Milly Carlucci: 'Gli stipendi Rai? Se volete sapere quanto guadagno, ve lo dico'
'All'estero guadagnare bene è un valore. Da noi è diverso'. Intervista alla conduttrice che anticipa i suoi tre film su Giorgio Albertazzi: 'La sua morte mi ha fatto fare pace con quella di mia madre'
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“Le vacanze? No, quest’anno le salto. Ho troppo da fare, devo stare chiusa in sala di montaggio per finire questi tre film”. Te lo dice col sorriso, allegra come può esserlo solo chi fa il proprio lavoro con passione ed entusiasmo ed è lì che capisci che Milly Carlucci ha davvero una marcia in più. Della sua professionalità, dell’amore per i dettagli, del cingolato che è in lei si è già scritto tante volte. Ma Milly Carlucci e il suo fisico da modella a 62 anni riescono sempre a spostare l’asticella un po’ più in alto. E stavolta il salto è davvero notevole. È lei infatti a confezionare per Rai Cultura tre film dedicati a Giorgio Albertazzi, il grande attore e regista scomparso lo scorso 28 maggio, che andranno in onda a settembre. Un progetto importante che vede Milly, insieme a Maddalena De Panfilis in una veste insolita.
Come è nata l’idea?
“Io e Giorgio ci conoscevamo da tanti anni. Poi due anni fa l’ho convinto a partecipare a “Ballando con le stelle” e lì devo ammettere che mi ha sorpreso. Un uomo di 90 anni, imperatore assoluto del teatro, artefice dei primi passi della tv degli anni Cinquanta, che decide di mettersi in gioco in quel modo. Siamo rimasti in contatto. E poi un giorno Maddalena de Panfilis, un’autrice di Ballando, mi ha detto che lui ci voleva parlare di un’idea”.
L’idea era “Vita, morte e miracoli di Giorgio Albertazzi”?
“Sì, una sorta di video-racconto girato nella sua casa in Maremma con inserti di materiali d'archivio, spettacoli, foto, scritti, bozzetti da architetto tra rimandi e suggestioni. Il primo film è dedicato all’amore e alla bellezza, due temi molto cari ad Albertazzi che li racchiudeva in una sa immensa passione, quella per le donne, per l’animo femminile, per le attrici, per le sue muse di arte e di vita. Il secondo invece esplorerà le sue radici personali fino ad arrivare alla passione per l’esoterismo. Il terzo racconterà tutte le sue arti: Albertazzi era architetto, scrittore, poeta, attore, regista. Lui aveva pensato di girarlo anche a Castel sant’Angelo ma poi le sue condizioni fisiche non gli hanno permesso di lasciare la Maremma. Un lavoro davvero imponente che cerca di racchiudere una vita straordinaria durata quasi 100 anni”.
Che rapporto avevate?
“Direi meraviglioso. Sentirsi cercata e accettata da un uomo di così grande cultura è stato un onore immenso. Un attore che ha recitato “L’Amleto” all’Old Vic di Londra, un regista, uno sceneggiatore con tutte le capacità possibili che ha voluto proprio me perché ne prendessi il testimone. È davvero una grande responsabilità”.
Che tipo era?
“Un vulcano di idee. Non so più quante mail e appunti mi abbia mandato. Collezionava spunti. La forza della sua grande seduzione era un’immensa cultura nutrita da umiltà e ironia. Chi si immagina un uomo paludato sbaglia di grosso. Albertazzi era semplicissimo: andarci a cena tra battute e racconti era uno spasso”.
Certo che per lei, colpita un anno fa dalla scomparsa di sua mamma, non deve essere stato facile immergersi in questo progetto nato quando Albertazzi era vivo per portarlo a termine ora che non c’è più.
