Marina Ripa di Meana: 'Weinstein un orco? E allora io che tentai di sedurre Eugenio Scalfari?'
Le corrosive riflessioni di colei che si definisce una ‘75enne tumorata di Dio’ sul caso del produttore Usa condite da aneddoti sulla sua vita
Molestie, stupro, seduzione, prostituzione, scambio di favori e carriere costruite su presupposti che non hanno solo a che fare con merito e talento. Il caso di Harvey Weinstein e delle sue vittime molestate ha creato indignazione ma anche molta confusione e tante in queste ore si affannano nel cercare di fare chiarezza. Nell’affermare che l’elemento dirimente di tanti dubbi non può che essere uno: la libertà. La libera scelta di una persona di usare, eventualmente, la propria giovinezza, bellezza o semplicemente il proprio corpo per ottenere qualcosa. Una si dà da fare per spiegare che la molestia, o la violenza arrivano quando questa libera scelta non c’è, e poi arriva lei, il carrarmato Marina Ripa di Meana, e manda tutto all’aria così: “In realtà eravamo quasi tutte pronte a darla anche al gatto, come si dice a Roma, pur di raggiungere lo scopo. E senza fare confusioni tra lupi e agnelli, tra vittime e carnefici, trovo tuttavia ipocrita questa slavina di perbenismo che l’America puritana sta riversando addosso a Weinstein”.
Quella volta con Eugenio Scalfari
Insomma una battaglia persa, anzi una battaglia che neanche sarebbe dovuta iniziare per la signora Maria Elide Punturieri detta Marina, che dalle pagine della 27 Ora sul Corriere della Sera scrive: “Non staranno esagerando? Cosa avrebbero dovuto fare a me, che ho tentato di sedurre nientedimeno che Eugenio Scalfari?” Da brava provocatrice di professione, coglie l’occasione per raccontare uno degli innumerevoli aneddoti della sua vita da romanzo quando, negli anni ’80, provò a dirimere una questione legale nata col quotidiano La Repubblica, in modo alternativo col suo direttore ('mi accostai vicina vicina a lui sul divano della mia casa di via Borgognona e con un bel po’ di presunzione tentai di sedurlo seduta stante”). Fu uno dei rari casi in cui non le andò bene: ricevette un garbato rifiuto da Scalfari (“Lui rimase imperturbabile, si ritrasse garbatamente con il suo famoso aplomb, non si lasciò sedurre e non mi fece nessuna copertina del Venerdì“) e “la faccenda passò nelle mani degli avvocati”.
La morale è sempre quella
“Insomma si può anche dire di no”, è la morale da trarre dalla vicenda, secondo la Ripa di Meana che cita un altro caso, a parti inverse, in cui si trovò nel letto un uomo dell’entourage di Khasshoggi col quale doveva concludere un affare relativo al suo atelier e che venne da lei messo alla porta in malo modo. “Intendo dire che quando cerchiamo di esercitare la seduzione, deve sempre esserci una certa «complicità orizzontale», se così vogliamo chiamarla. E che siamo tutti pronti a usare le armi della libidine, uomini e donne”, afferma convintamente colei che si definisce una ‘75enne tumorata di Dio’ quasi bisnonna.
No alla “class action” per molestie
Quindi le donne molestate dal produttore della Miramax dovevano stare zitte? Marina Ripa di Meana non arriva a tanto ma precisa: “Tutte queste attrici che oggi accusano Weinstein di «molestie» hanno a mio parere il torto di allinearsi, di fare fronte comune. Una specie di class action. Io preferisco l’azione individuale, libera”. E ce n’è pure per Asia Argento: “Mi ha deluso. La considero la migliore attrice italiana, la più intelligente, la più estrosa, con quella sua bella voce un po’ roca e quell’arietta torbida da baby delinquente. Dice che ha accettato le avances di Weinstein solo per non farsi rovinare la carriera. Lei però a vent’anni ne sapeva una più del diavolo”.
Danni al femminismo
Nessuno sconto neppure per il movimento di rivendicazione dei diritti delle donne: “Trovo che accanirsi contro il produttore americano non faccia un buon servizio al femminismo. Credo che la cosa davvero grave siano le donne picchiate e violentate in famiglia o uccise dai loro ex, le ragazze ammazzate per strada, o irretite magari da due carabinieri in divisa. Queste sono le vere tragedie, i pesi che nessuno ti toglie dal cuore. Il resto, è solo la riprova che siamo tutti porci, donne e uomini. Porci senza le ali', (parafrasando il titolo di un famoso libro, ndr).
Insomma abbiamo ragione di protestare quando ci ammazzano, ci picchiano o ci stuprano. Per il resto abbiamo un po’esagerato.