Carla Signoris e l’esilarante racconto: “Perché Maurizio Crozza è quasi svenuto in sala parto”
Alla presentazione del libro “I parti della mia vita”, l'attrice evoca la nascita dei suoi figli e tutto il contorno comico che li ha resi indimenticabili
L’occasione è la presentazione di un libro, “I parti della mia vita” (Il Canneto Editore), scritto da Salvatore Garzarelli, amatissimo ginecologo che ha fatto nascere migliaia di bambini fra Genova e Savona. Ma la presentazione diventa una festa, un abbraccio enorme, con centinaia di mamme, di figli e di papà nella Sala Mercato del Teatro Nazionale di Genova a festeggiare il dottore. Un raduno di amici.
E fra gli amici c’è Carla Signoris, attrice e mamma, che ha partorito proprio con lui e racconta: “Avevo letteralmente il terrore dei dolori del parto, ma grazie a Salvatore, anziché momenti di terrore, sono diventati momenti fantastici, vere e proprie feste. I miei due parti così sono diventati party”. C’è il trucco, però: “I miei due sono stati cesarei e ne rifarei altri venti, fortunatamente non ero troppo giovane, altrimenti avrei otto figli a quest’ora”.
Eppure, nonostante questo racconto, il papà dei bimbi di Carla, Maurizio Crozza, non ha vissuto così serenamente i parti: “Non dico che è svenuto appena sono entrata in sala parto, ma poco ci è mancato, era terreo dietro il tendone….”.
Insomma, l’immagine tipica del padre in sala parto: “Se fossero loro a partorire avrebbero inventato da millenni una cosa che si sniffa per non accorgersi del dolore, una specie di quegli spray per il naso chiuso….”. E l’immagine è esattamente speculare al racconto dell’uomo che, appena il termometro segna 36,9, ferma ogni attività e si mette a letto segnalando l’impossibilità di svolgere qualsiasi attività per le tre settimane successive.
La presenza di Carla Signoris è anche l’occasione per Garzarelli di farle leggere alcuni brani del suo libro, con alcuni fra i parti più particolari, emozionanti o significativi della sua vita, che “la Carla” non solo legge, ma proprio interpreta, regalando ulteriori emozioni anche a mamme e figli che spesso sono in sala a sentire le proprie storie. E così c’è il racconto della nascita di una bimba senza pianto, ma anzi con una sorta di colloquio fra il neonato e il ginecologo, una sorta di canto dolcissimo, “un richiamo, uno speciale suono”.
Quel suono a un certo punto venne interrotto da un pianto, esattamente come tutti gli altri parti: “Solo che il pianto, stavolta, era quello delle ostetriche, commosse da quello straordinario evento e dal canto di Valentina”.
I racconti con il ginecologo ai testi e la Signoris all’interpretazione passano poi al primo parto in casa per cui Garzarelli venne ingaggiato. E Carla racconta: “La mamma non voleva nemmeno avvicinarsi all’ospedale per una vera e propria fobia della corsia e disse: “Salvatore se non vieni non se ne fa niente””. Garzarelli non potè esimersi, anche perché la famiglia era lucana e le specialità della Basilicata sono straordinarie.
Racconta Garzarelli, splendidamente interpretato da Carla Signoris: “Ma dopo 24 ore la dilatazione era ancora insufficiente, fra l’altro la signora aveva i fianchi stretti, e quindi, anche se si mangiava bene, non si poteva stare tutta la vita a casa loro. A quel punto le dissi di vestirsi e la portai a fare un giro in moto, sulla mia Guzzi 350. Fu un giro bellissimo, con un venticello tiepido che accarezzava Genova quella sera e, alla fine del giro tornammo a casa e il parto avvenne quasi subito: quattro chili! Fu quello il mio primo travaglio in motocicletta”.
E, a rendere il tutto ancora più affascinante è la spiegazione tecnica di tutto questo. Insomma, Garzarelli non è un matto: “E’ chiaro che in genere i nove centimetri di dilatazione non si raggiungono istantaneamente e, a volte, c’è una pausa anche di 24 ore nel travaglio, circostanza che produce lo stress del parto”. Pausa: “Stress negli altri più che nella puerpera”. E il dottore ride: “Quel giorno mi è venuto in mente di chiedere che il Servizio Sanitario Nazionale fornisse motociclette per favorire i parti”. Ultimo tassello del passaggio dai terribili lettini ostetrici, alle case del parto, con le vasche d’acqua, le liane e i puff che hanno umanizzato il momento della nascita.
La terza storia raccontata da Carla Signoris nel suo viaggio attraverso “I parti della mia vita” porta a un condominio di via Burlando, una strada di Genova fra il quartiere popolare di Marassi e quello più borghese di Castelletto. Ma, come spesso accade a Genova, senza soluzione di continuità fra le due realtà: “Nel condominio di via Burlando abbiamo assistito alla socializzazione della nascita. Una casa di ringhiera, una di quelle splendide case “vive” di una volta, ciascuno affacciato al proprio balcone a festeggiare la puerpera”.
E questa storia è anche l’occasione per avventurarsi, partendo da una splendida storia, leggera e serena, in discorsi meno felici: “Il 15 per cento delle donne che partoriscono soffre di depressione post partum, che nell’1-2 per cento dei casi sfocia in gravi forme depressive. E questo dipende un po’ anche dal cambiamento sociale che prevedeva che nonne, zie, parenti varie, vicine, circondassero a lungo la puerpera, mentre oggi spesso sente immediatamente il peso della solitudine”.
Garzarelli, sotto l’occhio attento di Carla Signoris, spiega anche che un modello potrebbe essere quello inglese, “dove l’ostetrica è chiamata midwife, quindi mezza moglie, visto che wife è la moglie. Ed è un nome azzeccato, perché in quel modello le midwife fanno le spese e aiutano le neomamme a casa loro. Ci sarebbero anche le risorse umane, ad esempio le ostetriche dei consultori, la cui presenza evita alle donne dopo il parto di fare pensieri come “non amo il mio bambino, non me la sento, non sono adeguata…”.
In platea, c’è un’antropologa che racconta alle altre mamme che “non bisogna avere paura delle emozioni” ed è un perfetto corollario del discorso precedente.
Poi ride: “Ricordo anche il mio di parto, con Salvatore, di cui mi fidavo. A un certo punto, in pieno travaglio non ce la facevo più e lo afferrai per il camice bianco dicendogli: “Brutto stronzo, mi avevi promesso che avrei partorito con un cesareo…”.
Ovviamente, la creatura è nata con un parto naturale.
E la mamma, antropologa, ha dimostrato personalmente che “non bisogna avere paura delle emozioni”.