Nuovo assegno dopo il divorzio, dopo le sentenze arriva la legge

Stop al mantenimento, sì solo ai soldi necessari ma dopo la valutazione di entrambi i redditi. Ecco la proposta di legge contro i mantenuti

Nuovo assegno dopo il divorzio dopo le sentenze arriva la legge
di Redazione

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Il comico di Zelig, Marco Della Noce, è solo l’ultimo di una schiera infinita: padri che si risvegliano poveri all’indomani di una separazione e di un divorzio che ha tutelato solo moglie e figli. Il tutto in nome di un principio: quello della salvaguardia del tenore di vita del coniuge di un tempo che dovrebbe restare inalterato come ai tempi in cui il matrimonio andava a gonfie vele. Un principio messo in crisi da una sentenza della Cassazione che, a maggio scorso, s’era pronunciata per la prima volta contro gli assegni milionari sostenendo che il mantenimento mensile non deve garantire all’ex moglie lo status precedente. Il pronunciamento riguardava il divorzio dell’ex ministro Vittorio Grilli nei confronti della prima moglie Lisa Lowenstein, e ha dato speranze a migliaia di divorziati che aspettano di rinegoziare gli alimenti da versare all’ex coniuge.

Il matrimonio non è un business

Per non lasciare che siano le sentenze a fare giurisprudenza in assenza di opportune normativa, Donatella Ferranti (Pd), presidente della commissione giustizia alla Camera, ha deciso di presentare una nuova legge che modifica l’articolo 5 della normativa del 1970, che stabilisce l’obbligo di mantenimento per l’ex coniuge quando quest’ultimo non abbia «mezzi adeguati». «L’obiettivo - spiega la Ferranti al Corriere della Sera - è evitare abusi, che cioè si utilizzi un divorzio per conseguire finalità di arricchimento personale a spese dell’altro». L’idea è che in famiglia si dovrebbe lavorare in due e un matrimonio non è un business. In caso di separazione, quindi diritti e doveri vanno ripartiti.

Stop agli assegni record

«In base alla nuova interpretazione - precisa Ferranti - l’ex coniuge che non percepisca quanto è strettamente necessario per vivere può pretendere solo gli alimenti senza che si possa fare alcun riferimento al rapporto matrimoniale ormai estinto». Secondo la proposta Ferranti il tribunale dovrà fissare l’assegno di mantenimento tenendo conto di una serie di condizioni: dalle «condizioni economiche in cui i coniugi vengono a trovarsi a seguito della fine del matrimonio», al «contributo personale ed economico dato da ciascuno alla conduzione familiare e alla formazione del patrimonio di ciascuno e di quello comune». Dal «reddito di entrambi» alla «mancanza di un’adeguata formazione professionale quale conseguenza dell’adempimento di doveri coniugali». Si vuole così mettere fine dall’automatismo separazione-mantenimento che la legge degli anni ‘70 prescriveva ai mariti. E che ancora oggi è motore di molti assegni record, fra i quali quello di Silvio Berlusconi all’ex moglie, Veronica Lario (2 milioni).

Limiti temporali

Un altro cambiamento sarà quello relativo alla durata dell’aiuto economico prevedendone una limitazione temporale che tenga conto della durata del matrimonio». Ferranti e il suo collega Walter Verini si auspicano una larga condivisione della loro proposta in commissione per arrivare presto alla procedura legislativa e a un’approvazione in tempi record.

23/10/2017
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