La dottoressa italiana in Cina: 'Ecco come stiamo tornando a vivere'
Intervista a Lucia Orlandini, direttore accademico fisica sanitaria Sichuan Cancer Hospital, che si trova a Chengdu: 'Hanno riaperto ristoranti, negozi, centri commerciali. Ad oggi c’è ancora l’obbligo di indossare le mascherine, e misurano ancora la temperatura all’ingresso dei negozi. Resistete, presto si risolverà a anche da noi, da voi'
Una battaglia difficile che tutto il mondo sta combattendo. Un periodo lungo in cui tutto sembra sospeso e dove solo i numeri proseguono la crescita. La ripresa inevitabilmente sarà lunga, lenta, scaglionata. Ma ci sarà, #andràtuttobene. Ne parlo a distanza con chi sta tornando ora alla normalità, a Chengdu, capoluogo della provincia sud occidentale di Sichuan, attraversata da un tratto dello Yangtze, il fiume più lungo dell’Asia. Lì, ci lavora anche il fisico medico Lucia Orlandini (direttore accademico fisica sanitaria Sichuan Cancer Hospital) che ho conosciuto a Novara nell'estate 2017 in occasione di una convenzione attivata con l'Azienda ospedaliero universitaria Maggiore della Carità.
Come ha affrontato in questi mesi l'epidemia? Che cosa l'ha più colpita?
“Eravamo a ridosso dello spring festival, il 23 di gennaio, quando ho visto una improvvisa mobilitazione generale sia in ospedale sia in città. Guardie cittadine per misurare la temperatura all’ingresso delle case, dei supermercati, e in ospedale creazione di task force, messa a punto di procedure d’emergenza, percorsi differenziati, allestimento di postazioni di triage etc.. io sono partita subito dopo, il 24 gennaio sera, quando ho preso il volo per Aukcland in quanto - come tutti i cinesi - mi ero organizzata un periodo di riposo per lo spring festival. Dalla nuova Zelanda non sono rientrata in Cina: dal mio lavoro mi hanno fatto capire che la situazione era seria e che era meglio che rientrassi in Italia e, così, il 1 febbraio sono atterrata a Fiumicino, e da lì sono andata a Firenze dove mi sono messa in autoquarantena per 14 giorni prima di rivedere la famiglia e gli amici. Quello che mi ha più colpito in Italia era la assenza completa di consapevolezza di quello che stava succedendo e di quello che sarebbe potuto succedere. La quantità di informazioni contrastanti sul virus e fuorvianti che venivano date in continuazione sui media”.
Come ha reagito la popolazione cinese?
“Ha accettato le restrizioni perché è stato chiaro fin da subito che l’alternativa avrebbe decimato un continente intero. Le restrizioni costano caro a tutti. Non è facile stare in casa. Lo sappiamo bene anche noi in Italia”.
Gli italiani sono indisciplinati? Che immagine dà di sé il Belpaese alle prese con la pandemia?
“No, gli Italiani non sono indisciplinati. Dal mio rientro in Italia i primi di febbraio e per circa due settimane a seguire, forse di più, i media in continuazione hanno mandato in onda importanti esperti che questionavo sulla gravità o meno di questo virus, paragonato ad una semplice influenza da alcuni; hanno dato pareri discordanti sull’efficacia delle mascherine, sono state fatte dichiarazioni e successive smentite. Io chiedo quindi a lei, come sia possibile pretendere ad un certo punto il rigore, e anche con effetto immediato. La fuga in montagna dopo la chiusura delle scuole, la fuga al sud dopo l’annuncio della chiusura della Lombardia etc.. sono frutto di una disinformazione, di una perdita di credibilità. Ognuno si è sentito autorizzato in quel momento ad interpretare e ad agire come meglio riteneva opportuno. È stata sufficiente una coerenza nelle informazioni ed una determinazione nel sostenere l’utilità delle misure richieste per ottenere l’effetto voluto. Ad oggi l’Italia è deserta, e sono tutti chiusi in casa”.
Oggi, da voi, la situazione si è stabilizzata. Dopo due mesi di stop, i treni passeggeri hanno ripreso i viaggi. I supermercati hanno riaperto e cosa altro?
“Si, in Cina - almeno a Chengdu dove sono io - la situazione si è stabilizzata. Hanno riaperto ristoranti, negozi, centri commerciali. Ad oggi c’è ancora l’obbligo di indossare le mascherine, e misurano ancora la temperatura all’ingresso dei negozi etc; le scuole ancora non hanno riaperto, ma sembra riapriranno a breve cominciando dalla classi che devono sostenere gli esami (equivalenti per noi del quinto liceo e della terza media) e poi via via le altre. Questo è un messaggio di speranza per i miei amici e colleghi in Italia, che ho sempre nei miei pensieri in questi giorni. Resistete, presto si risolverà anche da noi, da voi”.
Riconosce negli occhi degli altri la normalità riconquistata o il timore che si ripresentino contagi di ritorno?
“Non c’è timore, perché sai che chi sta fuori in strada è “pulito” dal virus. Chi rientra in Cina deve fare la quarantena. Diciamo che stanno molto attenti a mantenere la normalità che hanno guadagnato facendo sacrifici importanti, ed è comprensibile”.
New York rischia peggio di Lombardia e Wuhan. Cosa si sente di dire - da donna di scienza - agli americani e agli italiani tutti?
“Non mi ritengo una scienziata, lascio ad altri le valutazioni. Sicuramente non saranno colti di sorpresa, basta guardare oltre oceano”.
Covid19. Il futuro prossimo. Ci sarà un vaccino in tempi rapidi che ci consentirà di sconfiggere il coronavirus?
“Certo che ci sarà, e ci auguriamo tutti nel più breve tempo possibile”.