Dopo 31 anni trova le figlie date in adozione e loro la denunciano: “Non siamo oggetti smarriti”
Le due gemelle hanno scoperto di essere state adottate in conseguenza della “campagna mediatica” realizzata da Raffaela Migliaccio, accusata di avere diffuso i loro nomi
Siamo cresciuti sentendoci raccontare la favola di orfanelli che cercano la mamma, pure i cartoni animati (da Remi senza famiglia all’Ape Magà) annoveravano una torma di beniamini in cerca della madre naturale, cosa che avveniva puntualmente all’ultima puntata. Storie a lieto fine che ci rendono difficile capacitarci del triste esito di una “favola al contrario”: una madre che cerca le figlie e da queste viene infine respinta. Ma questa è la vera storia di Raffaela Migliaccio, di Afragola, che 31 anni fa partorì due gemelle.
Il parto, l’adozione e la ricerca
La neomamma era troppo giovane allora: aveva 14 anni e la gravidanza era il frutto di una violenza, come lei ha raccontato in un post pubblicato su Facebook. Dopo il parto, avvenuto a Napoli, la madre di Raffaella decise che le gemelle sarebbero state date in adozione, e così avvenne la separazione alla quale la donna dice di avere sempre cercato di porre rimedio fino alla pubblicazione di un post sul social network in cui chiedeva aiuto e condivisione.
Il ritrovamento e lo choc delle gemelle
La sua vicenda è stata ripresa anche dal programma Rai Chi l’ha visto e da Pomeriggio 5 condotto da Barbara D'Urso. E ancora è stata raccontata da varie testate come Il Mattino, i suoi appelli sono stati letti e diffusi rendendo pubblica la “disperazione della donna, privata delle sue figlie per una decisione della madre, nel mentre venuta a mancare. Una richiesta, quella di poter vedere almeno una volta le figlie, che ha colpito i cuori di migliaia di persone che stanno condividendo il post nella speranza di farle riabbracciare”. E così, dopo tanto cercare, la Migliaccio è riuscita a rintracciare le sue figlie ma il clamore e la modalità con la quale le due, che oggi sono trentenni, sono state trovate è stato fatale. Come racconta Il Mattino, le due hanno scoperto proprio dai social di essere state adottate: “Uno choc forte, con una delle due giovani in dolce attesa e costretta più volte a recarsi in ospedale”.
La risposta alla madre
«Non siamo oggetti smarriti che qualcuno deve ritrovare: ci lasci in pace». Attraverso una lettera diffusa dal loro legale di fiducia e pubblicata dal Mattino, le gemelle, fin da piccole adottate da una coppia avellinese, hanno risposto a Raffaela Migliaccio che da alcune settimane aveva iniziato una incessante ricerca mediatica arrivando a pubblicare su Facebook il referto della nascita. E così, due giorni fa, le gemelle hanno denunciato la madre naturale e chi ha divulgato i loro nomi per violazione della privacy, scrivendo una lunga lettera diffusa proprio dal loro legale
La lettera di diffida
Qui il testo completo diffuso dall'avvocato: «Rispondiamo pubblicamente a chi sui mass-media ha fatto i nostri nomi commettendo reato, perché ha violato la legge sulla privacy e sulla adozione insieme a chi li ha diffusi pubblicando documenti coperti dal segreto. Sono stati violati i nostri diritti legali e umani in maniera arbitraria e spudorata. È bene che tutti sappiano che chi ha sbandierato il suo dolore in TV e sui giornali, dicendo di cercare le bimbe che ha partorito nel 1986, di fronte alla notizia di averle finalmente rintracciate, invece di correre direttamente dalla persona che l’ha chiamata, ha preferito andare in TV, anche dopo aver ricevuto una diffida, tramite la polizia, ad interrompere la sua campagna, calpestando senza alcun riguardo la nostra vita privata. Abbiamo subito violenza con la divulgazione dei nostri nomi e dei nostri dati sensibili a mezzo stampa; abbiamo subito violenza da decine di persone sconosciute che, attraverso Facebook, ci hanno assediato in modo indecoroso vomitandoci addosso squallide morbosità. Noi siamo figlie dei nostri genitori. Sono loro che ci hanno “messe al mondo”, che è cosa ben diversa dal “partorire”. Nei confronti di questa signora non abbiamo né curiosità né desiderio di conoscerla né di aver alcun tipo di rapporto sia diretto che indiretto. Né oggi né mai! Siamo persone e come tali vogliamo essere rispettate. Non siamo OGGETTI SMARRITI che qualcuno deve ritrovare. L’unica cosa di cui ringraziamo è di averci partorito».
La denuncia
Le due gemelle hanno quindi presentato denuncia «per le violenze da noi subite e per tutte le violazioni della legge sulla privacy e sulle adozioni. Tutti quelli che hanno violato la legge – fanno sapere tramite il loro legale – saranno chiamati a rispondere delle loro azioni».
Nessun lieto fine quindi, nessun gioioso abbraccio finale fra mamma e figlie ma il peggiore degli epiloghi, quello legale.