"Ai figli solo il cognome della madre": la proposta di Franceschini scatena la bagarre. E sui social dilaga il sarcasmo

Franceschini la spiega così: "E’ un risarcimento per un’ingiustizia secolare che è stata una delle fonti culturali delle disuguaglianze di genere". Ma sui social: "Quindi invece che il cognome del padre, gli diamo il cognome del nonno…”

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di Redazione

Tutti contro di lui e la sua proposta. Se l’ex ministro Dario Franceschini voleva ricompattare politici e società civile in un solo colpo allora l’obiettivo è stato raggiunto. L’idea di dare ai figli il cognome della madre per superare “le disuguaglianze di genere” non piace quasi a nessuno e sui social c’è chi lo sbertuccia pesantemente. E dire che secondo Franceschini si trattava di “una cosa semplice” anche se, come si sa, in Italia niente lo è davvero.

Un risarcimento per un'ingiustizia secolare

Ma ecco la proposta del senatore del Pd, esposta sul social X, in attesa di depositarla come disegno di legge: “Ai figli solo il cognome della madre. Anziché creare infiniti problemi con la gestione dei doppi cognomi, dopo secoli in cui i figli hanno preso il cognome del padre, stabiliamo che dalla nuova legge prenderanno il solo il cognome della madre. E’ una cosa semplice ed anche un risarcimento per un’ingiustizia secolare che ha avuto non solo un valore simbolico ma è stata una delle fonti culturali delle disuguaglianze di genere”. Insomma, l’obiettivo dichiarato è alzare il tiro e indicare un obiettivo più radicale di quello a cui puntano i disegni di legge già in discussione in commissione al Senato, che vogliono affiancare il cognome della madre a quello del padre.

"Provocazione irricevibile"

Ma il dibattito si è subito infuocato e non solo nell’agone politico. La destra boccia l'idea sotto una coltre di sarcasmo. Ecco Matteo Salvini: "Ma certo, cancelliamoli dalla faccia della terra questi papà, così risolviamo tutti i problemi. Ma dove le pensano 'ste idee geniali?". Ancora più duro il deputato di Fratelli d'Italia, Federico Mollicone: "E' una provocazione irricevibile. Nella visione di Franceschini si passerebbe dal patriarcato al matriarcato".  Contro Franceschini anche Forza Italia: la sua è stata "una provocazione finalizzata soprattutto ad una ribalta mediatica", ha commentato il senatore azzurro.

"Altre priorità non ne abbiamo? Boh"

Anche nel centro sinistra l’aria che tira non è delle migliori: il segretario di Azione Carlo Calenda è gelido mentre twitta: "Altre priorità non ne abbiamo? Boh". Ma c’è anche chi parla di “incostituzionalità”: per il costituzionalista Cesare Mirabelli, il ddl avrebbe vita difficile, se non impossibile. "Si presta alle stesse censure di illegittimità che riguardavano l'obbligo di trasmettere ai figli solo il cognome paterno. Una diseguaglianza non si sana capovolgendola e introducendone un'altra. Il ddl Franceschini sarà criticabile ed impugnabile per illegittimità costituzionale se mai dovesse arrivare al traguardo. Ma io credo che probabilmente già nell'iter legislativo dopo che la Commissione Affari costituzionali ne valuterà la costituzionalità in chiave politica, il ddl sarà bloccato. E non arriverà in Aula".

L'ombra dell'incostituzionalità

A sinistra, invece, le voci favorevoli non mancano. Anna Rossomando che è relatrice per i dem della legge sul doppio cognome si sbilancia: "Oggi finalmente una voce maschile ha riscontrato che per secoli c'è stata una sorta di invisibilità delle donne, con l'attribuzione del solo cognome del padre". Condivide anche Luana Zanella di Avs anche se ammette che il ddl avrebbe vita difficile: "E' una proposta interessante e condivisibile, sicuramente guarda molto in là. Vista la difficoltà che abbiamo avuto a far passare il doppio cognome, quello materno e paterno, possiamo immaginare il percorso faticoso di questa proposta”.

A che punto è la legge sul doppio cognome

Il tema del cognome da attribuire ai nuovi nati va avanti da molti anni ma ha avuto un’accelerata quando, nel 2022, la Corte Costituzionale bocciò di fatto l'attribuzione del solo cognome paterno e sdoganò il doppio cognome. Da qui l’iniziativa parlamentare con ben 4 disegni di legge: Simona Malpezzi del Pd, Alessandra Maiorino del M5s, Ilaria Cucchi di Avs e Julia Unterberger per le Autonomie. A tirare le fila è Giulia Bongiorno, che presiede la commissione Giustizia del Senato che se ne sta occupando: "La questione dei cognomi impone di trovare un punto di equilibrio che non renda nessun genitore invisibile". Insomma: no alla proposta Franceschini. 

Social scatenati

Intanto sui social non si contano le battute. C’è chi con sarcasmo rileva: “Quindi invece che il cognome del padre, gli diamo il cognome del nonno…”. E chi ricorda altre priorità: “Ma con tutti i problemi che abbiamo, davvero vi passano in mente queste scemenze? Siamo sull'orlo del precipizio e voi tranquilli una Pasqua con roba del genere”. E ancora: “Non è tanto l'argomento in sé, quanto il sistema logico che c'è dietro ad essere mostruoso. "Risarcimento", "ingiustizia", pensare che eventuali colpe del passato le debba scontare chi verrà…”.

Il commento di Massimo Gramellini

Della questione se ne occupa anche Massimo Gramellini nella sua rubrica quotidiana sul Corriere della Sera. Che apprezza il tentativo perché “ha il pregio di abbattere il macigno del doppio cognome, impraticabile in un paese soffocato dalla burocrazia, e l’ipocrisia della «libertà di scelta». Non prendiamoci per il naso: in una società che in molti suoi strati è ancora dominata da un pregiudizio tradizionale, libertà di scelta significa libertà di continuare a scegliere il cognome del padre. A volte certe situazioni vanno un po’ forzate. Si tratterebbe di uno choc in grado di contribuire concretamente al riequilibrio dei generi, perché andrebbe a toccare una corda identitaria, dunque profondissima”. Ma poi affonda così: “Il punto debole della proposta, ne converrà anche Franceschini, è che venendo da un uomo sembra profilarsi come l’ennesima concessione”.