Alessandra Todde e gli stereotipi di genere che non risparmiano nemmeno la prima presidente della Sardegna
Suo malgrado è diventata termometro di quanto la cultura di questo Paese, nonostante le donne stiano arrivando a ricoprire ruoli chiave, non cambi di una virgola
Non si può neppure gioire per un giorno intero per l'elezione, finalmente, di una donna a Presidente di una Regione che non ha mai eletto una donna che arriva la solita narrazione infarcita di stereotipi e dettagli inutili sulla vincitrice, da gran parte della stampa italiana. Ci offre in queste ore infatti un grande spunto di riflessione Alessandra Todde, che guiderà la Sardegna nei prossimi 5 anni e che è stata raccontata come mai sarebbe stato raccontato un uomo al suo posto. Un termometro di quanto la cultura di questo Paese, nonostante le donne stiano arrivando a ricoprire, sempre più, ruoli chiave (abbiamo da un anno e mezzo una donna premier e una capa, non un capo, di opposizione) ma che non riescono a vedere oltre il gossip la figura politica che stanno raccontando se questa è una persona di genere femminile.
Alcuni esempi dalla Stampa nazionale
Oltre ai tanti giornali online che ci tengono moltissimo a dirci che è del segno dell'Acquario, abbiamo grandi occasioni mancate da parte dell'editoria più blasonata. Ci aiuta in questo un interessante post ironico della pagina Instagram theperiodoff. La Repubblica ci racconta che Di Maio la presentava a tutti come l’amica della sua ragazza. Magari ciò che interessa è che sia ingegnera, imprenditrice, ex sottosegretaria e vice ministra in due governi. Il Fatto quotidiano in un tweet, per raccontare la prima presidente della Sardegna, cita tre uomini che in qualche modo l'avrebbero fatta vincere: Conte, Bersani e il nonno. Il Corriere della Sera vince su tutti, ci informa che è vegetariana, ma soprattutto ci dà conto del peso e dell'altezza, come avesse vinto Miss Italia e che non ha figli, forse per ricordare a tutte che se vuoi arrivare in alto alla maternità devi rinunciare (o che Todde avrebbe anche dei difetti? Non è madre cristiana ecc... chissà, scusate l'ironia). Il Messaggero invece dice una cosa smentita da tutte le interviste rilasciate dalla neo Presidente e cioè che si farebbe chiamare ingegnere al maschile (quindi di sinistra sì, ma non una noiosa femminista?). Ve lo diciamo noi, lei vuole essere chiamata Presidente. Sul titolo da ingegnere estrapolato dal curriculum la spiegazione è ovvia, aveva solo compilato un modello che come sappiamo non prevede, in molti casi, la declinazione al femminile.
Alla fine è lei a scherzare sul colore dei capelli
"Manterrò la promessa che vi ho fatto. Mi tingo i capelli con i colori dell'isola". Scherza la neo presidente della Regione Sardegna , riferendosi alla scommessa elettorale fatta qualche giorno fa ai microfoni di Rai Radio1, ospite di 'Un giorno da pecora'. "Confermo, quando verrò a Roma mi tingerò una ciocca di capelli coi colori della Sardegna come vi avevo detto".
Il report che fotografa una Italia ferma agli anni 50
Tutto quello che abbiamo raccontato sopra sta nero su bianco nel report del Comitato delle Nazioni Unite per l'eliminazione della discriminazione contro le donne (Cedaw), che poche settimane fa ha pubblicato le sue conclusioni sull'Italia. Il nostro Paese continua a livello sociale e istituzionale a raccontare la donna con le parole più sbagliate e in alcuni casi addirittura offensive. La rappresentanza femminile in Parlamento è diminuita con le ultime elezioni, anche in Sardegna, su 60 consiglieri entreranno solo 8 donne. Ma ci sarebbe un pericoloso e costante "incitamento all'odio contro le donne e le ragazze soprattutto se Lgbtq+ o con disabilità" in molti programmi televisivi di informazione e intrattenimento. Le Nazioni Unite hanno anche invitato l'Italia ad accelerare l'adozione di una strategia globale volta proprio a eliminare gli stereotipi sul ruolo e le responsabilità nelle donne nella società. In questo contesto necessario e fondamentale risulta il ruolo dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Conclude l'organizzazione Onu, va garantita in ogni aspetto della vita pubblica "raccomandiamo all'Italia di definire una strategia per garantire la parità di genere tra uomini e donne in tutti i settori della vita politica e pubblica e di fornire alle donne una formazione sulle capacità di leadership, sulle campagne elettorali e sulla costruzione dei collegi elettorali per prepararle a candidarsi a tutti i livelli di governo". Ricordiamo anche il famoso studio riguardante le parlamentari in Europa che evidenziava che l’85 % di loro è stata vittima di sessismo, abusi o violenze.
Il libro che vi consigliamo
Serena Marchi nel 2019 rifletteva sulla condizione delle donne in politica nel suo nuovo libro Pink Tank, edito da Fandango. Anche se dopo 5 anni abbiamo una premier e la capa dell'opposizione la situazione nella sostanza non è cambiata. La rappresentanza femminile è ancora troppo poca e i sistemi di doppia preferenza di genere favoriscono (sembra assurdo) gli uomini anche una volta. L'autrice chiese direttamente a deputate, senatrici, firmatarie di leggi, Presidenti della Camera, attiviste e militanti, di riflettere sulla loro condizione politica in Italia, ovviamente partendo dalla loro storia personale. Da Emma Bonino a Daniela Santanché da Anna Finocchiaro a Irene Pivetti fino a Monica Cirinnà, Giorgia Meloni, Cècile Kyenge, Mara Carfagna, Mariapia Garavaglia, Rosa Menga, Emanuela Baio, Elly Schlein, Elisabetta Gardini, Laura Boldrini, Marianna Madia, Luciana Castellina e Livia Turco. Un libro che raccoglie esperienze diverse ma capace di illustrare uno spaccato fondamentale della realtà che viviamo e che cambia troppo lentamente.