Diego dalla Palma e il coraggio di dire ciò che nessuno dice sulla moda, la bellezza e la morte

Visagista, scenografo, imprenditore e scrittore, a 67 anni inizia una nuova avventura, il blog DiegoXte: il bello, il brutto, l’arte, la vita e la sua fine. “Non voglio superare i 75 anni”

Diego dalla Palma e il coraggio di dire ciò che nessuno dice sulla moda la bellezza e la morte

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Nella sua biografia c’è il trucco, la scenografia, il teatro, la tv, i libri - anche di narrativa - e ora una nuova avventura sul web. Diego dalla Palma è stato uno dei primi esperti di immagine, quando si chiamavano semplicemente visagisti o consulenti di moda e ora, mentre prepara anche un programma per Discovery, Real Time, dal titolo Diversamente belli, lancia il blog DiegoXte. 'Ma non chiamatemi blogger e tantomeno influencer”, ha subito precisato dimostrando di non stimare la categoria.

No agli influencer

“A nessuno piace avere a che fare con qualcuno che lo influenza. E chi si definisce tale è uno che si ritiene all’altezza di dare un’indicazione: è un atto presuntuoso che presume poi che dall’altra parte ci sia qualcuno disposto a copiare l’influencer per ottenere lo stesso effetto, senza per altro riuscirci. A me piace di più l’idea di fornire spunti, stimoli. Il mio blog in realtà lo avrei chiamato opificio di follia - spiega - perché voglio mostrare a quali mostruosità e ridicolaggine si può arrivare soprattutto quando l'età avanza, e penso in primo luogo al ciuffo rossiccio di Donald Trump. L’idea è quella di una fucina irriverente corrosiva gestita con l’aiuto di sette blogger giovanissimi, due sono addirittura minorenni. Li ho selezionati fra mille e sono uno più estroso dell’altro'.

Cosa troviamo dentro DiegoXte?

“Le ultime novità e tendenze in fatto di moda, trucco, accessori, arte e stile trovano spazio in una serie di appuntamenti settimanali con articoli, consigli, fotografie e videotutorial, perché bisogna anche essere pratici. È uno spazio dedicato al mondo della bellezza, dell’arte, del design e dello stile di vita. Ma anche un punto d’incontro tra le diverse anime della bellezza: fotografi, blogger, talenti, scrittori, make up artist, parrucchieri e chiunque voglia darci il proprio contributo. Per quel che riguarda me, sono giunto a un'età in cui posso permettermi di dire quello che voglio e se faccio qualcosa è soprattutto per divertirmi. Ho tanti anni alle spalle e ho avuto una vita fortunata, con tante soddisfazioni, sofferenze, conquiste e sconfitte. Adesso voglio trasmettere un sorriso con creatività e un pizzico di follia”.

Parliamo di bruttezza invece. Cosa considera davvero brutto di ciò che vede in giro?
“Direi l’ostentazione e l’omologazione. In termini pratici una cosa che trovo terribile è il pantalone strappato e la pelle visibile sotto. La trovo la cosa più tamarra e volgare. Non può essere una moda, è cialtroneria. È come se io parlassi in pubblico ruttando”.

Delle unghie ricostruite cosa pensa?
“Se sono abbinate a un concetto cromatico gradevole non mi dispiacciono. Se devono diventare l’illustrazione dei Promessi Sposi fra un'unghia e l’altra, rabbrividisco. Il tamarro oggi porta le unghie da tirannosauro”.

Due anni fa si è tanto parlato di lei a proposito dell’eutanasia e della decisione di programmare la sua “uscita di scena”.
“Lo confermo, non voglio superare i 75 anni e mi sto preparando. Ne parlai perché ho delle proprietà, alcune anche di pregio, e pensavo che i mezzi di informazione fossero interessati a sapere che ho intenzione di vendere per goderne io in parte finché sono in vita e per fare un’opera di beneficienza concreta. Non sono riuscito a fare niente, sono stato frainteso, in tanti hanno pensato che stessi morendo. Si è parlato addirittura di sclerosi multipla. Io non ho la sla, ho i reumatismi, un’ernia iatale, ho la celiachia ma sono un uomo fondamentalmente sano ed energico”.

E adesso che farà?
“Ora venderò per conto mio ciò che potrò e per il resto… sì, c’è l’eutanasia ma io credo che alla fine farò un altro tipo di scelta che renderò nota a suo tempo. Dicono sempre: chi si uccide non lo dice. E invece ci sono quelli che si uccidono e lo dicono perché pensano che non ci sia niente di male”.

Pensa che la sua possa diventare un’azione sociale?
“Il fatto è che nessuno ha il coraggio di pensare alla morte e invece bisognerebbe farlo almeno una volta al giorno. Bisognerebbe insegnarla a scuola. Io l’ho imparata perché sono stato in coma a sei anni (per una meningite, ndr) e ho avuto una vita difficile, piena di tormenti. Sono stato molto vicino alla morte anche perché l’ho desiderata fortemente, soprattutto quando ero giovane. Ma la mia vita è interessante perché ho avuto l’accortezza di accarezzare proprio la morte tutti i giorni. Io voglio andare via quando ho ancora appetito. È già diventato tutto così difficile per me. Con l’età certi problemi diventano macigni. Io sono un uomo energico e molto laborioso e ho bisogno fortemente di non umiliarmi e di non essere umiliato. Invece arriva un tempo in cui l’umiliazione è all’ordine del giorno, anzi all’ordine dell’ora. Adesso ho 67 anni e inizio ad avere certi acciacchi, la luce preferisco spegnerla io. È ovvio che non sarà facile, non sarà una passeggiata ma ho avuto a casa degli esempi così devastanti con mio padre e mia madre, che l’idea di superare quel confine mi sconvolge. Qualsiasi cosa è meglio di quello che ho visto e provato”.

La bellezza è anche questo: fermarsi prima che arrivi la bruttezza, prima che vivere diventi un orrore.

17/10/2017
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