“Lavatevi e non risucchiate la minestra”: lo strano decalogo della Serracchiani ai sindaci
I primi cittadini del Friuli Venezia Giulia sono destinatari di un vademecum con indicazioni su come lavarsi, stare a tavola e vestirsi
Se un uomo, nella fattispecie un presidente di regione, si fosse azzardato a dire a una donna, nella fattispecie una sindaca, quanto doveva essere lunga la propria gonna, si sarebbe sollevato un putiferio da qui alle prossime elezioni. Invece è una donna, Debora Serracchiani, a “consigliare” a prime e primi cittadini del Friuli Venezia Giulia non solo come vestirsi, ma pure come stare a tavola, lavarsi e profumarsi. Come racconta Il Messaggero Veneto, il vademecum inviato a tutti i sindaci contiene indicazioni come “il risotto si mangia con la forchetta. La minestra non si tira su. A tavola, prima di bere, ci si pulisce la bocca e non si parla mentre si mastica”. Come se ci si rivolgesse a bambini maleducati.
Sindaci lavatevi
Non solo ineducati ma pure sporcaccioni visti gli accenti sulle prescrizioni igieniche. «Vale la pena ricordare l’utilità di un buon uso quotidiano di acqua e sapone, quello moderato del profumo - continua il manuale - , la cura del proprio aspetto, compresi capelli, barba e baffi che dovranno essere ben curati”.
Mai gonne corte
Per non parlare delle indicazioni sull’abbigliamento: alle sindache è rivolto l’invito a misurare la gonna. Deve arrivare al ginocchio, non più su. E sandali vietati anche se d’estate. Calorosi consigli pure riguardo i colori del guardaroba, meglio per il pastello, il tailleur nero invece è per le cerimonie. In tempi di magra poi, meglio non ostentare opulenza e quindi gioielli sobri. Moderatezza pure col profumo.
No ai calzini corti
Per gli uomini l’invito alla sobrietà riguarda le cravatte, “e ricordate: cravatta e pochette non devono mai avere la stessa fantasia”. Nel vademecum anche indicazioni precise sul resto dell’abbigliamento: “Bene i completi sia grigi che blu e pure il gessato (ma a riga stretta); vietato il nero. Le camicie devono essere azzurre in tinta unita, o con una righina, per il giorno, mentre la camicia bianca è prerogativa della sera o dell’abito da cerimonia. E mi raccomando: niente calzini corti”.
L'importanza del cerimoniale
Le 75 pagine sono accompagnate da una lettera della Serracchiani che le presenta come «un vademecum sul Cerimoniale e il Protocollo» in uso tra Enti territoriali, edito dall’Ancep. «Sottostimare la forma - dice Serracchiani - è spesso sinonimo di involontarie gaffes o incomprensioni a livello di istituzioni: conoscere il linguaggio del Cerimoniale risulta utile per organizzare cerimonie o incontri, come ogni amministratore ha fatto o si troverà a fare nel corso del proprio mandato. Questo agile volume, di facile consultazione, è pensato per aiutare a risolvere queste situazioni”. Ma visto il tenore delle indicazioni, viene da chiedersi “ma con chi crede di avere a che fare la governatrice?” Quale brutta esperienza le sarà capitata per sentire il bisogno di vestire i panni dell’educatrice?
Le reazioni
Inutile dire che i suggerimenti non sono stati accolti benissimo da tutti i sindaci. In particolare Pierluigi Molinaro, sindaco di Forgaria ha twittato ironicamente diversi passi del vademecum chiedendosi, tra l’altro: “Ma chi paga?”.