Addio al tenore di vita: l’assegno di divorzio sarà stabilito in base al contributo dato dai coniugi
Addio agli assegni stellari ma pure al criterio della mera autosufficienza, si parla di sentenza 'salva mogli'. Mitigati gli effetti della 'sentenza Grilli'
Una sentenza della Corte di Cassazione rivede il criterio per l'assegno divorzile che andrà valutato in base a un 'criterio composito' e non più in base al mantenimento del tenore di vita, ma neanche in base a quello della mera autosufficienza come prospettato da una sentenza che ha fatto molto discutere. Per gli esperti si tratta infatti di un «correttivo» della sentenza Grilli-Lowenstein che, nel 2017, aveva promosso una sorta di mantenimento leggero.
Addio agli assegni a cinque zeri
Non è però, secondo gli esperti, fra cui il presidente dei matrimonialisti Gian Ettore Gassani, un addio assoluto al mantenimento leggero e in ogni caso dovrebbe essere finita l'era degli assegni a cinque o a sei zeri. La decisione potrebbe quindi rimettere in discussione pure accordi di divorzi famosi, non ultimo quello di Silvio Berlusconi e Veronica Lario.
Il nuovo criterio
La sentenza delle Sezioni Unite della Cassazione afferma che, nello stabilire l'assegno di divorzio 'si deve adottare un criterio composito' che tenga conto 'delle rispettive condizioni economico-patrimoniali' e 'dia particolare rilievo al contributo fornito dall'ex coniuge' al 'patrimonio comune e personale, in relazione alla durata del matrimonio, alle potenzialità reddituali future ed all'età'. Una nuova visione dopo che la sentenza Grilli aveva escluso il parametro del 'tenore di vita'.
Adeguatezza dei mezzi
La Cassazione precisa che all'assegno di divorzio deve attribuirsi una funzione insieme 'assistenziale, compensativa e perequativa'. Il 'criterio integrato' individuato si fonda 'sui principi costituzionali di pari dignità e di solidarietà che permeano l'unione matrimoniale anche dopo lo scioglimento del vincolo'. Infatti la sentenza sottolinea che 'il contributo fornito alla conduzione della vita familiare costituisce il frutto di decisioni comuni di entrambi i coniugi, libere e responsabili, che possono incidere anche profondamente sul profilo economico patrimoniale di ciascuno di essi dopo la fine dell'unione matrimoniale'. 'Lo scioglimento del vincolo - scrivono i giudici - incide sullo status ma non cancella tutti gli effetti e le conseguenze delle scelte e delle modalità di realizzazione della vita familiare'. Pertanto, 'l'adeguatezza dei mezzi deve essere valutata non solo in relazione alla loro mancanza o insufficienza oggettiva ma anche in relazione a quel che si è contribuito a realizzare'.
Il commento
'Le Sezioni Unite della Corte di Cassazione si sono finalmente pronunciate in merito ai presupposti per il riconoscimento dell'assegno divorzile, mitigando gli effetti delle precedenti sentenze che sembravano aver irrimediabilmente segnato il tramonto del diritto alla conservazione del tenore di vita goduto in costanza di matrimonio: in tale ottica, gli Ermellini hanno inteso riequilibrare tale assetto, richiamando i principi costituzionali di pari dignità e di solidarietà che permeano l'unione matrimoniale, anche in relazione al principio di uguaglianza tra il lavoro casalingo e quello professionale'. Così in una nota l'avvocato matrimonialista Marco Meliti, presidente dell'Associazione italiana di Diritto e Psicologia della Famiglia.
Gassani: la sentenza rispetta coniuge più debole
Secondo il presidente dell'Ami (Associazione Avvocati Matrimonialisti Italiani), Gian Ettore Gassani 'con questa sentenza a Sezioni Unite che mitiga quella precedente del 10 maggio 2017 la Cassazione sancisce maggiore equità nei divorzi”. Restano fermi i principi secondo cui in caso di matrimonio breve e di palese indipendenza economica dei coniugi non debba essere riconosciuto l'assegno di divorzio. Da questo momento i coniugi più deboli che proveranno di essere stati artefici della crescita dell'altro, riceveranno un assegno di divorzio, anche se indipendente economicamente, che possa consentire loro una vita dignitosa. Pertanto la Cassazione tutelerà, anche per motivi costituzionali, l'impegno dei coniugi e la loro dedizione, anche in caso di fine del loro matrimonio. Per l'Ami questa sentenza è sicuramente più giusta dal punto di vista morale e sociale'.