Perché è difficile cambiare idea e superare i pregiudizi? Colpa dei bias cognitivi: cosa sono e come funzionano
Parliamo dei bias che sono pregiudizi astratti su cose mai viste o di cui non si è mai avuto esperienza diretta. Come smontarli ed esercitare il senso critico
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I bias cognitivi sono automatismi mentali dai quali si generano credenze e da cui si traggono decisioni veloci. Si tratta, il più delle volte di errori di giudizio che hanno un impatto sulla quotidianità, non solo su decisioni e comportamenti ma anche sui processi di pensiero. I bias si basano su una percezione errata o deformata della realtà e su convinzioni o ideologie personali a cui tutti si è esposti. Come le euristiche cognitive, i bias consentono di arrivare a conclusioni rapide, richiedendo il minimo sforzo mentale. Però, mentre le euristiche cognitive trovano fondamento a partire dai dati di realtà, i bias sono pregiudizi astratti su cose mai viste o di cui non si è mai avuto esperienza diretta. Quindi, mentre le euristiche sono scorciatoie comode e rapide estrapolate dalla realtà e portano a veloci conclusioni, i bias cognitivi sono euristiche inefficaci, pregiudizi astratti che non si generano in base a dati di realtà, ma si acquisiscono a priori senza critica o giudizio (De Filippis, 6 aprile 2023).
Allora perché può essere tanto difficile cambiare idea, soprattutto sui social?
I social media sono incentrati sui bias cognitivi e sulla necessità di sentirsi parte di una comunità. I bias strettamente legati a questo concetto sono:
- il confirmation bias o bias di conferma: qualunque nuova informazione conferma le nostre convinzioni precedenti, confutando quelle opposte. Si è più portati a credere a ciò che si avvicina al proprio pensiero ed è familiare piuttosto che ad un'idea diversa dalla propria;
- il bias di gruppo: bias che ci porta a sopravvalutare le capacità ed il valore del nostro gruppo di appartenenza, attribuendo alla sfortuna gli eventi negativi e al merito e talento quelli positivi;
- bandwagon effect o effetto carrozzone: è la tendenza innata a seguire le azioni e le scelte degli altri, indipendentemente dalla loro logica o razionalità. Rappresenta un aspetto cruciale del comportamento umano, evidenziando il desiderio innato di conformarsi e aderire alle tendenze prevalenti. Questo fenomeno, che trascende culture e contesti, offre spunti preziosi per comprendere le dinamiche che guidano le decisioni dei consumatori;
- il bias conservativo: ogni novità viene vista con sospetto e sottovalutata rispetto alle precedenti convinzioni;
- il bias di proiezione: consiste in una percezione distorta della realtà. Si ritiene di pensare e vedere le cose sempre nella maniera giusta e che anche le altre persone la pensino allo stesso modo, come una sorta di falso consenso.
Inoltre, è da tenere in considerazione il backfire effect o effetto di ritorno di fiamma: è una manifestazione del bias di conferma, che rappresenta la tendenza delle persone a dare più credito alle prove che supportano le proprie convinzioni preesistenti. In questo caso, il pregiudizio è così forte che le persone si rifiutano di considerare la possibilità di essersi sbagliate. I social media fanno leva sui bias cognitivi per massimizzare l'attaccamento ad essi da parte delle persone.
Ad esempio il bias del pavone spinge a mostrare agli altri solo gli aspetti positivi della propria vita e a prediligere racconti di successi più che di fallimenti. Il mondo social è la culla di questo mondo di finta perfezione: vite straordinarie piene di viaggi, divertimenti, successi e solo felicità. Il risultato è dunque una vita apparentemente patinata che induce a pensare, in coloro che osservano, di avere una vita banale rispetto a quella che vivono gli altri, aumentandone la sensazione di frustrazione e insoddisfazione.
Rilevante è anche il bias di conformità sociale che riflette il desiderio di adattarsi alle norme sociali e alle aspettative dei propri simili, a prescindere dalle reali volontà personali. Nel mondo social, questo bias viene sfruttato attraverso meccanismi come il conteggio dei “Mi piace” e dei follower. Riguardo al bias di conferma, gli algoritmi dei social media ne amplificano l'effetto ovvero sottopongono a maggiori contenuti che rinforzano la propria opinione originaria. I bias non nascono ovviamente per legare a piattaforme social, ma vengono spesso utilizzati in marketing e comunicazione per influenzare o per lo meno provare a influenzare scelte e opinioni delle persone.
Sapere che i bias esistono, vengono utilizzati e che non sono eliminabili, è utile per conservare senso critico e oggettivo della realtà e per diminuirne gli effetti distorsivi.
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