Italia prima al mondo per donne all’università ma ultima per occupazione femminile
Sono le più istruite ma le meno occupate: Italia ultima in Occidente per partecipazione femminile al mercato del lavoro
È una delle più grandi ingiustizie perpetrate in questo paese eppure non è all’ordine del giorno di alcuna forza politica, e sappiamo bene il perché. Secondo i dati del World Economic Forum, tratti dal suo annuale rapporto sul Global Gender Gap, l’Italia è la prima al mondo per quantità di donne che si iscrivono a percorsi di formazione terziaria, dall’università in su. Ma a fronte di questo primato, siamo 118esimi su 140 - peggiori in Europa, peggiori in Occidente - per partecipazione femminile alla vita economica del Paese. E aggiungiamoci che siamo 126esimi per parità di trattamento economico.
Disoccupazione femminile record
Siamo quindi un Paese che ignora la componente più scolarizzata. Nel dettaglio: per ogni cento maschi iscritti all’università, ci sono 136 donne. A completare il percorso di studi è il 17,4% della popolazione femminile, contro il 12,7% dei maschi. Ed è donna il 60% circa dei laureati con lode. Insomma, le donne si laureano di più e con voti migliori. E non è una novità che questo dato strida con quello relativo alla disoccupazione femminile, che è di tre punti percentuali più alta di quella maschile. E ancora: il part time, molto spesso imposto, riguarda il 40% delle lavoratrici e il 16% dei lavoratori.
Discriminazione di genere sempre viva
Come scrive Linkiesta.it, secondo i dati dell’agenzia europea Eurofound, il costo complessivo per l’Italia della sottoutilizzazione del capitale umano femminile è pari a 88 miliardi di euro, cioè al 5,7% del Pil, il 23% di tutta la ricchezza persa in Europa a causa della discriminazione di genere. Da notare che siamo anche il Paese che fa meno figli al mondo, a dimostrazione del fatto che le donne non stanno a casa per la prole.