L'amicizia vale più di una vittoria, la lezione di vita di Gaia ed Emilia, rivali nello sport e amiche per sempre

Finale dei campionati italiani di scherma: mancano 17 secondi quando Gaia Traditi, che è in testa, cade a terra e s'infortuna. Torna in pedana ma non riesce a combattere. Ed è allora che la sua rivale-amica decide di non dare la stoccata finale e di appendersi al collo la medaglia più bella

di Cinzia Marongiu

La vita è fatta di attimi. Attimi decisivi, imprevisti, essenziali nel cambiare tutto per sempre. Attimi destinati a buttare alle ortiche anni di sacrifici, attimi orrendi ma anche esaltanti, cruciali, da assaporare per il resto dei propri giorni mentre il groppo in gola ti impedisce di respirare con calma. E questa è una bellissima storia di attimi ma anche di valori come l’amicizia. Quella vera, che non si appoggia sulla convenienza reciproca o su un comune nemico da abbattere, in alleanze strumentali e fini a se stesse. No, questa è una storia di amicizia che non pretende aggettivi nel reclamare il bene dell’altro e non soltanto il proprio tornaconto.

Gaia ed Emilia, due campionesse della vita

Protagoniste sono Gaia Traditi ed Emilia Rossatti, due ragazze giovanissime, due sportive, due probabili campionesse di scherma del futuro, ma già ampiamente campionesse della vita perché sono protagoniste di una storia che è una lezione morale. Gaia e Emilia stanno incrociando le loro spade, l’una contro l’altra, in un match decisivo per la medaglia d’oro. Si giocano la finale under 23 dei campionati italiani che si disputano a Vercelli, Gaia è la favorita e infatti è in testa.

Il primo attimo è a 17 secondi dalla fine, quando Gaia è in vantaggio per 12 a 9. Un passo indietro, poi l’altro ma sbaglia l’appoggio di un piede e frana a terra. Un dolore lancinante, la caviglia che si gira, il grido di dolore mentre piange a terra. Emilia è la prima a correrle incontro e a starle vicino.

Il secondo attimo è quello forse più faticoso, in cui Gaia ha 5 minuti di tempo per l’intervento medico. L’attimo in cui si rimette in piedi mentre il pubblico applaude. Ma non si regge, traballa sul piede incerto, di sicuro non può continuare a combattere.

Il terzo attimo è quello cruciale, investito dal fischio dell’arbitro e dal tempo che ricomincia a scorrere veloce per quei 17 secondi finali. È l’attimo in cui Emilia decide che un’amicizia vale più di una vittoria, che l’essere amica e solidale è la più bella medaglia d’oro che può mettersi al collo. E così, davanti al pubblico che attende l’agguato finale, anziché avanzare con la spada in mano pronta a colpire l’amica-rivale, indietreggia e aspetta che quei 17 secondi scorrano via.

Il quarto attimo è quello dell’”alt, tempo scaduto”, quello dell’abbraccio in cui si sciolgono le lacrime dell’una e dell’altra, quello che sancisce la vittoria di Gaia Traditi per 12 a 9, lo stesso punteggio con il quale conduceva prima di infortunarsi. Ma è anche l’attimo che sancisce la vittoria di Emilia Rossatti, una vittoria della generosità sull’egoismo, dell’affetto sull’ambizione. Poi accanto all’amica spiega: "Non provare a vincere, dinanzi a un'avversaria, che è prima di tutto un'amica, infortunatasi, è la cosa più giusta che ho pensato di fare, e la rifarei altre mille molte".

E noi per mille volte la applaudiremo ancora, in un lungo attimo indimenticabile che in un colpo solo seppellisce gli stereotipi stantii che blaterano ancora di rivalità femminile. La rivalità non ha genere e per fortuna nemmeno la bellezza.