'Sono stata in carcere per avere guidato l’auto in Arabia Saudita. Ora la mia battaglia è vinta'

Manal al Sharif sei anni fa fu imprigionata per avere diffuso un video nel quale appariva alla guida. Da qui la battaglia #saudiwomendrive

di Redazione

'Non potevo crederci. Per anni ci siamo dette che sarebbe stata l'ultima cosa su cui la monarchia avrebbe ceduto. Per anni abbiamo lottato, siamo state arrestate, minacciate, insultate. E oggi, eccoci qui'. Intervistata da La Repubblica, parla Manal al Sharif, la donna che a Riad si era fatta riprendere al volante, atto per cui finì anche in carcere. 'La monarchia - spiega al Sharif - vuole dimostrare che i tempi sono cambiati. Che il potere è cambiato. Che a decidere oggi è un giovane. Il principe ereditario Mohammed Bin Salman vuole essere popolare. E ci sta riuscendo: basta guardare i titoli in queste ore'. All'indomani dal  decreto reale che abolisce il divieto alla guida per le donne saudite se non accompagnate da un uomo, Manal non trattiene la gioia.

Sempre dipendenti dagli uomini

'Le donne – aggiunge con commozione - a lungo sono state usate come strumento per compiacere gli estremisti. Ora vengono usate per mostrare al mondo che l'Arabia Saudita è un Paese moderno e liberale'. 'La battaglia vera - sottolinea - era la guida. Era la più simbolica delle riforme, la più imbarazzante delle leggi. La norma che impediva alle donne di accedere a posti di lavoro dove lo stipendio sarebbe finito tutto in tasca all'autista incaricato di accompagnarle a lavoro'. 

#saudiwomendrive

Manal, che oggi ha 38 anni e vive in Australia, sei anni fa è stata messa in carcere perché si era fatta riprendere al volante di un’auto. La notizia fece il giro del mondo ma oggi questa giovane donna costretta a vivere in esilio per le minacce ricevute può festeggiare. Dopo la diffusione del suo video e l’arresto fu infatti costretta a lasciare il paese e il suo figlio maggiore, affidato al padre dopo il divorzio. Rimase in isolamento per otto giorni e ne uscì solo dopo avere firmato un foglio nel quale si impegnava a non guidare più e a non parlare con la stampa. Uscita dal carcere, perse il lavoro, fu minacciata e la sua famiglia insultata ma il suo sacrificio stimolò la campagna #saudiwomendrive che negli ultimi sei anni ha tenuto il regime sotto pressione fino al decreto reale che sancisce òa libertà di guida per le donne a partire dal prossimo giugno.