Classica e fedele alla tradizione in pubblico, 'smanettona' in privato: la Regina che non ti aspetti
Elisabetta II usava spesso compulsivamente il suo Ipad e fu un'attenta osservatrice dell'evoluzione tecnologica durante tutto il suo regno
Ora, raccontare Elisabetta come fosse una sorta di hacker che sa tutto di ogni questione tecnologica, è eccessivamente forte come immagine. Ma che la Regina fosse appassionata di nuove tecnologie e del loro uso è un fatto, con la grandissima capacità della sovrana inglese di essere il massimo della classicità, ma contemporaneamente anche il top del pop.
La regina volante
Penso, ovviamente, allo straordinario spot della cerimonia d’apertura dei Giochi Olimpici di Londra, con la Regina pronta a gettarsi in paracadute insieme a James Bond, da sempre al Servizio Segreto di Sua Maestà. Qualcosa che ci portiamo tutti nel cuore da quella cerimonia, qualcosa che ci ricordiamo più di ogni altra analoga apertura.
Con l'orsetto come una regina delle fiabe
E penso altrettanto ovviamente al celebre thè con l’orsetto Paddington, dove entrambi si trovavano a loro agio, tanto che Paddington ha anche vergato un tweet di condoglianze per la sua Regina. Insomma, nel più classico e tradizionale dei mondi, quello di Buckingham Palace e della Corona inglese, Elisabetta ha saputo straordinariamente interpretare entrambi i ruoli, quello della tradizione e dell’identità da rispettare scrupolosamente, coniugata con le innovazioni della scienza e della tecnica.
Il cerimonale precisissimo e scrupolosissimo
Del resto, per capire quanto sia decisivo per il Regno Unito il rispetto della tradizione, basta guardare in questi giorni il cerimoniale precisissimo e scrupolosissimo, dalle cravatte nere fin dal pomeriggio dei giornalisti BBC, all’annuncio della morte che doveva arrivare dopo le 18, le 19 in Italia, al piano per i saluti alla Regina pianificati al secondo, con anche la variabile della morte in Scozia che, ovviamente, ha un suo specifico rituale e rito. Insomma, siamo di fronte alla storia più tradizionale del mondo. Ma, contemporaneamente, anche alla più moderna, come Elisabetta ha confermato da anni ed anni.
Elisabetta era sempre lì
E si badi bene che si tratta di una Sovrana che è passata, se non ricordo male, attraverso una quindicina di premier inglesi, qualche decina di presidenti del Consiglio italiani (e mi sono divertito ad andarli a cercare dal settimo governo e ottavo di Alcide De Gasperi, e poi Scelba, Pella, sei Fanfani, due Segni, Zoli, Tambroni, due Leone, cinque Moro, cinque Rumor, sette Andreotti, due Cossiga, Forlani, due Spadolini, Goria, De Mita, due Craxi, due Amato, Ciampi, quattro Berlusconi, Dini, due Prodi, due D’Alema, Monti, Letta, Renzi, Gentiloni, due Conte e Draghi), tredici presidenti degli Stati Uniti d’America (Truman, Eisenhower, JFK, Jhonson, Nixon, Ford, Carter, Reagan, Bush senior, Clinton, Bush junior, Obama, Trump e Biden) ma soprattutto sette Papi. E questo è il dato più significativo, visto che - tranne le dimissioni di Papà Ratzinger, oggi emerito - l’incarico di Papa è a vita, tanto da aver portato l’antica saggezza popolare a coniare l’espressione “ogni morte di Papa”.
E quindi, durante il regno di Elisabetta, si sono alternati sette Pontefici: Pio XII, Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo I, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco I.
Come dire, che tutto attorno, il mondo cambiava, ma Elisabetta era sempre lei ed era sempre lì.
Immutabile
Ma – e qui sta la storia di oggi – capace di mutare continuamente, comprendendo il mondo e non semplicemente chiudendosi nel suo castello, che in questo caso non è solo quello figurato, ma va inteso anche in senso letterale, dove la metafora si fonde con la vita e il palco diventa realtà.
Insomma, siamo passati dai caratteri tipografici con le pinzette, l’inchiostro, le penne e il calamaio agli smartphone e Elisabetta ha viaggiato attraverso tutti questi cambiamenti, governandoli e non subendoli.
Con l’ultimo tocco che è stato un tweet ufficiale dal profilo della casa reale sull’annuncio della morte della Regina, arrivato addirittura prima dell’annuncio ufficiale della BBC. Due minuti, per la precisione.
Insomma, raccontare tutto questo non è solo raccontare l’operato della Regina e il suo regno, ma è soprattutto raccontare l’evoluzione tecnologica della storia del mondo durante tutto il mandato di Elisabetta.
E così, fior da fiore, in questi giorni sono stati opportunamente ricordati alcuni momenti topici di questo percorso che, come scrive Riccardo Luna, non è una smanettona, ma certo ha contribuito a raccontare l’evoluzione tecnologica del suo ruolo, a partire, come ricordato da Luigi Garofalo, all’invio della prima mail nel 1976 (dettata e non scritta personalmente, va detto, ma il concetto è chiaro) e nel 2019 pubblicò il suo primo post Instagram sul profilo ufficiale verificato, con tanto di spunta blu: “theroyalfamily”.
Il post reale era dovuto a una visita di Elisabetta al Museo della Scienza di Londra, e nacque postando una lettera inviata da un matematico dell’Ottocento, universamente ritenuto il pioniere dei computer, Charles Babbage, al marito della regina Vittoria, il principe Alberto.
Regina 'smanettona'?
Postò quindi la Regina, dal suo Ipad che usava spesso compulsivamente: “Oggi, mentre ero in visita allo Science Museum, è stato interessante scoprire una lettera dai Royal Archives, scritta nel 1843 al mio trisavolo il principe Alberto, Charles Babbage, considerato uno dei pionieri dei computer al mondo, che progettò la Macchina differenziale, della quale il principe Alberto ebbe l’occasione di vedere un prototipo nel luglio del 1843. Oggi ho avuto il piacere di conoscere le iniziative di codifica dei computer dedicate ai bambini e mi sembra giusto pubblicare questo post su Instagram, al Museo della Scienza che ha a lungo sostenuto tecnologia, innovazione e ispirato la futura generazione di inventori”. Firmato: Elizabeth R., dove la R puntata è ovviamente l’abbreviazione di Regina.
E poi, dai suoi discorsi in tv, anche nei momenti più difficili della monarchia inglese, alle videochiamate post-Covid, Elisabetta è sempre stata più avanti anche del suo staff nell’uso delle nuove tecnologie.
Non, come si diceva, per vezzo o per reale passione per i media, ma per la capacità di leggere il suo popolo e di immergersi nella società, che poi è quello che l’ha fatta profondamente amare dai suoi sudditi, ma anche da tutto il mondo.
E, in fondo, è la stessa storia di quando, dopo cinque giorni dalla morte di Diana, osservando il flusso continuo di persone che, spontaneamente, rendevano omaggio alla principessa triste, vincendo ogni ritrosia ed ogni passato conflittuale, scese in piazza a guardare i fiori, a leggere i biglietti e a riappacificarsi, almeno idealmente, con Diana.
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