Francesca Michelin prende posizione: la sua reazione alle parole di Mentana su Lilli Gruber
Per la cantante “c’è bisogno di parlare e pensare in modo paritario”, quindi “no” all’articolo determinativo che precede i cognomi femminili
Che il linguaggio paritario stia diventando un argomento di discussione, pur con favorevoli e contrari, è testimoniato dal successo del tweet di Francesca Michielin sul tema. Il suo cinguettio è diventato virale su Twitter raccogliendo, come spesso accade, commenti positivi e negativi. Reduce dal Festival di Sanremo 2021, la cantante ha invitato i suoi follower a riflettere su quanto ha sentito nell’edizione serale del telegiornale di Enrico Mentana su La7. Il conduttore infatti, come sempre fa alla fine del suo tg, ha annunciato i programmi seguenti e i colleghi che li conducono chiamando entrambi per cognome, senza articoli determinativi introduttivi.
Il testo del tweet
“Mentana chiude il tg e dice “ora Gruber, poi Floris”. Non dice “La Gruber”, non dice “Lilli” o “la nostra Lilli”. Non è una cosa di poco conto: parlare in maniera paritaria è riflesso di un pensiero paritario e abbiamo bisogno anche di questo linguaggio per fare la differenza”, twitta Michielin apprezzando la scelta del giornalista.
“Non è la Gruber”
L’articolo determinativo davanti ai nomi e ai cognomi viene ancora usato da tanti quando si parla di personaggi femminili, cosa che non succede per quelli maschili (si sente spesso dire “la Littizzetto, la De Filippi e la Berlinguer”, ma nessuno dice “il Vespa, il Mentana o il Fazio”). Contro questo uso, o meglio abuso, grammaticale si batte da tempo Michela Murgia che quando viene definita “la Murgia”, risponde secca che “la Murgia è l’altipiano pugliese”. Nel suo ultimo libro, Stai zitta, la scrittrice si scaglia contro il linguaggio discriminatorio e a favore della declinazione al femminile dei nomi delle professioni. Così per una donna si dice direttrice d’orchestra e non direttore, con buona pace di Beatrice Venezi.
Favorevoli e contrari
Murgia deve quindi avere fatto proseliti, visto che è spesso ospite proprio di Gruber nel suo Otto e mezzo su La7, emittente di cui Michielin evidentemente segue l’informazione. Non tutti però hanno gradito lo spunto di riflessione offerto dalla cantante e, accanto a chi ha accolto l’invito ad eliminare quel “la” davanti ai cognomi femminili, c’è pure chi pensa che le battaglie da fare siano altre e persino chi rileva che basterebbe promuovere un uso corretto della lingua italiana senza scomodare il sessismo. Insomma quel “la” non sarebbe discriminatorio ma semplicemente uno strafalcione.
Uso sessista della lingua
Ma che non sia una mania femminista, lo testimonia pure quanto scrive la Treccani: “… quando l’articolo è impiegato con il femminile: fenomeno panitaliano e proprio dello standard, ha lo scopo di precisare il genere (a volte l’eccezionalità del suo non essere ‘maschile’) del referente. Esempio di impiego sessista della lingua (➔ genere e lingua), è tuttora poco presente alla coscienza dei parlanti, molto frequente anche sui giornali e, di conseguenza, non colpito da censura. Le scritture politicamente corrette (➔ politically correct) tendono a evitarlo, forse anche per influsso dell’inglese (lì non si indica il genere, recuperabile però con l’inserimento del nome), specie in concomitanza col maschile; è ancora frequente però trovare citati nella stessa riga Andreotti e la Levi Montalcini”.
Ad ogni modo, non chiamatela mai “la Michielin”.