Educazione sessuale degli adolescenti: “Ecco gli errori più frequenti che fanno i genitori”

La dottoressa Stefania Piloni, ginecologa e presidente dell’associazione Sex Pass, spiega come funziona il corso che propone alle scuole

Educazione sessuale degli adolescenti Ecco gli errori più frequenti che fanno i genitori

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Sono circondati dal sesso e dai contenuti pornografici eppure hanno dubbi che non sciolgono neppure dopo le prime esperienza sessuali. Insomma il sesso lo fanno ma ne ignorano i meccanismi: sono gli adolescenti di oggi che rispetto ai loro genitori sono più liberi, lo fanno di più e, soprattutto per ciò che riguarda la prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili e delle gravidanze indesiderate, ne sanno meno.

Se l’educatore è la pornografia

I ragazzini dai 12-13 anni in su non sanno quasi niente sugli aspetti fondamentali della loro sessualità mentre dimostrano invece una buona preparazione sui dettagli ‘tecnici’ del sesso (spesso sbagliati e frutto di stereotipi) che, con tutta probabilità, imparano dai siti pornografici così come i loro genitori si istruivano sulle riviste pornografiche. Insomma, il maestro in questo campo può diventare internet e spesso ai ragazzini i ‘trucchi’ della pornografia sembrano la realtà. La situazione è stata studiata dalla Onlus SexPass, associazione no profit nata due anni fa dall’iniziativa di una ginecologa, Stefania Piloni, che in via volontaria conduceva dei corsi sulla sessualità in alcune scuole di Milano. Ora l’associazione si è allargata e organizza corsi di ‘educazione sessuale e sentimentale’ per genitori, ragazzi dai 13 ai 16 anni, e scuole.

Genitori miopi

Spiega la dottoressa Stefania Piloni, ginecologa e presidente della Sex Pass: “L’idea di molti genitori è che i figli adolescenti siano troppo piccoli per parlare della loro sessualità e, nelle scuole medie primarie, il tema è trattato in modo facoltativo, più spesso per niente. Molti genitori chiedono aiuto ma altri preferiscono evitare l’argomento'.

Fra gli effetti di questa carenza educativa c’è, per esempio, l’aumento del consumo della pillola del giorno dopo, perché gli adolescenti non usano nessun anticoncezionale.
“Gli adolescenti non usano i contraccettivi ma l’app del telefonino, un’applicazione che monitora l’andamento del ciclo mestruale e può servire al massimo ad individuare i giorni in cui si è più fertili. È utile quindi a chi vuole rimanere incinta, infatti ci sono molte le gravidanze indesiderate fra le ragazze che la usano. Ultimamente notiamo anche un aumento degli aborti. Le interruzioni di gravidanza sono in calo dalla maggiore età in su, ma fra le adolescenti sono in leggero aumento proprio per l’assenza di contraccezione. Fra l’altro la pillola del giorno dopo la possono prendere solo se confessano alla mamma o al medico di avere avuto un rapporto a rischio. Ma spesso preferiscono rischiare la gravidanza pur di non dire niente a nessuno”.

Insomma: mamma è papà sono ancora conviti che la piccola sia vergine e invece lei torna a casa incinta.
“È vero che i ragazzi non sono aiutati perché l’educazione sessuale è rifuggita dalle scuole e proporla è difficilissimo: il messaggio è percepito come ostile. Milano è una città fortunata perché qui qualcosa si muove ma sento colleghi da altre parti che fanno una grossa fatica a portare questo tipo di educazione delle scuole”.

Come funzionano i vostri corsi?
“Noi iniziamo sempre con un incontro coi genitori in cui spieghiamo cosa faremo in aula e quali sono gli errori che non vanno mai commessi. Perché loro sono i primi educatori e devono sempre restare in gioco. Poi facciamo un incontro con i ragazzi in cui parliamo di educazione sentimentale: dire di ‘sì’ dire di ‘no’, accettare la lentezza dei passaggi, la trasformazione del corpo, proteggersi, farsi rispettare, la verginità non come “esorcismo”: come una cosa che va fatta fuori”.

