Cecilia Strada, la verità sulla lite con il padre Gino per Emergency. “Con lui in sala operatoria a nove anni”

Cecilia Strada racconta i ricordi su suo padre Gino e spiega che non ci fu alcun litigio con lei quando lasciò Emergency: “Ci fu una certa freddezza ma…”

Foto Ansa

di Redazione

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Cecilia, figlia di Gino Strada e Teresa Sarti fondatori di Emergency, oggi è un’europarlamentare con un passato che è impossibile slegare dall’attività dei suoi genitori e i ricordi speciali iniziano presto, come racconta al Corriere della Sera: «La mia prima volta in sala operatoria… avevo nove anni. Era il 1988, io e mia madre non lo vedevamo da una vita e così a Natale lo abbiamo raggiunto a Quetta, in Pakistan. Eravamo appena arrivate quando chiamano dall’ospedale. C’erano feriti, avevano bisogno di lui. Io chiedo timidamente: posso venire anch’io? E sento due risposte in contemporanea. Mia madre: ovviamente no. Lui: ma certo che sì! Poi arriviamo in ospedale e oso chiedere: posso entrare con te? Mamma: assolutamente no. Lui: sì, sì, vieni. Così entrai. Se ci ripenso adesso che ho 46 anni». Una scelta insolita che Cecilia non ripeterebbe con suo figlio: «Ma sono molto felice di esserci andata».

Il viaggio che le ha cambiato la vita

Cosa vide allora quella Cecilia di 9 anni? «Un bambino colpito da un proiettile alla testa. Si salvò. I feriti erano tutti civili, siamo usciti che era notte. Adesso so che quel viaggio mi ha cambiato la vita». Anche Emergency allora non esisteva ancora. «È nata nel 1994 e da allora nei suoi ospedali i suoi medici, i suoi infermieri, i suoi operatori, si sono occupati della cura gratuita e di qualità di milioni di persone in zone spesso alla fine del mondo e dell’umanità. Ricordo che un giorno mio padre tornò a casa e disse a me e mia madre: facciamo sta’ cosa, ma dobbiamo darci parecchio da fare. Io ero una ragazzina, il mio compito fu spedire lettere e fax... La lezione pazzesca non è che Gino, mia madre Teresa e tutti gli altri fossero eroi ma che fossero persone normali capaci di fare una cosa così straordinaria semplicemente mettendosi assieme e investendo energia, tempo ed esperienza».

Teresa Sarti, mamma di Cecilia e di Emergency

Emergency non era solo Gino Strada, anche se era lui il suo volto più noto: «È vero, mamma sapeva come coinvolgere il mondo. Senza di lei Emergency non sarebbe mai nata». Ma poi era Gino a stare sempre lontano da casa: «Non era un padre molto presente, è vero. Ma mi scriveva tantissime lettere che ancora conservo. Mi raccontava le sue giornate, mi mandava fotografie di gente ferita, mutilata orribilmente. Anche lì: io non credo che le avrei mandate a mio figlio ma sono contenta che lui lo abbia fatto con me. Ogni immagine, ogni racconto di guerra mi ha fatto capire un po’ di più su come va il mondo e su quel che volevo per il mio futuro».

“Nonnino un cazzo”

Suo figlio Leone, che oggi ha 15 anni, che rapporto aveva col nonno? «Beh, era un uomo divertente e certo era lontano dalla figura classica del nonno, ma non si poteva non amare e Leone l’ha amato come tutti noi. Sorrido ancora a ripensare quella volta che lo salutò con un “ciao nonnino”. E lui: “nonnino un cazzo”. Non era una parola che amava...».

Vita privata polverizzata

Dopo la morte di sua madre nel 2009, e fino al 2017, Cecilia è stata presidente di Emergency. Com’era lavorare con suo padre? «È stato a volte molto bello, altre molto complicato. Io sono grata alla vita per avermi dato i miei genitori, per quello che mi hanno insegnato e per quel che abbiamo fatto. Ma lavorare assieme ha avuto un costo: ci ha polverizzato la vita privata. C’erano solo e sempre questioni di lavoro».

La presunta lite fra padre e figlia

Si disse che lei lasciò Emergency per una lite con suo padre: «Non c’è stato nessun litigio, abbiamo avuto un periodo di freddezza - questo è vero - ma non ci siamo mai davvero allontanati. Al contrario, dopo quel periodo su cui in tanti hanno ricamato chissà quale retroscena, come le dicevo abbiamo realizzato che finalmente eravamo tornati a essere un padre e una figlia normali».
Ma ci furono anche altre cattiverie sul rapporto con Gino: «Ne sono state dette tante... Ancora oggi qualcuno che non gradisce la mia elezione all’Europarlamento con il Pd mi scrive per dirmi “tuo padre si rivolterebbe nella tomba”». Alla fine, però, arriva il ricordo più tenero, legato a un oggetto carico di memoria: «Non riesco a buttar via un suo pigiama che avrà quarant’anni. Mi sembra che abbia il suo profumo».

11/04/2025
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