“Sono una donna e sono l’avvocato di un femminicida, anche lui ha diritto a una difesa”
Intervista a Letizia Doppiu Anfossi che difende Nicola Amadu, reo confesso per l’omicidio di sua moglie: “Assurdo credere che, siccome è un uomo che ha ucciso una donna, il legale debba essere maschio”
La sera del 9 novembre scorso a Sassari, Nicola Amadu ha ucciso sua moglie Anna Doppiu dandole fuoco dopo averla massacrata di colpi. Un delitto che ha destato grande impressione per l’efferatezza del crimine e per la lucida cattiveria mostrata dall’uomo che, mentre la donna bruciava nel cortile di casa, ha chiamato sua figlia perché assistesse al rogo: “Vai a vedere tua madre, è lì dietro che brucia”. Parole che hanno destato l’indignazione di tanti espressa pure sui social network dove subito si è levata la richiesta di una pena esemplare. Che la difesa del femminicida sia stata assunta proprio da una donna ha destato in molti ulteriore meraviglia.
Uno stupore che per l’avvocato Maria Letizia Doppiu Anfossi non è un bel segnale.
“Forse non abbiamo ancora la cultura della difesa e questo è molto grave perché si tratta di un diritto che la nostra Costituzione rende obbligatoria per tutti, pure i rei confessi. Nicola Amadu, che ha reso piena confessione per il suo delitto, in me ha visto un avvocato, non una donna ed è così che vorrei essere vista quando esercito il mio lavoro”.
Un rapporto professionale tra avvocato e assistito a prescindere dall’identità di genere.
“L’avvocato, che sia uomo o donna, non cambia nella visione della difesa. Non è che io, in quanto donna, veda il mio assistito diversamente da come lo vede un uomo, qualunque cosa abbia fatto. Noi legali vediamo i casi in relazione al diritto, in modo che il nostro assistito abbia un processo giusto. Che si tratti di difendere un colpevole o un innocente, non fa differenza. Tutti hanno diritto a un processo giusto e non si tratta di fare la morale a nessuno.”
Questo caso ha destato molta impressione nell’opinione pubblica: sui social si invocano pene esemplari e Nicola Amadu è stato coperto di insulti. Non ha il timore di essere investita anche lei dalle critiche e di subire pressioni?
“La cosa mi terrorizzerebbe perché significherebbe che non siamo un paese civile. Sarebbe un segnale gravissimo per la nostra civiltà e per le donne. Non si può fare un errore del genere: credere che, siccome si tratta di un uomo che ha ucciso una donna, allora il difensore deve essere maschio. È assurdo. Poi un delitto fa sempre impressione, umanamente parlando. Ma se avessero bruciato un uomo, non penso che avrebbe fatto meno impressione. Gli esseri umani di fronte alla nostra Costituzione sono uguali, non sono distinti in base al sesso, religione oppure opinioni politiche.”
Preferisce essere chiamata avvocato, avvocata o avvocatessa?
“Avvocato. Ma questo non significa che io rinunci alla mia sensibilità di donna. Io come avvocato ho anche la sensibilità femminile, quindi forse ho pure una marcia in più.”