Umiliazioni e botte dal marito per 22 anni, lei querela ma la prescrizione cancella tutto: “Sono amareggiata”
“Non è stato condannato e non mi risarcirà i danni”. La giudice: “Ci scusiamo tutti”. La donna aveva trovato il coraggio per la denuncia ma il processo è arrivato tardi costringendo la magistrata ad applicare la prescrizione
La storia fa ingoiare amaro a chi abbia un minimo di sensibilità e vocazione alla giustizia. Anche se dura lex, sed lex come recitavano i nostri antenati e come si evince, alla fine, dalle parole dell’interessata: “Sono amareggiata, ma sapevo che poteva accadere”. Lei aveva denunciato tra il 2014 e il 2015 botte, calci, pugni, schiaffi, umiliazioni ricevuti per oltre 20 anni dal marito ma il processo è arrivato sei anni dopo, nel 2021. Un tempo che ha costretto la giudice Stefania Cugge a prosciogliere l'imputato, un uomo di 57 anni del Chivassese, in provincia di Torino, per intervenuta prescrizione.
I commenti degli avvocati
La vicenda viene riportata dal quotidiano La Stampa, in cui i commenti dei legali delle due parti si schierano su fronti opposti. 'Il giudice ha applicato la legge nel rispetto dei principi del giusto processo che impone la sua celebrazione in tempi ragionevoli - afferma il difensore dell'uomo, l'avvocato Pierpaolo Chiorazzo -. Tempi che in questo caso non sono stati rispettati, a prescindere dall'eventuale responsabilità del mio assistito'.
'Questa purtroppo era la legge - dice la legale di parte civile, l'avvocata Sonia Maria Cocca -. Ora, grazie al 'Codice rosso' (legge del 2019 a tutela della vittime di violenza domestica e di genere, ndr), le donne sono maggiormente tutelate'.
Il colpo di spugna
Coma fa notare Simona Lorenzetti sul Corriere “la prescrizione ha parlato prima ancora che venissero analizzate le prove e che la vittima, una madre di 48 anni, avesse modo di raccontare i 22 anni di abusi subiti da un marito che non le ha risparmiato alcuna umiliazione”.
A carico dell’ex marito (ora prosciolto) vi sarebbero state accuse di soprusi e vessazioni. Secondo quanto riporta il Corsera l’uomo 'impediva alla moglie di lavorare e di scegliere gli abiti da indossare. La pedinava e la costringeva a un’intimità indesiderata” Senza contare “le botte con cadenza regolare, anche quando era incinta della loro prima figlia'. Tanto da “spingerla - si legge sul quotidiano - nel 2010 verso un tentativo di suicidio”.
Le querele
La donna aveva alla fine trovato il coraggio di ribellarsi e presentato querele tra il 2014 e il 2015. Le sue parole riportate dal quotidiano sono esplicative: “All’epoca ho avuto molta paura, non mi sentivo protetta. Oltre alla famiglia, l’unica persona che mi ha sostenuto è stata la mia avvocata, Sonia Maria Cocca”.
La giudice: “Ci scusiamo tutti”
Lei ha divorziato, cambiato casa e riacquistato un po’ di serenità, ma continua ad “essere arrabbiata. Non solo lui non è stato condannato, ma non mi risarcirà neanche i danni. E le conseguenze di quanto ho vissuto le porto ancora sulla pelle”. Alla fine “tutto cancellato da un colpo di spugna”. Forse anche per questo la giudice Stefania Cugge, prima di lasciare l’aula del Tribunale d’Ivrea, avrebbe detto “Ci scusiamo tutti”.