“È stato uno strazio andare da lui quando è morto e vederlo. Sono cose che ti segnano. Ciò che mi sembra bello è che lui in qualche modo si stava preparando alla sua dipartita. Quel “morte” nel titolo l’ha voluto proprio Giorgio. Citando 'Le memorie di Adriano', che è l'ultimo spettacolo che lui ha portato in teatro, diceva che voleva entrare nella morte ad occhi aperti. Con grande serenità e consapevolezza. Ed è uno stato d’animo che aveva anche la mia mamma. Ricordo sempre che lei mi diceva che “era pronta”. Fin da dieci anni prima che se ne andasse. Era serena rispetto alla morte e rispetto a ciò che sentiva di avere fatto della sua vita. E sentire parlare così anche Giorgio è stato come dare una veste a certi miei pensieri, trovare una collocazione mentale a un dolore. Che poi naturalmente resta tale perché a certi distacchi non si è mai pronti”.
C’è anche la Milly Carlucci mamma. Che voto si dà?
“Sono molto orgogliosa dei miei ragazzi. Entrambi hanno conseguito una laurea all’estero e presa la specializzazione. Credo che a questo punto abbiano tutti gli strumenti per cavarsela da soli e per combattere nel mondo del lavoro. Mi sono sforzata di dare loro più chance possibili e credo di esserci riuscita. Ora sta a loro. Io devo fare tre passi indietro”.
Le mancano?
“Tantissimo. Diverse mamme e amiche mi hanno detto che, al mio posto, non li avrebbero mandati a studiare all’estero perché poi può succedere che mettano lì radici. Ma secondo me non è giusto limitare le loro vite in nome dei desideri della mamma-chioccia. La poetica del focolare non ha più senso, il focale è spento. Quello che conta per me è che loro, vivendo all’estero, non si sentano dei disgraziati che sono stati costretti ad emigrare, ma dei cittadini del mondo capaci di vivere bene ovunque”.
Intanto procedono anche le selezioni di “Ballando on the road”.
“Sì, quella di “Ballando” è davvero una grande avventura che mi dà enormi soddisfazioni soprattutto perché non ne sono soltanto la conduttrice ma il direttore artistico. Una specie di allenatrice che segue tutte le fasi di un programma molto complesso e difficile da realizzare. Ma ora tutti i miei sforzi sono concentrati sul progetto di Giorgio Albertazzi. Il mio motto è: “Fare una cosa alla volta e farla bene fino in fondo”.
In questi giorni si fa un gran parlare dei compensi dei dirigenti Rai che sono stati resi pubblici sul sito dell’Azienda di Stato. Se la stessa cosa si decidesse di fare un domani anche per gli artisti, lei sarebbe d’accordo?
“Per me rendere noto il mio compenso non sarebbe un problema. D’altra parte questa non è una novità: già da anni lo fa la Bbc per i suoi funzionari. Riguardo agli artisti naturalmente i loro cachet sono superiori perché bisogna tenere conto di quanti soldi facciano guadagnare alle aziende per le quali lavorano. Ad esempio: se io avessi 1000 euro da usare per contattare i concorrenti della prossima edizione di “Ballando” e avessi la possibilità di ingaggiare Angelina Jolie in cambio di 950 euro, non avrei il minimo dubbio a investirli tutti su di lei, lasciando 50 euro per tutti gli altri concorrenti. Una star ti fa da sola il programma”.
Quindi anche rendere noti i guadagni delle star italiane le andrebbe bene?
“Dipende da dove stia la sensibilità del Paese in quel momento. Certo, alcuni guadagni potrebbero urtare la suscettibilità di chi vive, magari, con una pensione minima. È una questione di sentimento sociale: da noi chi guadagna molto è visto con sospetto. All’estero, a cominciare dagli Stati Uniti, invece è un valore. Lì addirittura fanno le classifiche dei più pagati”.
Una curiosità: a dispetto delle tante polemiche, confermerà Selvaggia Lucarelli per la prossima edizione di “Ballando”?
“Sono un’ammiratrice dell’intelligenza acuta di questa donna tosta che rivendica le sue idee. Le basta?”.