Il bullismo oggi puoi uccidere un adolescente con la cattiveria. Cosa spaventa e ferisce i ragazzi
Intervista Cinzia Tani, autrice di “La Capobanda” un libro che tratta il delicato tema delle violenze fra giovanissimi
Andando spesso nelle scuole a presentare i suoi romanzi storici Cinzia Tani, volto noto dei programmi del mattino di Rai 1, parla spesso con i ragazzi scoprendo quali sono le realtà che li spaventano che li feriscono.
Dopo alcuni anni, anche attraverso i racconti scritti dai giovani che frequentano i miei corsi di scrittura li ho conosciuti meglio e ho deciso di scrivere questo libro,
racconta la giornalista e scrittrice, autrice di “La Capobanda” (Lisciani Libri). Una storia in cui Clarissa e i suoi amici sono vittime di un branco di bulli.
Perché hai voluto inserire il tema del bullismo?
Perché il bullismo c’è sempre stato ma mai con la violenza di oggi. Oggi puoi uccidere un adolescente con la cattiveria. Oggi ci sono i social e i cellulari con cui si possono commettere quelli che, secondo me, sono veri crimini. Ci sono ragazzi depressi, che a volte abbandonano la scuola, che soffrono terribilmente perché sono vittime di bullismo.
Come ti sei documentata?
Ho letto decine di libri per ragazzi e mi sono resa conto che sono quasi tutti pessimisti, con molto erotismo, parolacce, drammi infilati tanto per realizzare dei colpi di scena nella narrazione. Poi ho letto libri di psicologia sulle fobie, saggi sul bullismo e sugli hikikomori.
Cosa hai appreso di nuovo?
Che il bullismo è un fenomeno diffuso in tutte le scuole e in tutti gli ambienti sociali. Che ci sono delle maniere per difendersi, prima fra tutte l’amicizia. Il bullizzato deve crearsi un gruppo in cui sfogarsi, in cui credere, da cui essere creduto per non sentirsi solo. Questo perché per lui è molto difficile confidarsi con i genitori e con gli insegnanti, è più facile farlo con i coetanei.
Quanto pensi sia diffuso il problema e come incide sulla vita dei ragazzi?
Diffusissimo purtroppo. Abbiamo visto ragazzi suicidarsi perché presi in giro per il loro modo di comportarsi, di vestirsi, di vivere. Sono magari più bravi, o più timidi, o hanno gusti diversi da quelli dei bulli o sono semplicemente più sensibili, fragili. E proprio loro, quando diventano vittime, vedono il mondo cadergli addosso e possono finire male.
E delle famiglie?
Ho parlato molto delle famiglie nel libro. Diverse tipologie di famiglie: genitori assenti o assillanti, separati o adulteri, troppo occupati dal loro lavoro o troppo esigenti nei confronti dei figli. Molti genitori vorrebbero figli perfetti, vincenti, per questo i ragazzi si vergognano di raccontare gli episodi di cui sono vittime. Inoltre i genitori fanno poco, preferiscono essere trattati da amici dai figli adolescenti, a volte si vestono come loro, si comportano come loro, parlano come loro, giocano come loro e mancano di autorità, non sono più un punto di riferimento. Parlo anche delle famiglie dei bulli. Un’altra cosa che ho scoperto, e che ho messo nel libro, è che un bullo da solo non fa niente di male. E’ il branco che diventa un carroarmato che stritola.
Al tema del bullismo hai legato quello delle fobie, pensi siano correlati?
Sono correlati in parte. Il ragazzo che soffre di una fobia può essere facilmente preso di mira dai bulli perché è vulnerabile. In realtà ho voluto parlare delle fobie perché ho scoperto che gli adolescenti ne hanno moltissime. Fobie, paure, ansie, manie, fissazioni.
Si può vivere senza fobie oppure la via è imparare a conviverci?
Ho voluto dare dei segnali positivi nel libro. Ho trovato il modo di trasformare le paure dei ragazzi in poteri, in un modo diverso di vedere la realtà. La paura rimane, ci si convive, ma diventa qualcos’altro, qualcosa che fa sentire i ragazzi più forti. Attraverso l’aiuto di un hikikomori, i miei protagonisti riescono a formare una banda che affronta alla pari quella dei bulli. Da tempo volevo scrivere degli hikikomori, realtà diffusissima in Giappone e in aumento anche da noi. Sono ragazzi che abbandonano la realtà e si chiudono nella loro stanza per vivere solo attraverso la rete. Studiano in rete, fanno amicizia in rete, hanno amori virtuali, trovano lavori in rete. Il mio hikikomori, Alex, troverà la via d’uscita attraverso l’amore di una ragazza. L’amore è un’arma potentissima contro la paura.
I bulli infondo sono vittime di se stessi?
I bulli presi uno per uno possono essere ragazzi fragili, soli, disadattati, che si uniscono ad altri per formare una squadra e prendersela con ragazzi altrettanto fragili, soli, disadattati che però non hanno un gruppo alle spalle per difenderli.
Come stanno accogliendo i ragazzi questo romanzo?
Molto bene. Si ritrovano nei personaggi. Sono affascinati nel conoscere la realtà degli hikikomori, ragazzi che hanno scelto di vivere chiusi nelle loro stanze. Scoprono che le paure possono essere vinte anche senza ricorrere a medici e farmaci. Si appassionano alle storie di amore e amicizia.
Gli insegnanti?
Gli insegnanti consigliano il libro a ragazzi e genitori. Secondo loro proprio perché è un libro positivo ha un valore in più rispetto ad altre storie per ragazzi. Trovano che parlare di un modo per trasformare le paure in vantaggi sia di conforto ai ragazzi e di aiuto a loro per comprendere meglio il mondo adolescenziale.