Carolina Marconi: "Ho sconfitto il cancro. Ora combatto la discriminazione che subiamo noi ex malati oncologici"
"Ho scoperto di avere un tumore facendo gli esami di controllo perché volevo avere un figlio. E oggi a distanza di due anni vorrei realizzare questo sogno ma in Italia chi ha avuto il cancro non può adottare un bimbo"
Carolina Marconi ha un sorriso che abbaglia. E non è soltanto per i denti candidi e perfetti. No, il suo sorriso comincia dagli occhi che si bagnano di commozione e gratitudine quando ricorda la gioia di riaffacciarsi alla vita dopo il periodo terribile che ha dovuto affrontare. Il fatto è che l’attrice e showgirl italo-venezuelana che in tanti ricorderanno come una delle protagoniste della quarta edizione del Grande Fratello, quando ancora il reality di Canale5 era un trampolino di lancio verso la notorietà, si è ammalata di tumore, si è curata, è guarita e ora che si è riappropriata della sua vita “normale” porta a spasso con sé e il suo sorriso un’immensa voglia di vivere.
L’abbiamo incontrata alla “Race For The Cure” di Roma, la più importante manifestazione contro il tumore al seno: lei è una “donna in rosa”, una donna cioè che ha lottato contro il cancro e in questa videointervista ha accettato di ripercorrere i momenti più bui ma anche quelli più luminosi di un’esperienza che le ha travolto e cambiato la vita. Ma a colpire in lei più di tutto è la positività con la quale ha deciso di affrontare l’oggi e il domani.
“È vero preferisco sempre parlare del bene e di chi mi ha fatto bene, a cominciare da quello che io chiamo il mio "salvatore", e cioè il professore Riccardo Massetti, colui che mi ha operato e salvato la vita.
Come hai scoperto di avere un tumore?
“Me ne sono accorta perché cercavo di avere un bambino. È stato nel 2021: erano già due anni e mezzo che non potevo farmi controlli perché c’era il Covid. Poi quando abbiamo deciso di avere un bambino ho fatto tutti i controlli e ho scoperto di avere un tumore. L’ho subito raccontato sui social, l’ho fatto per non sentirmi sola. La solitudine nel cancro è terribile”.
Che cosa hai imparato da questa esperienza?
“La prima reazione quando ho saputo di avere un tumore sono scappata. Mi sono chiusa le orecchie perché non volevo sentire quella parola. Quella notte non ho dormito nemmeno un minuto. Ho pianto talmente tanto. Poi il giorno dopo per me e per la mia famiglia ho trovato una forza dentro che non sapevo di avere e mi sono detta: “Affronto tutto quanto ma alla mia maniera e cioè con leggerezza e positività. Tutti mi dicono ma perché ridi sempre? Ma io lo rivendico, bisogna sorridere alla vita. Il male lo combatti anche con la testa: è la fine se ti piangi addosso. Quindi io dico a tutte le donne se state affrontando una situazione del genere non permettete mai di levarvi il sorriso e soprattutto non perdete la voglia di vivere. Io ce l’ho ancora di più oggi, bisogna essere ancora più forti perché la vita è meravigliosa”.
Qual è stato il momento più difficile?
Quando ho scoperto che dovevo fare la chemioterapia è stato difficile perché dovevo mettermi la famosa cannula in vena ed ero terrorizzata. Ma in realtà non ho sentito niente, erano soltanto paure. A volte ci creiamo dei problemi più grossi di quelli che sono in realtà. Bisogna essere consapevoli che non sono le chemioterapie di una volta. Queste sono più leggere, non abbiate paura e state tranquille anche rispetto alla caduta dei capelli. Mi scrivono in tante ragazze spaventate all’idea di perderli: guardate i miei come crescono più forti di prima, io non ho mai avuto tanti capelli come ora e così forti. Quindi a tutte le ragazze mi sento di dire forza e coraggio”.
E qual è stato invece il momento più bello?
“Quando mi hanno fatto la festa perché ho finito la chemioterapia. Quando ho ripreso la vita. Anche a uscire con le amiche, senza aver paura di avere le difese immunitarie basse. Quando ho potuto di nuovo essere come tutti e poter fare una vita normale”.
E il sogno di mettere su una famiglia e avere dei figli ce lo hai ancora?
“Ce l’ho sempre. Desidero un bambino e quindi ci provo ancora. Poi se non sarà così, andrà bene lo stesso. Per fortuna ho tanti nipotini e sarò una zia-mamma”.
Ci sarebbe anche l’adozione...
“Sì, certo, ci sarebbe se ci facessero adottare a noi ex malati oncologici. Ma il fatto è che qui in Italia siamo più di un milione di persone guarite dal tumore ma non abbiamo ancora il diritto all’oblio oncologico. Questo vuol dire non poter accedere a dei servizi essenziali come il mutuo, ma anche l’assunzione in un posto di lavoro e il diritto all’adozione. Speriamo ora di riuscire a cambiare le cose. Ci stiamo provando attraverso l’associazione Aiom con la quale abbiamo lanciato una raccolta firme: ne abbiamo raccolte più di 110 mila e speriamo che bastino per convincere i parlamentari a fare questa legge sul diritto alla privacy. Negli altri Paesi questa legge c’è già: Francia, Belgio, Olanda, Portogallo. Insomma spero davvero che l’Italia segua il loro esempio”.