Il pensionato sardo, la turista e quella scatoletta di tonno: 'Io eroe? Macché. Mia moglie mi ha pure messo il muso'
Ulisse di nome e di fatto. Un eroe, non c’è dubbio. Ma diverso da tutti gli altri. Di quelli che non hanno bisogno di armature o muscoli. Di quelli cui non servono armi speciali o risorse segrete. Né tantomeno strategie sotterranee o alleati. Lui, Ulisse Piddiu, pensionato sardo di 68 anni, è l’eroe di questa estate che non vuole arrendersi alla maleducazione e al menefreghismo imperante. Un eroe sui generis che con la sola forza del ragionamento e del richiamo al rispetto dell’ambiente è riuscito a “vendicare” una spiaggia e un’intera isola, come la Sardegna, che ogni estate viene presa d’assalto dai turisti e dai bagnanti locali, non sempre attenti a lasciare quei posti incantati come li hanno trovati. Insomma, Ulisse è il signore in canottiera e paglietta che sgrida la turista del Nord intenta a svuotare una scatoletta di tonno nell’acqua cristallina del mare: un video diventato virale e super-condiviso che ha regalato a questo signore una notorietà improvvisa tra interviste e ospitate in tv, oltre che un liberatorio applauso collettivo alla fine della sua filippica.
Lui, seduto in un bar della cittadina mineraria dove vive insieme con la moglie, accetta di raccontarci quello che è successo dopo quel video. E ancora una volta, seppur involontariamente, ci svela l’altra faccia della notorietà. Che nessuno sia profeta in patria lo sostiene anche la saggezza popolare. Ma certo, si fa fatica a credere che, mentre la patria ti acclama, i parenti più stretti, anziché applaudire il tuo coraggio e il senso civico, ti mettano il muso.
Signor Ulisse, come sta vivendo questa improvvisa notorietà?
“Sono una persona comune e resto una persona comune. Un pensionato che si gode i suoi amici e il suo nipotino per un mese e mezzo d’estate. La notorietà non mi ha creato né disturbo né euforia. Anche perché non sono certo un eroe. Ho fatto quello che qualsiasi comune cittadino dovrebbe fare di fronte alla maleducazione. Quella signora continuava a dire che era normale svuotare la scatoletta di tonno in mare. Ma per me quello resta un comportamento scorretto che non bisogna far vedere ai bambini. Sa cosa penso?”
Mi dica.
“Che molti turisti, quelli che a noi sardi ci chiamano 'indigeni', vorrebbero le spiagge in esclusiva per loro. Ma non è così che gira il mondo. Non è questo il turismo che vogliamo. Detto questo, forse ho esagerato nell’esprimermi a voce alta e nel dire qualche parola di troppo”.
Non mi dirà che si sta scusando.
“In effetti se incontrassi di nuovo quella turista le chiederei scusa se sono stato poco gentile. Le donne vanno sempre rispettate. E in ogni caso le stringerei la mano. Sa, io a volte con questa voce che mi ritrovo, non mi rendo conto di alzarla troppo. E poi, nella foga del discorso, magari dico delle cose eccessive”.
Francamente ciò che colpisce in quel video è la forza del suo ragionamento. Quale è stata la reazione dei suoi cari?
“Quel giorno in spiaggia ero con mia moglie. Lei, di fronte alla scenata che ho fatto alla turista del nord Italia, è rimasta impietrita. Il viaggio in macchina di ritorno verso casa lo abbiamo fatto nel silenzio più assoluto, se non fosse stata per la musica dei Tazenda. E anche la sera a cena non mi ha rivolto una parola. Il fatto è che si sentiva umiliata e coinvolta perché ho reagito in quel modo”-
E il suo nipotino?
“Ne ha parlato con lo zio e gli ha detto che io, suo nonno, avevo ragione. Che certe cose. E per me questa è la cosa più importante. Vede, i bambini sono delle spugne. Imparano soprattutto dall’esempio e per me è estremamente importante che diventi rispettoso dell’ambiente. Io appena arrivo in spiaggia, ad esempio, raccolgo in un sacchetto cicche, cartacce e rifiuti vari. Per me è normale. Così come è normale insegnare al mio nipotino che quando si lava i denti, anziché lasciae il rubinetto aperto e sprecare acqua, può usare un bicchiere e sciacquarsi la bocca. Sono piccoli gesti che però cambiano le nostre vite”.
Da quando ha maturato questa coscienza ambientalista?
“Da sempre. Sono sempre stato in questo modo e così rimarrò. Io rimpiango la mia Sardegna degli anni 70, bella e selvaggia. Una Sardegna tipo Rimini non mi piace. In certe spiagge io mi sento davvero un indigeno relegato nella poca spiaggia libera che rimane. Ormai l’arenile è quasi completamente occupato da lettini e ombrelloni a pagamento. Un tempo non era così. Si andava al mare e c’eri tu, la sabbia e il mare. Se ti portavi da mangiare, gli avanzi te li portavi a casa. Mi sembra molto semplice, no?”.
Ma lei mette sotto accusa solo i turisti o anche i sardi?
“No faccio distinzioni geografiche. L’unica cosa che ci distingue è il rispetto e la dignità”.
Soluzioni?
“Le amministrazioni, soprattutto quelle comunali, dovrebbero fare di più. Ma la parte più importante spetta a ognuno di noi”.