L’Onu critica la Francia: i decreti anti-burkini discriminano le musulmane
La presa di posizione delle Nazioni Unite arriva dopo la decisione del Consiglio di Stato francese di bloccare l'introduzione del divieto del costume integrale
L'Alto commissariato Onu per i diritti umani attacca il divieto di alcuni comuni francesi al burkini in spiaggia, perché 'discrimina' i musulmani. Per questo accoglie con favore la decisione, presa venerdì scorso dal Consiglio di Stato, di bloccare l'introduzione del divieto. 'Questi decreti non rafforzano la sicurezza - dice un comunicato - ma, al contrario, alimentano intolleranza religiosa e discriminazione dei musulmani in Francia, in particolare le donne. La parità di genere non si ottiene regolamentando i vestiti che le donne decidono di portare'.
I decreti anti-burkini peggiorano le cose
Per l'Alto commissariato Onu per i diritti umani, favorendo la polarizzazione tra le comunità, i decreti anti-burkini 'hanno solo aggravato le tensioni e potrebbero in realtà nuocere agli sforzi destinati a combattere e prevenire l'estremismo violento'. 'Le limitazioni alla libertà di ogni persona di manifestare la propria religione o le proprie convinzioni, inclusa la scelta dell'abbigliamento, sono autorizzate solo in circostanze molto limitate, inclusa la protezione della sicurezza pubblica, l'ordine pubblico, la salute pubblica o la morale', prosegue la nota.
Limitata l’autonomia decisionale
Inoltre, 'i codici che riguardano i vestiti, quali i decreti anti-burkini, colpiscono in modo sproporzionato le donne e le ragazze e ledono la loro autonomia, limitano la propensione ad adottare decisioni indipendenti sui modi di vestirsi e costituiscono una chiara discriminazione nei loro confronti'.
Le multe
Nei giorni scorsi aveva provocato sconcerto l’immagine di una donna musulmana costretta dagli agenti a togliersi una maglia a maniche lunghe in spiaggia a Cannes. La donna è stata multata davanti ai suoi figli in lacrime. In ogni caso risulta che solo 4 comuni, sui 31 che hanno espresso divieti, abbiamo poi realmente comminato multe a chi ha “trasgredito”.