Cancro, dirlo o no? Figli e lavoro, cosa si rischia. I casi di Kate, Concita De Gregorio e gli altri
Il caso di Kate Middleton, costretta a dichiararsi affetta da un tumore, riapre un dibattito sotterraneo, quello dello stigma della malattia in un mondo votato all'efficienza e alla salute a ogni costo. Ma c'è anche dell'altro in chi sceglie la riservatezza: dalla tutela dei figli al rischio di perdere il lavoro
Gli uomini fanno meno fatica a dichiararlo in pubblico. Re Carlo, ad esempio, non ha fatto mistero del suo cancro alla prostata nonostante le possibili ripercussioni politiche. E così, per citare i casi più recenti, anche sportivi e atleti come Sven-Göran Eriksson, Siniša Mihajlovic e Gianluca Vialli. Le donne, invece, sono più inclini a custodire la malattia in segreto, con riserbo, spesso anche a tutela dei figli. Per non turbarli, spaventarli oltre modo.
Kate Middleton, principessa del Galles, è stata costretta suo malgrado a comunicare urbi et orbi la sua battaglia contro un tumore e l'inizio della chemioterapia dopo due mesi d'assenza dalla scena pubblica e una sequenza nefasta di errori di comunicazione da parte degli addetti della Casa Reale: una foto taroccata, video-fake, avvistamenti posticci. Come gestire la malattia ai tempi dei social e del pettegolezzo globale? Dirlo, non dirlo? Concita De Gregorio, giornalista, scrittrice e ora anche attrice teatrale di formidabile bravura nella pièce L'origine del mondo, ha affrontato la malattia - un tumore al seno - senza lasciare trapelare una parola. Neppure durante la conduzione del programma In Onda su La7, dunque sotto l'occhio impietoso di più telecamere e migliaia di telespettatori. Ha continuato a fare il suo lavoro per i giornali, non ha mai disertato una puntata della trasmissione, è andata in scena, cioè, con solare tenacia e coraggio. Fino poi a "confessare" di avere una parrucca alla "Belva" Francesca Fagnani, esattamente un anno fa, quando il peggio era passato e i capelli iniziavano a ricrescerle.
C'è un modo giusto, un tempo giusto per dire che hai il cancro?
Proprio sul caso Middleton, l'editorialista di Repubblica ha scritto: "C’è un modo giusto, c’è un tempo giusto per dire che hai un cancro? Dipende. (...) Assorbita l’onda d’urto della diagnosi (che colpisce solo te — sei sola, quando il medico ti chiama nella stanza) ne parli con le persone adulte che più ami e che ti amano. Ma per rassicurare ci vuole un certo quantitativo di presenza, di tenuta, di fermezza. Non puoi mentire ma non devi nemmeno generare spavento, irredimibile. Ogni parola, ogni sorriso, ogni gesto si incide per sempre nella memoria di un figlio quando gli spieghi che hai una malattia". I figli, appunto. Anche Middleton li ha citati nel breve video in cui ha trasformato l'icona della principessa perfetta nella realtà di una donna provata, meravigliosamente umana. Da archetipo immateriale con il tailleur senza una grinza a essere umano. In particolare, Kate ha detto: "Mio marito William e io abbiamo fatto tutto il possibile per elaborare e gestire la cosa in privato per il bene della nostra giovane famiglia. Come potete immaginare, ci è voluto del tempo. Mi ci è voluto del tempo per riprendermi da un intervento chirurgico importante e iniziare il trattamento. Ma, soprattutto, ci è voluto del tempo per spiegare tutto a George, Charlotte e Louis in un modo appropriato per loro e per rassicurarli che starò bene". I figli, già.
Il caso della giornalista freelance Simona Siri
Ma non solo, quando ci si ammala e non si ha un contratto c'è anche il rischio di perdere il lavoro. Simona Siri, giornalista, ha raccontato proprio questo in un lungo post su Facebook del 2015 in cui ha fatto "coming out". "Se sei Angelina Jolie o Emma Bonino in fondo è semplice: sei un personaggio pubblico e le tue parole possono davvero fare la differenza e far sentire meno sole le altre, tantissime persone a cui è stato diagnosticato. Se sei una che fa un lavoro pubblico, ma non è un personaggio pubblico, la situazione è più complicata. Stabilito che l’unica cosa peggiore di avere il cancro è avere il cancro e fare la freelance, la prima paura che ti viene è che se lo dici poi non lavori più. Niente più interviste, niente più viaggi, niente di niente. Merda. Allora non lo dici, però intanto il cancro ce l’hai e ti devi curare e quindi non puoi essere sempre disponibile e alla fine realizzi che è meglio che sappiano cosa ti sta succedendo piuttosto che pensino a te come a una inaffidabile. Ecco, una cosa peggio del cancro c’è: passare per inaffidabile. Giammai. Quindi alla fine lo dichiari, ma prima solo a uno o due, poi a cinque, poi a dieci. Ormai la porta è aperta".
Lo stigma per mille ragioni tutte maledettamente serie
Dirlo, oppure no, tacere e non solo per il tabù dello stigma ma per mille e più ragioni, tutte valide, tutte legittime, tutte comprensibili, maledettamente serie. Perché, come conclude De Gregorio, "Il cancro è di tutti. (...) Speriamo il meglio. Per Middleton, per i suoi figli, per noi, per tutti. Che alla fine la vita è quello che ti capita, è come lo affronti ciò che ti definisce". Kate si è già autodefinita con quel video breve e sobrio, e - addossandosi le colpe di una foto falsa - ha salvato in corner anche la linea di comando di Buckingham Palace. Diciamo che è abbastanza per meritarsi riflettori spenti e il tempo necessario della cura in tranquillità Da Il discorso del Re, il film dedicato a Giorgio V padre di Elisabetta II, a quello della futura regina d'Inghilterra il passo non è breve ma dimostra che dietro castelli, pubblici sorrisi e sovrano galateo, ci sono persone. Proprio come noi. Che soffrono, lottano, si ammalano. E che a volte vorrebbero solo un po' di silenzio attorno.