Chi è Ambra Sabatini, la portabandiera paralimpica: dall'amputazione della gamba al record del mondo nei 100 metri
Il 5 giugno 2019 la vita cambia. Ha solo 17 anni quando a causa di un incidente in motorino ha subito l’amputazione della gamba sinistra sopra il ginocchio
Ambra Sabatini aveva un sogno sin da bambina, molto prima di perdere la gamba in quel maledetto incidente: le Olimpiadi. Ha cominciato con il pattinaggio, poi è passata alla pallavolo e alla fine è approdata al mezzofondo. Ma il 5 giugno 2019 la vita cambia. Ha solo 17 anni quando a causa di un incidente in motorino ha subito l’amputazione della gamba sinistra sopra il ginocchio. Sembra impossibile crederci ma il suo primo pensiero è stato: come faccio a tornare a correre. Un anno dopo era di nuovo su una pista. Due anni a Tokyo 2020 dove ha conquistato l’oro nei 100 metri. Nel 2023 i mondiali di Parigi ottiene anche il record del mondo nei 100 metri. L'abbiamo vista portabandiera la sera dell'inizio dei Giochi Paralimpiadi di Parigi 2024: "Ambra rappresenta una nuova stella nel firmamento paralimpico e sicuramente con un futuro radioso davanti a lei", ha detto Luca Pancalli, presidente del Comitato Italiano Paralimpico.
L'incidente
"Dell’incidente ricordo tutto perché sono rimasta sempre cosciente. Stavo andando all’allenamento in scooter con mio padre, quando una macchina ha invaso la nostra corsia. Ci ha colpito di striscio, ma il ginocchio è rimasto incastrato al montante della macchina durante l’urto. Sono stata molto fortunata perché dietro di me, per puro caso, c’era una camionetta dei vigili dei fuochi e hanno agito prontamente stringendomi la gamba con il laccio emostatico" ha raccontato Sabatini a VanityFair. "Capivo che la situazione era grave e che era meglio rimanere coscienti, anche se era tutto molto confuso. Sentivo questo grande calore. Il dolore ho cominciato a percepirlo dopo Il giorno dopo c’erano in stanza mia madre e mio fratello, mio padre era ricoverato, e mi hanno detto dell'amputazione. Io un po’ me l’aspettavo. Lì per lì ho cercato di far finta di nulla, perché mia madre e mio fratello avevano delle facce abbastanza tristi".
La reazione
"Mi sono informata subito sulle protesi e sul mondo dello sport paralimpico. Il mio obiettivo era tornare a correre. Uno degli ostacoli peggiori è stato capire che con un’amputazione sotto il ginocchio sarebbe stato più facile correre. All'inizio avevo questo pallino. Ora capisco che era un po' assurdo. Assolutamente è stata la mia passione per il mezzofondo e per lo sport in generale a darmi lo slancio di andare avanti. Quando non avevo ancora la protesi da corsa, ho iniziato ad andare in bici e a nuotare. Da subito sapevo che qualcosa mi sarei inventata, non sarei stata ferma. Non è stato tutto subito. Avevo tanta aspettativa sulle protesi, ma c’è voluto tempo per abituarmi. All’inizio soprattutto con quella da corsa, che ho indossato per la prima volta a un anno dall’incidente, facevo una fatica immensa. Alla prima gara sono inciampata sia all’inizio che al traguardo. Alla mia prima gara paralimpica ho incontrato il tecnico della nazionale. Lui mi hanno detto che mi avrebbe fatto una protesi ad hoc. Con quella il movimento era molto più fluido".