Giorgia Soleri e quelle cicatrici sul suo corpo: “Il mio corpo urlava di dolore e mi dicevano che ero ipocondriaca”
L’influencer 26enne racconta in un lungo post il suo percorso verso la diagnosi della malattia, l’intervento e le cure successive. Una testimonianza generosa fatta soprattutto pensando a quante giovani come lei soffrano di endometriosi
Leggi più veloce
Provare dolori lancinanti dentro il proprio grembo e sentirsi dire di essere in perfetta salute ma forse con una soglia del dolore un po’ bassa e magari con la tendenza al melodramma. Ci devono essere poche cose peggiori del passare per ipocondriaca mentre il proprio corpo urla e spasima, e lo sa bene Giorgia Soleri. L’influencer, nota anche per essere la fidanzata di Damiano dei Maneskin, ha raccontato il suo percorso verso la consapevolezza della malattia proprio in occasione della giornata mondiale dedicata all’endometriosi, la patologia di cui soffre e per la quale è stata operata.
Il post accorato
In un lungo post su Instagram in cui si mostra con i cerotti sull’addome, la 26enne milanese racconta senza reticenze: “Da qualche parte ho letto che se ascolti davvero una persona, l’endometriosi non è mai stata realmente così silenziosa. E silenziosa, nel mio caso, non è stata mai. Urlava come avrei voluto urlare io dopo le decine e decine di visite fatte snocciolando i miei sintomi uno dopo l’altro per sentirmi dire, in continuazione, che ero in perfetta salute. Come avrei voluto urlare quando il dolore era così forte da farmi rimettere e svenire, quando a 14 anni ho avuto il menarca e mentre tutti erano entusiasti io scoprivo troppo presto un corpo che ti si rivolta contro. Come avrei voluto urlare durante i miei troppo presenti ingressi al pronto soccorso. Come le infinite volte in cui sentita dire che ero esagerata, drammatica, ipocondriaca, con la soglia del dolore bassa. Invece a stare in silenzio son stata io, per 11 lunghi anni, accompagnata da un senso di inadeguatezza che mi nauseava quasi quanto quel dolore che a un certo punto ha iniziato ad attanagliarmi le pelvi come una dolorosa cintura di spine anche quando non avevo le mestruazioni, anche durante la minzione, la defecazione, i rapporti sessuali. Per questo ho promesso a me stessa, e a quella ragazzina confusa, che non sarei mai più stata in silenzio e anzi, che ne avrei parlato sempre, anche a costo di risultare ripetitiva, noiosa, pedante. Per provare a dare un senso al dolore che spesso un senso non ce l’ha, e per provare a evitare ad altre persone questo incubo”. Giorgia Soleri esprime bene il dramma che deriva dal non conoscere neanche il proprio nemico. Perché fino a che non arriva la diagnosi di endometriosi, tutti pensano che la sofferente sia isterica.
Finalmente la diagnosi
“Un anno fa, il 21 Marzo, ricevevo la mia diagnosi di endometriosi e adenomiosi, 5 mesi dopo, il 20 Agosto, finivo sotto i ferri sperando di poter finalmente iniziare una vita lontana dal dolore. Sono stata fortunata (non sempre è così), l’intervento ha ampiamente diminuito la sintomatologia dolorosa legata all’endometriosi. Ma ad oggi una cura definitiva ancora non c’è, gli anni di ritardo diagnostico continuano ad essere 7-10 pur colpendo (si stima, al ribasso) 1 persone assegnata femmina alla nascita su 10. Per questo è così importante questa giornata. Non possiamo cambiare il passato, ma forse possiamo provare a costruire un futuro diverso per chi, ancora oggi, si danna in un dolore senza nome e senza legittimazione”.
I dati del ministero della Salute
In Italia sono affette da endometriosi il 10-15% delle donne in età riproduttiva e almeno 3 milioni hanno una diagnosi conclamata. Ma una 'limitata consapevolezza della patologia è causa di un grave ritardo diagnostico, valutato intorno ai 7 anni', ha sottolineato il Ministero della Salute in merito alla malattia di cui si è celebrata il 28 marzo scorso la giornata mondiale e di cui circa 300.000 italiane soffrono in forma grave e invalidante che prevede un'esenzione dal ticket. Dolore mestruale, spesso cronico e persistente, è la caratteristica di questa condizione, che si associa spesso a fenomeni depressivi e a infertilità: la patologia interessa infatti circa il 30-50% delle donne infertili o che hanno difficolta a concepire. La diagnosi arriva spesso tra i 25 e i 35 anni, dopo un percorso lungo e dispendioso, il più delle volte vissuto con gravi ripercussioni psicologiche. 'Sin dalla più giovane età - si legge sul sito del ministero - è molto importante sapere che i dolori mestruali e durante i rapporti non sono normali e che non devono essere taciuti. Le donne che hanno la madre o una sorella affette da endometriosi hanno un rischio di svilupparla sette volte maggiore'.
Trattamenti
Tra i trattamenti, l'ormone progestinico è capace di migliorare il quadro sintomatologico in quanto abolisce la stimolazione ormonale e la crescita degli impianti endometriosici. Il trattamento più invalidante con gli analoghi del GnRH, farmaci che bloccano totalmente la stimolazione delle ovaie sono limitati a casi che richiedano un intervento chirurgico. Ma sono in corso diversi studi con composti che pur inibendo la stimolazione ovarica, creano meno effetti collaterali.
Malattia invalidante
L'endometriosi è inserita nell'elenco delle patologie croniche e invalidanti, negli stadi clinici più avanzati (moderato o III grado e grave o IV grado') che permette alle pazienti il diritto ad usufruire in esenzione di alcune prestazioni specialistiche di controllo.