Carolina Marconi e il tumore al seno: e se le protesi avessero un ruolo?
Carolina Marconi è ritornata a parlare della malattia. Sempre in prima linea per la prevenzione avverte le ragazze con protesi: "Controllatevi meglio e state più attente"
Paura e voglia di guarire. Dopo mammografia ed ecografia che lasciavano ben sperare è arrivata la TAC a portare la doccia fredda. Qualcosa nel fegato, serviranno altri controlli, una risonanza con liquido di contrasto. Carolina Marconi è tornata a parlare di cancro, raccontando gli sviluppi del suo percorso oncologico ai suoi follower su Instagram e in un'intervista rilasciata a Gente.
LE PROTESI AL SENO
L'ex gieffina, che ora porta avanti un'attività imprenditoriale a Roma, ha raccontato dei dubbi sulle protesi al seno: "Prima di ammalarmi avevo delle protesi al seno e forse hanno influito anche quelle, cercherò di capire meglio". Ma i dubbi non sono solo legati alla causa/effetto, Carolina Marconi ci tiene a precisare che le protesi potrebbero incidere negativamente sulla possibilità di lettura delle analisi strumentali: "Il mio tumore, che era molto aggressivo ma anche molto piccolo, non si è visto bene subito da mammografia ed eco. C'è voluta una risonanza perché venisse diagnosticato". Poi lancia un appello a tutte le giovani donne che hanno protesi al seno: ‘Ragazze, se avete delle protesi al seno, siate ancora più attente. E se c’è qualcosa, non accontentatevi del primo parere".
L'IMPORTANZA DELLA PREVENZIONE
Dopo la malattia Carolna si è sempre battuta per sensibilizzare le ragazze a fare prevenzione: "Quando mi hanno trovato un tumore al seno non avevo fatto una prevenzione corretta: c'era il Covid, avrei potuto fare i controlli regolari con mascherina e tutte le precauzioni necessarie, ma ho avuto paura e ho ritardato la mammografia". Quel ritardo lo ha pagato a carissimo prezzo, continua Marconi: "L'ho fatta a due anni e mezzo dalla precedente: ho scoperto dopo che se l’avessi fatta solo un anno e mezzo prima mi sarei salvata da tumore, chemioterapia, asportazione di 13 linfonodi e mastectomia totale".
LA VITA OGGI E IL DESIDERIO DI MATERNITÀ
Carolina trova lo spazio per parlare anche di Alessandro Tulli, il suo compagno. Lui le è sempre stato accanto in questo percorso e con lei condivide anche un grande desiderio di famiglia. "Con lui ci guardiamo in faccia senza bisogno di parlare, - ha confidato a Gente - siamo fiduciosi entrambi, ma a volte la paura ti assale e ti toglie il respiro. Mi dispiace che anche lui subisca tutto questo, so quanto desideri una famiglia. Il nostro desiderio è avere un bambino, abbiamo anche pensato all'adozione, se finalmente si sbloccherà il tema del diritto all'oblio oncologico."
IL DIRITTO ALL'OBLIO
Una battaglia di cui Carolina si è fatta portavoce, il diritto all'oblio per chi è stato paziente oncologico. Ad oggi infatti chi ha avuto un cancro è vittima di fortissime discriminazioni. Che sia per trovare un posto di lavoro, ottenere un mutuo o essere idoneo all'adozione. La società tratta le persone con un passato oncologico come morti che camminano, inaffidabili. Nei mesi scorsi il governo ha votato una legge che concede il diritto all'oblio dopo 10 anni. Una legge che non basta come dice la stessa Manconi "Il diritto all'oblio dopo 10 anni? E nel frattempo si prendono i 10 anni migliori della tua vita, dove avresti potuto costruire il tuo futuro, la tua famiglia e la tua casa"