Giulia Barela: 'I miei gioielli 'poveri' che spopolano in tutto il mondo'
Intervista alla designer di gioielli in bronzo: 'Detesto l'oro perché è troppo sgargiante. Il bronzo invece, essendo una lega, permette di giocare sulle sfumature'
Avete presente quei corsi, di solito con titoli accattivanti, che promettono di risolverti nello spazio di un fine settimana qualsiasi “problemino esistenziale”, dall’autostima alla felicità passando per l’amore vero o la realizzazione al lavoro? Ebbene, potete abbassare quel sopracciglio alzato e leggere la storia di Giulia Barela. Romana, una laurea in giurisprudenza, prima avvocato di diritto dello spettacolo, poi esperta di accordi bilaterali nelle relazioni doganali del nostro Paese in seno all’Unione Europea. “Viaggiavo molto, stavo spesso a Bruxelles, poi con la nascita di mio figlio ho chiesto un part time”. Il tutto, prima di una nuova capriola esistenziale, che l’ha portata a diventare albergatrice. Finito? No, perché la piroetta più importante, quella che la porterà a diventare una delle creatrici di gioielli più originali e promettenti del panorama italiano, arriva proprio grazie a uno di quei famosi mini-corsi: “Era il 2009 e sono andata alla presentazione di un libro di Matt Traverso, esperto mondiale di coaching e autore di numerosi best seller su benessere e auto-realizzazione. Mi è molto piaciuto, ho letto il suo libro e mi sono iscritta a un suo seminario. Non potrò mai dimenticare quando, seduta in prima fila, mi sono ascoltata mentre parlavo ad alta voce davanti a tutti, proprio io da sempre riservatissima. Raccontavo la mia voglia di “cambiamento e di crescita personale”, proprio come recitava il titolo di quel seminario. Beh, detto fatto. Ho deciso che volevo realizzare qualcosa di mio, qualcosa che mi permettesse di esprimere il mio potenziale che sentivo inespresso. Alla fine quel qualcosa sono stati i gioielli”.
Non gioielli qualsiasi. Ma gioielli che risplendono di un materiale quasi in disuso, considerato 'povero' e adatto giusto per le armature nei tempi antichi e cioè il bronzo. “La creatività è come un muscolo. Va esercitata, allenata, spronata. Così mi sono esercitata a lungo per imparare la tecnica della modellazione della cera. La realizzazione dei miei gioielli infatti avviene secondo una tecnica totalmente artigianale che si rifà a quella scultorea. Proprio come faceva, ad esempio, Benvenuto Cellini in epoca medievale, per i miei gioielli prima realizzo un modello in cera, che poi sarà realizzato in bronzo dagli orafi artigiani. Perché il bronzo? Perché ha un colore caldo e, dato che è una lega, lo si può realizzare in tante e diverse tonalità. E poi non è sgarciante come l’oro”. Il successo è stato immediato: oggi il brand Giulia Barela è distribuito, oltre che in Italia, in tanti Paesi del mondo, dal Giappone al Canada, dal Brasile alla Corea, dagli Stati Uniti al Libano e alla Russia. “Così ci siamo dati una struttura aziendale, con una parte amministrativa e una che si occupa di vendite e produzione”.
Insomma, quella di Giulia è una storia al positivo di imprenditoria femminile tipicamente made in Italy: “Credo che dei miei gioielli piaccia il minimalismo. O, meglio, la loro primordialità in quanto sono legati alla nostra essenza. Quando li immagino non penso mai a qualcosa di reale, ma soltanto all’immagine mentale che ho di una cosa. La fantasia è il motore di quei segni grafici”. Un successo che non ha nessuna intenzione di fermarsi qui: “Sto studiando la realizzazione di una linea di gioielli per l’uomo. Anche loro sono vanitosi”, anticipa la designer.