La figlia di Gisele Pelicot: “Ecco perché mio padre deve morire in prigione”. L’atroce racconto della scoperta dello stupro

Per Caroline Darian, figlia di Gisèle e Dominque Pelicot, "è un uomo pericoloso e dovrebbe finire i suoi giorni recluso". Il racconto di come seppe delle violenze e dei video

Foto Ansa

di Redazione

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Il processo a Dominique Pelicot, condannato in Francia a 20 anni di carcere per aver drogato la moglie Gisele per 10 anni facendola violentare da almeno 50 uomini, è finito e ora la vita può ricominciare. Ma come si può tornare alla normalità se “tuo padre è il peggiore stupratore degli ultimi 30 anni?”. È la domanda che si fa Caroline Darian, figlia di Gisèle e Dominque Pelicot, che nell'intervista al programma Today di Bbc Radio4 racconta, con grande fatica, come ha saputo degli abusi, il calvario della madre, il timore di esserne stata vittima lei stessa, il cammino di rinascita delle due donne, chiamando il padre semplicemente “Dominique”.

Quando scoprì chi era davvero Dominique Pelicot

La vita Caroline, che ha deciso di non usare più il cognome del padre, è cambiata un lunedì sera del novembre 2020: "Mia madre mi disse di avere scoperto che Dominique la drogava da circa 10 anni in modo che uomini diversi potessero violentarla. In quel momento, ho perso quella che era una vita normale", dice. "Ricordo che ho urlato, ho pianto, l'ho persino insultato. È stato come un terremoto. Uno tsunami". Quattro anni fa, Caroline Darian pensava di avere una vita normale: aveva poco più di 40 anni, una casa a Parigi, un lavoro come responsabile delle comunicazioni, un marito che lavorava per un programma televisivo mattutino e un figlio di sei anni Ma, soprattutto, andava d'accordo con entrambi i suoi genitori, ritiratisi a vivere nel pittoresco villaggio di Mazan in Provenza, nel sud della Francia.

I video e le foto di Gisele Pelicot stuprata

Il momento in cui quella vita serena è andata distrutta è stato quando Gisèle Pelicot le spiegò che suo padre era stato arrestato dalla polizia per aver filmato le gonne di alcune donne in un supermercato con una telecamera nascosta in una borsa. La prima botta fu terribile ma il resto è un orrore che non ha un nome. Gli agenti che indagavano sui suoi telefoni, sul computer e sull'hard disk scoprirono migliaia di immagini e video risalenti a quasi 10 anni prima in cui si vede sua madre drogata, priva di sensi, violentata nel suo letto dal padre e da decine di estranei, almeno 70 uomini, di età compresa tra i 22 e i 71 anni. Rispetto ai 50 individuati, almeno altri 20 sono rimasti ignoti e si presume che siano in libertà.

Figlia della vittima e del carnefice

«È stato come essere colpita da un'onda», dice Caroline Darian a The Guardian: “Il processo è stato un calvario”. Rivedere in quell'occasione le immagini di decine di uomini intenti a violentare sua madre in stato quasi comatoso e aver scoperto che Dominique nascondeva i farmaci in un calzino da tennis dentro una scarpa da trekking nel suo garage, schiacciando poi i sonniferi e gli ansiolitici nel purè di patate, nel caffè o nel gelato al lampone che serviva alla moglie davanti alla tv, è stato per Caroline Darian dolorosissimo anche perché l’ha messa nell’infelice posizione di essere sia la figlia della vittima che del carnefice. Ma Darian di suo padre oggi dice che "è un uomo pericoloso e dovrebbe morire in prigione", mentre per sua madre ha un'ammirazione sconfinata “la vera vittima di tutta questa storia”.

L’atroce dubbio di essere vittima lei stessa

Una figlia divisa fra l’orgoglio di essere nata da una donna che è diventata un simbolo della lotta alla sopraffazione maschile, e da un uomo che è invece un simbolo di depravazione. Dominique Pelicot aveva nascosto telecamere nei bagni e nelle camere da letto della sua casa e delle case dei parenti fotografando di nascosto le mogli dei suoi figli e condividendo le foto online, vantandosi di essere “circondato da sgualdrine". Aveva occultato anche delle telecamere nella camera degli ospiti a Mazan per filmare di nascosto la figlia nuda e realizzare fotomontaggi sia di lei che di Gisèle, confrontando i loro corpi sotto il titolo “La figlia della sgualdrina”. È quindi evidente che anche Darian sia stata una vittima di quella follia, anche se lei stessa ignora in che termini. Nonostante il padre abbia sempre negato, il timore è che l’uomo abbia violentato anche lei.

"Ho smesso di chiamarti papà"

Il processo ha portato alla ribalta non solo il tema degli abusi, ma anche quello della sottomissione chimica, un aspetto sul quale Caroline Darian ha deciso di sensibilizzare soprattutto i giovani, anche perché la maggior parte delle vittime non ha alcun ricordo delle aggressioni e potrebbe non rendersi nemmeno conto di essere stata drogata. Nel 2022 Caroline Darian ha pubblicato un libro intitolato “E ho smesso di chiamarti papà”, in libreria anche in Italia dal 18 febbraio per UTET, in cui racconta del suo primo anno dopo le rivelazioni. La figlia di Gisele ha anche fondato il movimento Don't Put Me Under (#MendorsPas) proprio per sensibilizzare e sostenere le vittime di stupro facilitato dalla droga. Darian chiede una migliore formazione per gli operatori sanitari e la polizia e un accesso più facile e veloce ai test tossicologici per le vittime. Chiede pure più rispetto per le vittime di stupro in tribunale, dopo quello che ha affrontato sua madre, interrogata dagli avvocati della difesa sul fatto che potesse aver ingannato gli uomini. “Sono davvero orgogliosa di mia madre perché ha aperto la strada ad altre vittime di violenza sessuale. Ha detto loro che non sono più sole. È una donna indipendente e forte. E lo ha fatto con dignità”. 

13/01/2025
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