Sepoltura obbligatoria dei feti: la mozione di Fratelli d’Italia che minaccia la legge sull’aborto
A Cagliari, il gruppo del sindaco Paolo Truzzu, firma un documento per l’istituzione di un cimitero per feti sotto le 20 settimane
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Cosa ci può essere di più atroce di un aborto per una donna? C’è qualcosa che può aggiungere pena all’avere perso il frutto di una gravidanza magari attesa o dover prendere la decisone di interromperla per motivi che a nessuno spetta sindacare? Sì, qualcosa c’è che può rendere il tutto peggiore, ed è che qualcuno prenda il feto abortito e lo vada a seppellire nel “cimitero degli angeli”, che la donna lo voglia o no.
La mozione di Fratelli d’Italia a Cagliari in Pdf
L’idea è maturata in seno al gruppo Fratelli d’Italia, quello del sindaco Paolo Truzzu, del Consiglio comunale di Cagliari e prevede la sepoltura anche di feti di meno di 20 settimane, considerati ora dalla legge 'prodotti abortivi', ossia esiti di un aborto terapeutico. I sottoscrittori della mozione chiedono invece che siano considerati 'bambini non nati' e vogliono addirittura istituire un apposito registro del Giardino degli angeli, cosi si dovrebbe chiamare la zona del cimitero di Cagliari da destinare alle inumazioni dei feti.
Il dovere di sostenere e difendere la vita
Nel testo della mozione c'è scritto che si considera: 'l'importanza di riaffermare nella società civile il diritto-dovere del cittadino di sostenere e difendere la vita fin dal concepimento in tutte le sue esigenze e in tutto l'arco del suo sviluppo'. Questo perché i firmatari intendono come “bambino ogni forma intrauterina successiva all’atto del concepimento” e secondo loro questa considerazione favorirebbe “la cosiddetta elaborazione del lutto”.
Sepoltura obbligatoria
Oggi per chi ha concepito un feto poi abortito, c’è la libertà di seppellirlo e, qualora lo voglia, può presentare richiesta agli uffici preposti. L’iniziativa di Fratelli d’Italia prevede invece l’obbligo: “si ritiene che il seppellimento debba di regola avvenire anche in assenza di detta richiesta”. L’inumazione, bontà loro, sarebbe a spese del Comune. E ci mancherebbe pure che chi non ne vuole sapere di seppellire il proprio feto fosse pure costretto a pagare per farlo. Secondo i richiedenti, lo smaltimento dei “prodotti abortivi” attraverso la rete fognaria, “seppur legittimo urta contro i principi dell’etica comune”, dando così per scontato che il sentimento che li anima corrisponda al sentire generale.
Ennesima colpevolizzazione delle donne che abortiscono
Non sarebbe stato meglio lasciare la libertà di scelta: seppellire o no il feto? Non è meglio aumentare le libertà anziché restringerle con imposizioni assurde e anacronistiche (sui social la notizia si è già diffusa e c’è chi parla di proposta “medievale”)? Anche perché, se è possibile che la scelta della sepoltura possa essere un’opzione per chi abbia fortemente voluto un figlio e non sia riuscito a metterlo al mondo, di sicuro non corrisponde alla volontà di una donna che sceglie l’interruzione volontaria di gravidanza.
I precedenti
Per quanto la mozione sostenga che la pratica sia in uso “in molte città italiane”, in realtà sono ben poche quelle che registrano iniziative simili ma gli esempi non mancano. Un cimitero simile è nato a Firenze nel 2003 per volontà dell’allora sindaco Matteo Renzi ma solo per feti oltre la 28esima settimana.
La risposta dell’opposizione
I primi a saltare sulle loro sedie nel sentire i contenuti della mozione sono stati i dodici consiglieri dell’opposizione cagliaritana che infatti hanno subito chiesto il ritiro delle mozioni paventando temibili contiguità con quanto accaduto di recente a Verona. Tutti i gruppi della minoranza PD, Progressisti, Progetto Comune e Sinistra per Cagliari rilevano poi il fatto che un registro denominato “Registro dei bambini non nati del Giardino degli Angeli”, - in barba alla privacy - terrebbe traccia dei seppellimenti.
I consiglieri d’opposizione sottolineano che “secondo quanto prevede la legge in vigore, il Dpr 285 del 1990 “Approvazione del regolamento di polizia mortuaria”, i prodotti del concepimento (quelli di età presunta al di sotto delle 20 settimane) e i prodotti abortivi (dalle 20 alle 28 settimane) vengono trattati dalle strutture sanitarie come rifiuti speciali, a meno che i genitori non facciano esplicita richiesta all'azienda sanitaria regionale per il trasporto e il seppellimento, facendosi anche carico delle spese. La mozione invece propone che “il seppellimento debba avvenire anche in assenza di detta richiesta”, e a spese del Comune di Cagliari”.
E ancora, si legge nel comunicato di chi si oppone alla mozione: “Crediamo che tali proposte, oltre che essere contrarie alla legge vigente, costituiscano una inopportuna intromissione nelle scelte individuali, spesso sofferte e dolorose e dipendenti da condizioni economiche, sociali, sanitarie e comunque sempre personali e intime. ‘Riaffermare nella società civile il diritto-dovere del cittadino di sostenere e difendere la vita sin dal concepimento in tutte le sue esigenze’, come si legge nella mozione, è un principio che mira a limitare la libertà di scelta delle donne in forte contrasto con quanto prevede la legge 194 del 1978 ‘Norme per la tutela sociale della maternità e sull'interruzione volontaria della gravidanza’ che all'articolo 1 recita ‘Lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile’. Se questa mozione, a cui i consiglieri firmatari dell'opposizione sono totalmente contrari, dovesse essere discussa e approvata, le donne che scelgono per i più svariati motivi l'interruzione volontaria di gravidanza secondo le modalità previste dalla legge, verrebbero stigmatizzate con una prassi che riconosce lo status e il nome di ‘bambino’ a un embrione”.
E non basta: “Analogamente, esprimiamo la netta contrarietà a un'altra mozione, dal nome ‘Ninna nanna fillu meu’ anche questa presentata dal gruppo Fratelli d'Italia, relativa alla promozione di una campagna informativa sul parto anonimo, con le risorse (già risicatissime) dell'assessorato alle Pari Opportunità: riteniamo che anch'essa si inserisca nel solco della stigmatizzazione delle donne che scelgono di ricorrere all'interruzione volontaria di gravidanza. Riteniamo che le medesime risorse sarebbero impiegabili più proficuamente in campagne per la contraccezione, l'affettività e la maternità consapevole e soprattutto in un potenziamento dei servizi per la genitorialità e per l'infanzia”.
Il documento che si oppone alla amozione è stato firmato dai consiglieri Francesca Ghirra, Matteo Lecis Cocco Ortu, Camilla Soru, Giulia Andreozzi, Marco Benucci, Marzia Cilloccu, Andrea Dettori, Fabrizio Marcello, Matteo Massa, Fancesca Mulas, Rita Polo, Guido Portoghese.