Come affrontate il tema della prima volta?
“Spiegando che anche se sei l’ultimo vergine del gruppo, cosa che pesa sempre tantissimo ai giovani, è meglio aspettare, rispettare i tuoi tempi e dire di ‘no’. L’importanza di non dire di ‘sì’ per accondiscendere all’altro. Perché ci sono un sacco di verginità buttate via. Sono tante le ragazze che fanno questo discorso: vado con il primo che capita perché sono stufa di essere vergine. Prima era un valore, ora è diventato un disvalore. Dopo questa introduzione, passiamo all’educazione sessuale vera e propria: cosa sono i profilattici, cosa è la pillola, la pillola del giorno dopo, cosa sono le malattie sessualmente trasmesse. Insomma, prima diamo uno spazio ai valori e poi spieghiamo, per esempio, perché il coito interrotto non funziona”.

Cosa dite ai genitori?
“Prima di tutto quali sono gli errori da non fare: il primo è che la verità va sempre detta, non bisogna mentire ai figli e raccontare loro delle favole. Se tuo figlio realizza che stai mentendo, poi non ti prende più come interlocutore autorevole e non ti chiede più nulla. Va a finire che cerca in Internet”.

Papà parli con il maschio, mamma con la figlia è un buon principio?
“No, alle domande deve rispondere chi c’è senza demandare né rimandare. I genitori sono e devono essere educatori sempre. Tra l’altro un padre può essere il miglior interlocutore per spiegare a una ragazza cosa il compagno si aspetta da lei anche in termini di valori da portare all’interno della famiglia. Viceversa una donna può spiegare a un figlio come trattare con rispetto una donna. Poi magari il profilattico lo spiega il papà, ma le attenzioni che una donna si aspetta da un uomo e dove stia il limite del rispetto, questo una madre lo può insegnare benissimo”.

L’esempio è sempre importate insomma.
“È importante anche raccontare come la mamma e il papà si sono conosciuti, perché si sono innamorati. Ed è meglio che l’aneddoto non suoni così: ‘mi sono innamorato della mamma perché è bellissima’. Ma anche perché ‘è simpatica, è coinvolgente, è piena di belle emozioni’. Bisogna spiegare quali valori si sono condivisi, su quale storia sia costruita la relazione perché quella è la storia della famiglia”.

Veniamo all’ansia da prestazione. La paura del fallimento.
“Quando si inizia si è tutti un po’ imbranati: può capitare che l’erezione non ci sia, che si vada in bianco. Può succedere di tutto, pure che si dica di no all’ultimo momento perché agli esseri umani fragili, come sono spesso gli adolescenti alle loro prime mosse, queste cose capitano. Però se il tutto accade fra due persone che si vogliono bene, allora c’è comprensione. Se invece a uno non frega niente dell’altro, allora quello magari forza, non rispetta l’incertezza dell’altro. Come accade quando un maschio è convinto che la donna dica ‘no’ intendendo in realtà esprimere un ‘sì’. E poi c’è anche il disagio dei ragazzi ai quali sembra precluso poter dire di ‘no’. Perché se una è disponibile e tu ti tiri indietro, apparirai come uno ‘sfigato’ fra i tuoi compagni. Come se i maschi dovessero sempre e comunque approfittare di qualsiasi occasione”.

In genere per i maschi “fa figo” la quantità.
“Invece noi spieghiamo che c’è prima il rispetto di sé: dico di sì o dico di no perché è il mio momento e io lo voglio. Poi c’è il rispetto e il consenso dell’altro. Se non ci sono queste due cose non si va d nessuna parte. Appurata la volontà di farlo arriviamo al terzo passo: le protezioni”.

Perché i genitori hanno tutti questi problemi a parlare di sesso con i figli?
“Innanzitutto perché hanno problemi ad accettare la loro sessualità. Così come la maggior parte di noi ha avuto problemi ad accettare la sessualità dei propri genitori. Insomma, è difficile accettare la sessualità dell’altro e parlarne significa tollerarlo. Per questo è meglio che ci siano i tecnici, perché per un genitore è difficile. Magari gli ha spiegato il profilattico ma è difficile che una ragazzina, per esempio, racconti alla madre che ha paura di essere incinta perché si è sporcata di liquido seminale all’ingresso della vagina. Se manca la confidenza, non lo farà neanche se è sull’orlo di una crisi di nervi”.

