La storia di Cloe, che a 3 anni gioca in mezzo alla sofferenza: a Lampedusa un raggio di luce
C'è anche Cloe, tre anni che sembra non accorgersi di dove sia. Del dolore tutto intorno. Sta in braccio al papà, stringe un polpetto di plastica
In questi giorni Lampedusa è tornata a essere crocevia di terribili sofferenze. Fiumi umani che sfidano le onde del Mediterraneo, per troppi ormai solo una tomba, per scappare da una vita infernale. E non ci sono solo adulti, in mezzo a questa sofferenza resistono i bambini.
Cloe e il polpetto di plastica
C'è anche Cloe, tre anni che sembra non accorgersi di dove sia. Del dolore tutto intorno. Sta in braccio al papà, stringe un polpetto di plastica, gioca e sorride. E' la forza dei bambini: trovare il bello in mezzo all'orrore.
Viene dal Senegal, è partita dalla Tunisia, Sfax per la precisione, ed ha fatto un viaggio di quattro giorni. Non sa che poggia i suoi pedini nell'estremo sud dell'Europa.
Vede il casco da motociclista, tenuto in mano da una giornalista, sgattaiola fuori da un'autobotte dei vigili del fuoco dentro cui si riparava coi genitori dal caldo asfissiante di una estate che non accenna a finire. E' attratta dai disegni colorati: un sole, alcuni pappagalli, degli ombrelloni. Sorride e allunga le braccine, vorrebbe toccarlo. La giornalista glielo porge e lei è tutta felice. Per ringraziarla le manda dei baci con la mano.
La storia di Cloe e i suoi genitori
La piccola e i suoi genitori sono sbarcati a Lampedusa da due giorni, con loro migliaia di profughi. Nell'hotspot di Contrada Imbriacola c'è il presidio dei vigili del fuoco dove si trovano ammassati centinaia e centinaia di esseri umani che per facilitazione giornalistica chiamiamo migranti. Ma sono uomini, donne, bambini, famiglie come quella di Cloe. Aspettano di salire sugli autobus che li devono trasferire al porto per imbarcarsi sulle navi militari e sui traghetti diretti verso la terraferma.
Una "marea umana" di disperazione
C'è un'area sterrata dove i bambini spesso scalzi corrono, giocano ma sempre vicini ai genitori perché è un attimo perdersi.
Cloe è curiosa, si capisce da come guarda tutti con stupore, ha gli occhi svegli di chi non vuole perdersi un dettaglio. Fa a tutti il segno della vittoria, in un certo senso ha vinto, visto che con mamma e papà è in Italy.
Lui invece ha solo un mese
Vicino a dove gioca Cloe c'è anche un neonato di un mese, è nato durante il viaggio della speranza, un fagottino che la madre siriana tiene stretto, lui dorme beato, almeno lui. "Non so dove andremo, non lo so - dice la mamma in un italiano stentato. "Ma so che qui c'è un futuro, soprattutto per lui”. Sorride ma sa di avercela fatta, almeno per il momento, e sogna di dare al piccolo una vita migliore
Hanno solo una bottiglietta di mezzo litro distribuita dai volontari della Croce Rossa, per bere, ma anche, soprattutto, per lavarsi. Le madri centellinano anche le gocce. Un ultimo sforzo, staranno dicendo sottovoce...