Più prefette, magistrate e direttrici di carcere: nella P.A. le donne sono più degli uomini
Dove si entra per concorso arrivano anche ai posti apicali perché hanno più titoli. Le direttrici di carcere sono il 69%, le prefette il 58%
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Possiamo porre fine al classico piagnisteo dell’otto marzo: le donne sono le discriminate calimere, brutte piccole e nere. La discriminazione è sempre viva in molti settori ma almeno nella Pubblica Amministrazione l'avanzata rosa prosegue. Senza colpi di scena, ma inesorabilmente, va oltre l'immaginario comune che porta già a pensare a una P.A al femminile per numero di insegnanti e infermiere. Dal conto annuale della Ragioneria generale, aggiornato al 2016, appare infatti evidente come le donne che lavorano nel pubblico non siano più confinate ai settori tradizionali della scuola e della sanità. Lì continuano a dominare ma sono maggioranza anche alla presidenza del Consiglio dei ministri, nelle authority e nelle posizioni dirigenziali della carriera prefettizia e penitenziaria.
Poche nelle forze dell’ordine
Non hanno ancora il 50% +1 ma lo sfiorano e continuano a crescere nella magistratura e sono stabilmente alla pari nelle agenzie fiscali, come le Entrate. Non c'è poi così da stupirsi visto che la componente femminile è rappresentata da quasi 1,8 milioni di “teste” su 3,2 milioni di dipendenti complessivi (il 56,6%). Tuttavia restano un'esigua minoranza nelle forze armate e nei vigili del fuoco (5%) così come nei corpi di polizia (8%). In questi comparti non riescono a superare ancora la doppia cifra.
Più prefette e direttrici di carceri
Fanno fatica anche nella carriera diplomatica, anche se da un anno all'altro sono passate dal 21% al 22%. Per il resto dove non prevalgono siamo vicini al testa a testa: è così nelle accademie musicali e d'arte (41%) negli enti di ricerca (45%) e nelle università (48%). La novità insomma alla vigilia di questo 8 marzo sembra un avanzare di qualità e non solo di quantità. Le donne sono azioniste di maggioranza oltre che nella scuola, otto contro due, e nella sanità, quasi sette contro tre, anche nella gestione delle carceri (69%) e nelle prefetture, è in mano femminili al 58%. Questo a riprova di come siano 'rosa' anche ruoli di livello. Ecco che anche amministrazioni particolarmente prestigiose come le autorità indipendenti vedono il 54% delle posizioni occupate da donne. E ancora, sono sopra il 50% nei ministeri, incluso palazzo Chigi, e negli enti pubblici come Inps e Inail.
Il concorso garanzia di meritocrazia
Non sembrano poi esserci divari tra Nord e Sud a riguardo, dato che nel territorio, nelle Regioni e nei comuni, le donne sono il 52%. Insomma la P.A è il fiore all'occhiello dell'occupazione femminile, che per altro ha raggiunto il suo record storico, come certificato dall'Istat (anche se c'è lo zampino delle pensioni ritardate). Il solo fatto che si entra, almeno di regola, per concorso garantisce una certa 'neutralità' di genere. Ed il numero delle lavoratrici cresce di anno in anno (quasi sei mila in più nel 2016), conquistando sempre più quote anche tra le toghe e nella dirigenza dei penitenziari.