Razzismo no, sessismo sì: perché i cori contro le donne negli stadi non vengono puniti?
Durante le partita di calcio vengono sanzionati i cori solo in caso di discriminazione razziale, quella in base al sesso non viene considerata
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Allo stadio esistono discriminazioni di serie A e altre di serie B. Quelle su base razziale appartengono alla massima serie calcistica, quelle in base al sesso sono invece da serie cadetta. Se qualcuno si azzarda a gridare un “buh buh” all’indirizzo di un giocatore di colore, scattano subito, e giustamente, le sanzioni previste per i cori razzisti. Ma se un’intera curva grida “fuori le tette” a una conduttrice televisiva o altri insulti irripetibili nei confronti di una procuratrice calcistica, non solo non si parla di sanzioni disciplinari ma neanche si intravvede un barlume di indignazione.
L’ultimo caso
Il confronto è presto fatto, basta pensare all’ultimo caso di razzismo da stadio: la partita di Serie A Atalanta-Fiorentina di una settimana fa, sospesa per tre minuti per i cori razzisti dei tifosi bergamaschi contro il viola Dalbert. Il terzino brasiliano ha chiesto all’arbitro di intervenire dopo essere stato vittima di insulti a sfondo razziale e ha ottenuto la sospensione della gara fino a che il comportamento ingiurioso non ha avuto fine. In questa occasione il presidente della Fifa Infantino ha commentato: 'In Italia situazione grave' e la condanna del comportamento dei tifosi dell’Atalanta è stata pressoché unanime.
Sessismo “non pervenuto”
L’ultimo caso di sessismo da stadio è di domenica scorsa: Diletta Leotta ha fatto il suo ingresso a bordo campo del San Paolo all’inizio di Napoli-Brescia ed è stata accolta dal coro di un’intera curva che la invitava a mostrare il seno. Reazioni pervenute in favore della conduttrice di Dazn? Nessuna. Non solo a nessuno è venuto in mente di sospendere la gara, e sia: non esiste neppure un regolamento in tal senso, ma non si registra nemmeno la più pallida indignazione. Allora la domanda è: perché il razzismo sì e il sessismo no? Si tratta comunque di un coro discriminatorio e non è certo la prima volta che accade. C’è un “ottimo” precedente che si è verificato nel campo del Cagliari durante la gara con l’Inter del primo di settembre. Un incontro emblematico perché in una sola partita c’è stato razzismo, presunto, e sessismo invece conclamato.
Gli indecenti cori contro Wanda Nara
Mentre il giocatore nerazzurro ha chiesto l’intervento dell’arbitro per cori razzisti provenienti dalla tifoseria sarda, nessuno ha detto niente per i cori ingiuriosi rivolti dalla curva interista nei confronti della moglie e agente dell’ex nerazzurro Icardi. Contro Wanda Nara è stato detto di tutto, insulti tanto volgari e a sfondo sessuale che non possono essere qui ripetuti ma, ancora una volta, nessuna indignazione generale. La nostra è stata una delle poche testate a segnalare il pessimo episodio.
Il caso Lukaku
Per i cori contro Lukaku è stato aperto, giustamente, un procedimento di verifica che non ha poi dato esiti negativi per il Cagliari. Nel comunicato ufficiale pubblicato sul sito della Lega, il giudice sportivo ha scritto che i versi da scimmia rivolti a Lukaku, ripresi allo stadio e segnalati anche dalla Questura di Cagliari, «non sono stati intesi dal personale di servizio, né in vero dai collaboratori della Procura federale, come discriminatori». Per le urla contro Wanda Nara non si è fatto nulla semplicemente perché il comportamento non viene ritenuto sanzionabile né discutibile.
La reazione di Diletta Leotta
Lo dimostra la stessa reazione di Diletta Leotta rispetto ai cori napoletani: “fuori le tette”. La conduttrice ha fatto buon viso a cattivo gioco e non se l’è presa più di tanto, ha solo mostrato il pollice verso. Gesto interpretabile in più di un modo: da “non ve le faccio vedere”, a “brutti maiali fate schifo”. Quale delle due versioni appartenga alla diretta interessata non è dato saperlo, ciò che viene da pensare è che, se pure Leotta di fosse adirata e avesse gridato al sessismo, così come i giocatori di colore gridano - giustamente - al razzismo, non avrebbe avuto lo stesso supporto. E sono propensa a credere che se avesse reagito esprimendo indignazione, si sarebbe presa pure altri insulti, magari simili a quelli riservati a Wanda Nara.
La sottocultura maschilista da stadio
Perché uno degli effetti degli attacchi sessisti è questo: se sei la sola a indignarti ci fai pure la figura della stupida o, quantomeno, di quella che ha scarso senso dell’umorismo. Perché, in fondo, ridevano tutti mentre la curva gridava “Fuori le tette”, come se fosse una battuta spiritosa, mero folklore. Qualcosa che induce ogni tifoso a dare di gomito al proprio vicino di posto. A meno che il vicino di seggiola non sia sua moglie o sua figlia. E si ha un bel dire che gli stadi italiani debbano poter ospitare le famiglie: papà, mamma, figlie e figli.