con attenzione ma molto velocemente Il 10 febbraio 2022, due settimane prima dell’invasione di Putin, Battistini è arrivata a Kiev. Poi ha percorso tutta l'Ucraina, in lungo e in largo. Fino ad entrare il 17 agosto, con l’operatore Simone Traini, nella città russa di Sudzha, ovvero nella regione di Kursk controllata dall'offensiva ucraina.
Lo scoop mondiale pochi giorni fa
Uno scoop di livello mondiale ma "fatto nel rispetto delle norme di diritto internazionale" come ha spiegato la reporter in un video. Per aver fatto il loro lavoro i due giornalisti della Rai rischiano un processo per attraversamento illegale del confine di Stato, come riporta l'agenzia russa Ria Novosti basandosi su fonti interne dei servizi russi dell'Fsb. Il rischio è quello di un procedimento penale. L’Azienda di Stato ha deciso di riportare in Italia Battistini e Traini, ma c’è chi legge la cautela della Rai come un atto di sottomissione alle censure di Mosca con tutte le polemiche, anche politiche, del caso.
Il rischio del processo
Mentre si moltiplicano gli attestati di solidarietà nei confronti dell’inviata del Tg1, “perché la verità non si silenzia”, c’è in parallelo, sul Web. anche un’ondata di odio probabilmente gestita da chi vorrebbe mettere il bavaglio alla libertà di informazione. Minacce di morte, insulti, a cominciare da quelli dello scrittore Nicolai Lilin che in un video delirante ha bollato Battistini e Traini come «Deficienti, propagandisti. Se un giorno qualcuno si troverà con un po' di polonio nel tè, purtroppo cari amici sappiate che vi siete scavati la fossa da soli». Ma Stefania Battistini ha il sangue freddo necessario per affrontare anche il fango e gestire la paura, i disagi, la stanchezza.
Le altre giornaliste sui fronti "caldi", da Oriana in poi
Come le altre prime di lei e con lei, “sorelle” sui fronti più caldi del mondo: Lilli Gruber che ha raccontato il crollo del muro di Berlino, i conflitti nel Golfo e nell’ex Jugoslavia. Come Giovanni Botteri inviata in Bosnia, Kosovo e in Iraq. Come Monica Maggioni, Lucia Goracci, Tiziana Ferrario, Francesca Mannocchi. Come Ilaria Alpi freddata a Mogadiscio nel 1994 mentre stava indagando su un traffico di armi e rifiuti tossici tra la Somalia e l'Europa e Maria Grazia Cutuli uccisa a Sarobi, in Afghanistan nel 2001. E come Oriana Fallaci che a partire dal 1967 con i suoi reportage dal Vietnam ha legittimato il ruolo delle donne nel giornalismo di guerra.
Chi non accetta di essere silenziato
Battistini sul conflitto che ci sta raccontando da due anni ha scritto un libro per Piemme, un libro per ragazzi ma che spiega tanto anche agli adulti. Si intitola Una guerra ingiusta. Racconti e immagini dall'Ucraina sotto le bombe: sono le storie di chi aveva una casa e non ce l’ha più. Di chi aveva una scuola, una vita normale ma che continua a non rinunciare alla pace, alla speranza. Questo è il mestiere di Battistini: testimoniare, documentare. Questo è il mestiere di chi non accetta di essere silenziato.