Iran: 50 vittime per le proteste contro la morte di Mahsa Amini. Anche gli uomini in piazza per i diritti delle donne
Per la prima volta anche gli iraniani scendono in piazza per difendere la libertà delle foro figlie, madri e sorelle dalla repressione teocratica di Teheran
Ci sono persone che la Storia costringe a diventare un simbolo loro malgrado, e questo è diventato il destino di Mahsa Amini che fino a pochi giorni fa camminava per le strade di Teheran pensando ai fatti suoi. Ma aveva una ciocca di capelli fuori posto la povera Mahsa e tanto è bastato a farla diventare un emblema della repressione della polizia morale iraniana che l’ha portata in prigione per “rieducarla”. Da quella galera la 22enne curda è uscita cadavere ma la sua vicenda vive nelle proteste di piazza che incendiano l’Iran, da dove arrivano ogni giorno immagini che fanno venire i brividi.
Per la prima volta anche gli uomini scendono in piazza
Forse dalla nostra serena latitudine non riusciamo a capire la portata delle proteste che stanno infiammando le piazze iraniane. Donne e, per la prima volta, uomini che sfidano la repressione della teocrazia disposti a morire per la libertà. E infatti muoiono, perché è pesantissimo il bilancio delle repressione dei raduni in difesa dei diritti delle donne che da una settimana hanno investito tutto il paese. Manifestazioni affogate nel sangue con almeno 50 morti secondo l'ong Iran Human Rights con sede a Oslo. Per il regime - che ha arrestato un numero imprecisato di persone tra cui l'attivista Majid Tavakoli e il giornalista Nilufar Hamedi -, le vittime sono invece 17.
Proteste anche contro l’hijab obbligatorio
'Il governo ha risposto con munizioni vere, pistole a pallini e gas lacrimogeni, secondo i video condivisi sui social media', ha denunciato Il Centro per i diritti umani in Iran (Chri), con sede a New York, mentre l'organizzazione curda per i diritti umani Hengaw ha riferito che le forze di sicurezza hanno sparato nella notte da giovedì a venerdì con 'armi semiautomatiche ' contro i manifestanti a Oshnaviyeh (nel nord-ovest), senza fornire ulteriori dettagli. Il capo della magistratura, Gholam Hossein Mohseni-Ejei, ha annunciato che 'coloro che hanno danneggiato beni pubblici e governativi, disobbedito alla polizia o sono stati legati a servizi di spionaggio stranieri' dovranno essere trattati 'senza alcun indulgenza'.
Il no al velo di Christiane Amanpour
Chi invece ha promesso un'indagine sul caso Amini è stato il presidente iraniano Ebrahim Raisi, proprio quel leader iraniano che nelle scorse ore aveva disertato l'intervista con la giornalista della Cnn Christiane Amanpour poiché la reporter si era rifiutata di indossare il velo nel faccia a faccia a margine dell'assemblea generale dell'Onu. Perché le autorità iraniane non solo vogliono costringere le donne ad andare velate in Iran, ma pretendono pure che una giornalista statunitense si copra il capo a New York. E mentre le donne iraniane muoiono a Teheran per essersi scoperte il capo, non ci può certo accettare che una professionista occidentale ceda al retrogrado diktat di Raisi. Intanto Washington intanto ha annunciato misure 'per sostenere l'accesso degli iraniani al libero flusso di informazioni', di fronte al rallentamento delle connessioni Internet nella Repubblica islamica ed il blocco di WhatsApp e Instagram. da registrare la forte presa di posizione delle leadership della Ue, con il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, che ha lodato 'la lotta coraggiosa delle donne contro l'oscurantismo'.
Arrestata la giornalista che aveva denunciato l'arresto di Mahsa
Anche Nilufar Hamedi è stata fermata a Teheran per essere stata una delle prime a dare pubblicamente notizia del caso di Mahsa Amini. La giornalista, che lavora per la pubblicazione Shargh, non è l’unica: il giornale ha riferito che altri due reporter, un fotografo e un attivista politico sono stati arrestati in relazione con le proteste e sarebbero rinchiusi nel carcere di Evin.
Le denunce di Masih Alinejad
Nel frattempo un’altra giornalista iraniana e attivista per i diritti civili, Masih Alinejad, posta sul suo profilo Twitter i video delle proteste e le immagini di donne e uomini che stanno rimanendo uccisi nelle proteste di piazza. Tanti i cronisti italiani, a cominciare dalla vicedirettrice della Stampa, Annalisa Cuzzocrea, a rilanciare i suoi post. Uno degli ultimi mostra le proteste di piazza e racconta: 'Le donne dell'Iran-Saghez si sono tolte il velo in segno di protesta contro l'omicidio di Mahsa Amini, una donna di 22 anni, da parte della polizia dell'hijab e cantando: morte al dittatore! Rimuovere l'hijab è un crimine punibile in Iran. Chiediamo alle donne e agli uomini di tutto il mondo di mostrare solidarietà'.
Le proteste nel mondo
Ma la morte di Mahsa ha suscitato reazioni di sdegno e contestazioni in tutto il mondo: da Berlino a Milano fino a Toronto. Nel capoluogo lombardo, un centinaio di persone hanno manifestato in piazza. Molte donne hanno bruciato il velo e si sono tagliate i capelli. A Berlino in centinaia hanno partecipato alla manifestazione per la ragazza morta dopo l'arresto. Anche in questo caso le ragazze presenti si sono tagliate i capelli nella piazza, come a Toronto.
Musk mette a disposizione i satelliti di Starlink
Anche Elon Musk prende posizione: l'ad di Space X ha dichiarato di aver attivato il servizio satellitare Starlink per aiutare gli iraniani ad accedere a Internet. Lo ha scritto su Twitter in risposta ad un tweet del segretario di Stato americano, Antony Blinken, nel quale si annunciavano misure del dipartimento del Tesoro Usa per permettere 'il flusso libero di informazioni' per gli abitanti dell'Iran ai quali è stato ridotto l'accesso a Internet in seguito all'ondata di proteste per la morte dalla giovane Mahsa Amini. Il miliardario aveva già messo a disposizione Starlink per l'Ucraina.