E invece, scommetto che avete difficoltà con le vostre lezioni anche se vi proponete come coloro che tolgono le castagne dal fuoco.
“Le dico solo che, siccome in genere le nostre lezioni prendono le prime due ore delle cinque, molti genitori fanno entrare i figli due ore dopo”.

In effetti le cronache ci testimoniano pochi casi di corsi di educazione sessuale e spesso osteggiati proprio dai genitori che si permettono di sindacare sui contenuti che, guarda a caso, non vanno mai bene.
“È proprio così, ci capita di riuscire a organizzare e corsi e poi magari ci contatta il preside per spiegarci che i genitori non gradiscono che si parli di profilattici”.

E il risultato di questo oscurantismo è che l’uso del preservativo è in calo mentre sono in aumento tutte le malattie sessualmente trasmesse: hvp in testa, ma anche il più noto hiv.
“Sì, i giovani sono esposti al rischio. Il problema è che gli adolescenti che fanno queste cose rischiose, tipo rapporti sessuali senza protezione o salti dai cornicioni dei palazzi, non hanno il senso del pericolo, della morte o della malattia. Non lo hanno perché quella zona dell’encefalo che dovrebbe trasmettere la sensazione di pericolo, in loro non è ancora animata. Sono un po’ come bambini grandi che però hanno superpoteri, ad esempio la sessualità, ma senza l’istinto alla protezione. E non perché siano brutti, cattivi e somari. A 14 anni non avevamo neanche noi il senso del pericolo”.

Il fatto è che noi alla loro età in genere non facevamo sesso, cominciavamo quando l’area preposta al pericolo nel nostro cervello era già attiva.
“Però nessuno è dalla loro parte. Il problema deve essere gestito dagli adulti perché, per esempio, tutta la pornografia che c’è in Internet non l’hanno messa i giovani. E se un giovane cerca come si mette un profilattico sul web, incontra subito la pornografia, che non è un buon esempio di sessualità fra un uomo e una donna”.

Come reagiscono i giovani alle lezioni?
“Per la prima mezzora non aprono bocca, poi non mi lascerebbero più andare via. Hanno una tale sete di sapere, hanno tanti quesiti e curiosità che quando trovano qualcuno disposto a rispondere non la smetterebbero più di chiedere. Anche perché noi non parliamo in medichese, non stiamo sul tecnico ma usiamo i termini conviviali pur spiegando tutto. Ricordiamoci che i giovani iniziano a fare petting a 14 anni e anche quello può essere pericoloso”.

Ci sono differenze fra maschie femmine?
“C’è ancora una grande sopravvivenza degli stereotipi di genere fra i giovanissimi. Faccio un esempio: nel nostro corso proponiamo l’immagine di una ragazza con un preservativo in mano e chiediamo che impressione fa. L’idea è che di fronte all’eventualità di un rapporto sessuale, siccome lui non ha portato il preservativo, sia lei a proporlo. Bene, alla maggior dei ragazzi questa immagine evoca quella di una ragazza facile. Non di una giovane donna coscienziosa che ha la stessa voglia di avere un rapporto sessuale del suo compagno ma lo vuole fare in sicurezza. Di una ragazza che dice: se non lo hai tu, lo porto io. No, il mito della ragazza facile resiste. Allora io li prendo in giro e gli dico che sono più vecchi di me, perché a 16 anni hanno una mentalità da 90enne. Spiego che non si tratta di una ragazza facile bensì di una ragazza giudiziosa, intelligente che tiene alla sua salute. A questo punto in genere fra le studentesse emerge il 'girl power' e tirano fuori le unghie. E del resto l’accusa di ragazza facile fa il paio con l’accusa di omosessualità fra i maschi se questi, al contrario, si tirano indietro. Gli stereotipi persistono e rimangono i tabù. Per questo io chiedo sempre ai ragazzi di migliorare rispetto a noi, di fare la differenza. Di essere più aperti di noi”.

29/10/2018
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