L'addio dell'economista alla moglie: la meravigliosa lettera d'amore che commuove
Francesco Forte, 88 anni, ha scritto su Facebook un post per la donna della sua vita. Con ammirazione, dolore e rispetto
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Una lunga lettera d’amore. Poi, alla fine, è soprattutto una lunga lettera d‘amore quello scritto su Facebook che ha collezionato tutti quei “mi piace”, che ha suscitato tutte quelle reazioni di commozione e tenerezza, che ha motivato tutte quelle condivisioni. Una lettera d’amore alla donna della propria vita, ora che non c’è più. A scriverla non un cantautore malinconico o un romanziere maledetto ma un professore di economia di 88 anni. E forse è anche in questo che sta l’incredibile successo di quel post. Lui si chiama Francesco Forte e in passato è stato responsabile economico del partito Socialista e dopo ancora ministro delle Finanze nel governo Fanfani. Colei che è stata sua moglie e compagna di vita per 65 anni è Carmen Cignoli, come lo stesso professore scrive nell’incipit del post, quando racconta della sua recente morte in quel di Torino per un collasso respiratorio, lo scorso 16 gennaio. “Ora penso che sia in paradiso, con il suo sorriso romantico e gli occhi verdi che sognano l’amore come un cielo”.
E poi il professor Forte lascia andare liberi i ricordi, così nitidi nonostante il tempo, nonostante il dolore. “L’ho conosciuta a Pavia nel luglio del 1951, sotto i portici dell’Università; ero da poco laureato, avevo 22 anni e da un mese ero diventato assistente ordinario dell’Istituto di Finanza; ero sotto il porticato all’ingresso sul retro, erano circa le 10 del mattino, non avevo fretta, andavo adagio verso il centro per voltare a destra e andare in fondo al secondo porticato interno, al primo piano c’era il mio istituto; lei era comparsa là in fondo, al centro, camminava in fretta, lungo il primo porticato, venendo da sinistra, alla Facoltà di lettere, aveva appena finito di assistere a una lezione. Dietro di lei c’erano due o tre ragazzi, lei li teneva a distanza, voltandosi indietro e allungando il braccio con un quaderno, che andava quasi sopra la loro testa, era molto alta, agile, snella, i capelli che volteggiavano, quando si voltava: poi è scomparsa, andando sotto il porticato verso destra. Io camminavo adagio a testa bassa, con quella immagine ancora dentro, ho svoltato sotto il mio porticato: era seduta là, su una panchina, con la Renza una studentessa piccolina, né bella né brutta di Casteggio, come lei, che si vantava di conoscermi. “Vieni, le aveva detto, ti voglio presentare il giovane genio della nostra Università”. Carmen mi ha sorriso, mi ha detto, con il sorriso di questa fotografia, la voce fresca, musicale, lineare “hai la camicia un po’ sgualcita, se mi sposi io te la stirerò”. Sorrideva, non capivo se scherzava. Io le ho detto “ora devo andare ma vorrei mandarti una cartolina con le montagne, domani vado a Sondrio, a casa, con la moto, dammi l’indirizzo”, lei me lo ha dato, abitava a Milano, da parenti , in via Vincenzo Monti. Così è cominciata la nostra storia, con cartoline e qualche incontro di sfuggita”.
Un amore d’altri tempi, non tanto per l’uso delle cartoline ma per l’intensità di un sentimento, oggi spesso maltrattato, consumato in fretta, banalizzato. Continua il professore: “Poi una volta nel 1955, quando ero professore supplente all’Università di Milano, nell’intervallo dopo la lezione comparve inaspettata e mi chiese di portarla in montagna, a Gromo, nella casa dei cugini, a prenderle delle cose. Non voleva andare da sola”. Io l’ho portata. Siamo entrati e sono andato al secondo piano, ho accesso la luce in una camera da letto, le griglie sbarrate, su comodino di marmo c’era una mia cartolina di un anno prima, con i saluti; lei è salita e io gliela ho mostrata; lei è diventata rossa e mi ha detto “non vale”. Allora l’ho baciato, perché ho capito che pensava sempre a me. Un anno dopo in autunno, ci siamo sposati a Santa Margherita Ligure, dove viveva e lavorava suo papà. Ed è cominciata la nostra vita insieme. Io ora so che lei è in cielo e mi è vicina. Non mi tiene lontano sventolando un quaderno quasi sopra la mia testa, in mano, sul cuore ha la cartolina di Gromo”. La firma è solo il suo nome, “Francesco”.