“Anna Frank deve sorridere”: nel calendario dei bambini, 12 figure del '900 che hanno fatto la Storia
La maestra Antonietta Dore ha ideato un progetto, non solo fotografico, facendo interpretare ad ogni alunno un personaggio storico
Non c’è modo migliore per insegnare la Storia che farla sentire agli allievi sulla propria pelle. Del resto il ‘900 non è distante, era ieri per tanti di noi ma non per i bambini di quarta elementare. Allora può bastare un girocollo nero per sentirsi un “beatle”, un fiore tra i capelli per vedersi un po’ Frida Kahlo o un paio di occhiali con la fine montatura in metallo per sentirsi come Gandhi. Così è nato il calendario 2020 realizzato dalla 4a E della scuola elementare Pertini di Sassari: gli scolari, guidati dalla maestra Antonietta Dore, hanno indossato i panni di dodici celebri protagonisti dei grandi cambiamenti del secolo scorso, dalla musica alla scienza, dalla letteratura alla politica.
In ogni immagine sono state ricostruite le foto più famose di personalità come Rosa Parks, Anna Frank, Falcone e Borsellino e altri. Le fotografie sono state realizzate da Alessandro Zoppi e il ricavato della vendita del calendario andrà in beneficenza. L’autrice dell'originale progetto didattico, la maestra Antonietta Dore, ci ha raccontato come è nata l’iniziativa.
“Sai che mio nonno…”
“Il lavoro era iniziato l’anno scorso quando i bimbi erano in terza e aveva avuto origine proprio dalle loro domande. Quesiti nati da ciò che sentivano in casa, magari alla televisione, o in una canzone. Si trattava di domande che mettevano in gioco figure e concetti del ‘900: un secolo che i bambini non hanno vissuto e io li prendevo in giro dicendo loro: ‘voi non siete di questo secolo. Io sono del 1900’. In terza la disciplina storica viene insegnata ricostruendo la storia personale a partire dai nonni per educare i bambini a guardare le differenze con il passato. Dalle risposte alle curiosità e dai racconti di ciò dicevano e facevano i nonni è nato quello che poi è diventato il progetto del calendario”.
La Storia maiuscola da quella familiare?
“Sì, ma la prima iniziativa è stata quella di disegnare nel corridoio una linea del tempo in cui abbiamo collocato la data di nascita dei nonni, dei genitori e quella degli scolari che invece andava fuori del ‘900. Poi abbiamo iniziato ad inserire eventi e date storiche come quelle della Prima Guerra Mondiale o del naufragio del Titanic. Da lì ho pensato che sarebbe stato più facile coinvolgerli parlando di personaggi. Una delle prime è stata la scienziata Marie Curie: abbiamo guardato le foto e poi realizzato la biografia. A quel punto ho parlato con le colleghe e con il fotografo Alessandro Zoppi e, dopo avere realizzato un elenco di personaggi, abbiamo iniziato a progettare la realizzazione delle immagini”.
Nell’esito si nota anche una ricerca delle pari opportunità di genere.
“In realtà abbiamo dovuto trovare un equilibrio perché, su venti allievi, tredici sono femmine e sette i maschi. E non volevo travestire i bambini per evitare l’effetto carnevalata. Abbiamo studiato ogni immagine e trovato fra i piccoli chi poteva interpretare al meglio il relativo personaggio. Poi ho chiesto ai bambini di portare da casa degli oggetti che ci aiutassero ad entrare nello spirito del tempo e con quegli oggetti sono stati fotografati: lo specchio antico alle spalle della piccola che veste i panni di Maria Callas, gli occhiali di Gandhi, la tutina delle piccola ginnasta che interpreta Nadia Comaneci”.
E il successo del calendario vi ha travolto.
“Sì, non ci aspettavamo certo che la stampa di accorgesse di noi. Oggi ho letto in classe l’articolo della Nuova Sardegna che parla di noi e i bambini erano emozionati. È stata pure l’occasione per spiegare come si realizza un articolo di giornale: in fondo sono la loro insegnante di italiano e storia”.
E domani potrete leggere questo articolo.
“Ne saranno entusiasti”.
Qual è la sua foto preferita?
“Non c’è ma devo dire che fra le più toccanti c’è quella che riproduce l’amicizia di Falcone e Borsellino e la foto della piccola Chiara che interpreta Anna Frank. Ne abbiamo parlato in classe e i bambini hanno deciso che nella foto Anna doveva sorridere, perché le era stata rubata la vita che ancora doveva vivere. Di lei doveva restare il sorriso”.