Virginia Raggi come Maria Elena Boschi: “Mi attaccano perché sono donna”
La sindaca di Roma risponde agli attacchi dei suoi detrattori sulla vicenda dello Stadio della Roma come fece a suo tempo l'ex ministra
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Se c’è una cosa che nessuna donna dovrebbe fare mai è rispondere ad attacchi sul proprio operato sostenendo di venire criticata per il solo fatto di appartenere al genere femminile. A meno che non sia davvero certa di subire una discriminazione di genere. Essere oggetto di attacchi maschilisti è cosa che capita davvero e spesso a tante, proprio per questo non bisogna gridare al lupo in modo strumentale.
L’autodifesa della Raggi
“Mi attaccano perché sono donna”, è una frase che abbiamo spesso sentito ripetere, e talvolta a sproposito. L’ultima ad averlo fatto è Virginia Raggi che nei giorni scorsi si è trovata al centro di una bufera per la vicenda dello Stadio della Roma che ha portato a nove arresti (tra cui il super consulente del Movimento 5 Stelle in Campidoglio Luca Lanzalone). “Sarà perché sono donna, sarà perché sono del M5s, o perché sono scomoda…”, queste le parole ripetute dalla sindaca di Roma intervistata di Bruno Vespa a Porta a porta. Insomma la prima cittadina avrà tutte le ragioni nel ritenersi estranea ai fatti e a protestare per essere ritenuta protagonista del “sistema Raggi”. Ma non crediamo che questo trattamento le sarebbe stato risparmiato dai suoi avversari politici se fosse stata un uomo.
Boschi contro Travaglio
Del resto non è la prima a tirare in ballo un presunto sessismo forse in assenza di altri argomenti. Lo aveva già fatto Maria Elena Boschi quando fu aspramente contestata da Marco Travaglio, durante una puntata di Otto e mezzo su La7, per la questione della Banca Etruria, scatenando, giustamente, la reazione ilare del giornalista che, alle sue parole: “Sono convinta che se fossi un uomo non mi riserverebbe lo stesso trattamento”, le rispose ricordando: “Silvio Berlusconi è un uomo”.
L’accusa di sessismo è una cosa seria
Questo vittimismo femminile è insopportabile per le stesse orecchie di una donna. Questo frignare cercando una sponda e una inutile solidarietà nel movimento di difesa dei diritti delle donne è qualcosa che fa malissimo alla stessa causa femminista. Perché quando una donna - di potere o meno - è vittima di attacchi sessisti, possiamo essere tutte unite nel rifiutare e stigmatizzare gli attacchi. Ma quando si viene criticate per il proprio operato, fosse anche in modo strumentale (ma in questo caso ci si può vedere al massimo strumentalizzazione politica), si deve rispondere nel merito. Perché affermare a sproposito “mi attaccano perché sono donna”, è come dire “non mi puoi criticare perché sono una signora”.